Benedetto XVI riceve Ingrid Betancourt a Castel Gandolfo

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CASTEL GANDOLFO, lunedì, 1° settembre 2008 (ZENIT.org)- Papa Benedetto XVI ha ricevuto questo lunedì mattina la franco-colombiana Ingrid Betancourt nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.

L’incontro, durato poco meno di mezz’ora, ha avuto carattere privato; successivamente non sono state emesse dichiarazioni. L’ex prigioniera delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia (FARC) era accompagnata da alcuni familiari, tra cui la madre Yolanda Pulecio.

Ingrid Betancourt ha realizzato così il desiderio espresso il 2 luglio scorso, giorno della sua liberazione, di far visita al Papa, come aveva annunciato la famiglia in un comunicato.

Durante la prigionia della Betancourt, durata sei anni e mezzo, la Chiesa colombiana e la Santa Sede hanno rivolto vari appelli per la sua liberazione e per quella di centinaia di altri ostaggi del gruppo armato colombiano.

In questo senso, il Papa ha salutato il 7 febbraio scorso la madre della prigioniera durante l’udienza generale del mercoledì nell’Aula Paolo VI.

Il portavoce della Santa Sede e direttore della “Radio Vaticana”, padre Federico Lombardi, S.I., ha affermato che l’incontro tra la Betancourt e il Papa è stato caratterizzato da una “grandissima commozione”.

La lunga prigionia è stata per la donna “un tempo di grande esperienza spirituale, di preghiera, e dunque aveva veramente il desiderio di comunicare al Santo Padre l’importanza che la fede aveva avuto nel sostenerla in quel periodo di prova così difficile”, ha spiegato all’emittente pontificia.

“Voleva anche ringraziarlo per la sua preghiera, per la sua vicinanza, per i diversi segni con i quali il Papa aveva manifestato il suo pensiero e il suo sostegno spirituale per tutti gli ostaggi e in particolare, naturalmente, anche per lei”.

L’incontro di questo lunedì, dunque, “viene un po’ a sigillare un’esperienza certamente di sofferenza, ma anche di grande intensità spirituale”.

Durante la sua prigionia, infatti, la Betancourt ha trovato sostegno nella Parola di Dio, visto che la lettura della Bibbia era l’unica concessione da parte dei rapitori ed è stata un punto fermo per lei, convinta che “bisogna conservare una grande spiritualità per non scivolare nell’abisso”.

Padre Lombardi ha ricordato che la donna aveva saputo delle preghiere del Papa per la sua liberazione e “questo l’aveva colpita molto profondamente”.

“Mentre ero prigioniera nella selva un giorno facemmo una marcia molto dura e lunga dalla mattina alla sera e arrivammo molto stanchi al luogo dove si stabilì l’accampamento”, ha confessato la Betancourt, durante la conferenza stampa svoltasi nella sede della Provincia di Roma dopo l’incontro con il Pontefice.

“Mi misi a riposare sull’amaca con una immensa disperazione e tristezza, poi la radio ha trasmesso la voce del Papa che pronunciava il mio nome. Io credo che è difficile spiegare l’effetto psicologico su un prigioniero. Fu come una luce di speranza, e per questo tornata alla libertà ho voluto vederlo e abbracciarlo il prima possibile”.

“Per un essere umano è un’esperienza straordinaria conoscere un uomo di luce come il Papa”, ha aggiunto.

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ZENIT Staff

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