Il Papa fa giungere la sua benedizione alla nuova chiesa in Kazan

La sua costruzione è stata resa possibile grazie alle autorità musulmane

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KAZAN, giovedì, 28 agosto 2008 (ZENIT.org).- Il Cardinale decano Angelo Sodano si trova in questo momento nella città russa di Kazan, nella Repubblica del Tatarstan, dove venerdì presiederà alla dedicazione della Chiesa cattolica della Esaltazione della Croce. Saranno presenti, tra gli altri, anche il Nunzio apostolico, monsignor Antonio Mennini.

Il porporato si farà latore della benedizione di Papa Benedetto XVI per la nuova chiesa, così come del suo saluto alla città di Kazan, a maggioranza musulmana, le cui autorità hanno reso possibile questo avvenimento, donando il terreno e aiutando alla costruzione del tempio.

In alcune dichiarazioni alla Radio Vaticana, il porporato ha dato risalto all’importanza di questa nuova chiesa, sia per la piccola comunità cattolica di questa città, che per il dialogo interreligioso.

Finora, la piccola comunità cattolica di Kazan, composta da circa 300 fedeli, non aveva un proprio luogo di culto, ed era costretta a celebrare la Messa nella cappella del cimitero.

Il Cardinale ha spiegato che si tratta di “un momento di festa” per tutta la città. All’inaugurazione saranno presenti il sindaco di Kazan e il presidente della Repubblica del Tatarstan, che domani consegnerà le chiavi della nuova chiesa all’inviato del Papa.

Kazan è un luogo denso di significato per la tradizione ortodossa perché vi è apparsa la Vergine nel 1579. All’apparizione è legato anche il ritrovamento dell’Icona della Madre di Dio, dopo l’incendio della città, avvenuto il 23 giugno, grazie ad una bambina di nome Matriona, la quale era stata visitata in sogno dalla Madonna che le aveva indicato dove era stata interrata l’immagine.

Al suo rinvenimento si legano da subito eventi miracolosi tanto che lo Tsar Ivan il Terribile ordina la costruzione di una chiesa e di un convento sul luogo dove era stata ritrovata, mentre gradualmente si incominciano a produrre numerose copie.

Oltre ad essere dotata di virtù miracolose nel ridonare salute alla vista, e ad aver fornito protezione al popolo russo in diverse battaglie, l’Icona della Madre di Dio di Kazan era considerata anche l’Icona del matrimonio, e infatti veniva donata ai novelli sposi subito dopo la cerimonia nuziale, ed era la prima a varcare la soglia della casa.

Nel 1904, scomparve nuovamente, forse rubata, ricomparendo poi nel 1960, quando venne acquistata da un americano, che la offrì al santuario di Fatima. Nel 1993 fu donata al Pontefice Giovanni Paolo II, che da allora l’ha sempre custodita nel suo appartamento privato, prima di donarla alla Chiesa ortodossa russa nel 2004.

Il 28 giugno dell’anno 2005, in una sollenne cerimonia, lo stesso Patriarca Alessio II l’ha quindi donata alla chiesa della città.

Il Cardinale Sodano, già Segretario di Stato vaticano, si è detto soddisfato di poter essere presente all’inaugurazione: “Ho sempre seguito il cammino della rinascita della Chiesa in Russia”.

“All’inizio del mio servizio nella Segreteria di Stato – ha raccontato – ero anche Presidente della Pontificia Commissione per la Russia, e quindi ho conosciuto, come Segretario di Stato, tutto il progresso di questa Chiesa in Russia come nelle repubbliche dell’ex Asia sovietica, non lontane di qui”.

Il porporato ha quindi rivelato di essersi recato ieri a pregare al santuario ortodosso di Nostra Signora di Kazan, e dopo di aver visitato il monastero ortodosso dell’Arcangelo Raffaele, dove ha trovato una comunità molto viva.

“Ci siamo abbracciati nel nome di Maria e ci siamo salutati – ha detto –. E qui c’è proprio, nel nome di Maria, il migliore ecumenismo, l’ecumenismo spirituale che ci unisce tutti!”.

Circa il conflitto nella vicina Ossezia, il Cardinale Sodano ha affermato che in questi giorni si è pregato a Kazan per invocare la risoluzione pacifica del conflitto.

“La bandiera di Giovanni Paolo II, la bandiera del Papa attuale, Benedetto XVI, è la bandiera del dialogo vicendevole, la bandiera della pace, perché siamo membri di una stessa famiglia e come fratelli e sorelle dobbiamo intenderci, dobbiamo collaborare”, ha infine concluso.

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ZENIT Staff

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