di Mirko Testa
RIMINI, sabato, 30 agosto 2008 (ZENIT.org).- “Questo è ancora il tempo dei martiri, per la Chiesa”, sostiene monsignor Rino Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
In una intervista concessa al quotidiano “Libero”, in occasione del Meeting per l’Amicizia tra i Popoli di Rimini, accennando agli atti di violenza e intolleranza da parte di fondamentalisti indù che stanno sconvolgendo la regione indiana dell’Orissa, ha affermato che lì “la Chiesa è violentata”.
“In un mondo che progredisce e considera acquisiti i valori di democrazia e di libertà – ha osservato –, si assiste ad episodi di violenza e intolleranza inaudite”.
Secondo il presule, “viviamo la fase probabilmente più critica della cultura dell’Occidente, in cui manca un profondo rispetto per il cristianesimo, che costituisce la radice della stessa civiltà occidentale. E’ come se un figlio ripudiasse la propria madre”.
“Poiché formiamo un corpo solo – ha sottolineato tuttavia – , le ferite e la morte di altri cristiani ci toccano in prima persona, come se fossimo martirizzati noi stessi”.
Monsignor Fisichella ha poi fatto riferimento alla situazione in Italia, affermando che c’è nel nostro Paese chi tenta di “isolare e ridicolizzare la fede cristiana, in particolar modo cattolica”.
“L’obiettivo – ha spiegato – è quello di emarginare il ruolo della Chiesa sulla scena pubblica. Ma non si capisce che questi attacchi colpiscono invece il cuore stesso della libertà”.
Nell’intervento tenuto il 29 agosto in occasione dell’incontro dal titolo “Chiesa e modernità: il dialogo necessario”, monsignor Fisichella aveva detto che “la Chiesa nel corso dei suoi duemila anni è ancora oggi protagonista nella vita delle persone”, e che “se non fossimo credibili, allora il mondo non ci insulterebbe, perché penserebbe che siamo dei suoi”.
“Proprio perché siamo credibili – ha sttolineato –, proprio perché siamo capaci di dare dei martiri, proprio perché siamo capaci ancora oggi, ininterrottamente, di riportare quella Parola di vita, proprio per questo il mondo non ci vuole. Anzi, ci vuole come dei numeri”.
In una intervista a “Il Sussidiario”, il presule ha però ricordato che l’uomo ha bisogno della Chiesa, e che, in particolare, l’uomo “ha bisogno che ci sia un soggetto che annunci che c’è nella storia una presenza salvifica”.
“La Chiesa non è solo colei che annuncia – ha osservato –, ma colei che continua a rendere visibile l’opera di Cristo”.
“L’uomo di oggi ha bisogno di incontrare Cristo per essere protagonista; e ha bisogno della Chiesa per incontrare il Cristo risorto”.
“La modernità ha bisogno della Chiesa perché la Chiesa può fare capire qual è il percorso necessario per compiere e per raggiungere un progresso e uno sviluppo che siano pienamente umani”, ha concluso.