di Antonio Gaspari
ROMA, mercoledì, 27 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Quale fu l’immagine di Gesù? E’ possibile applicare la teoria della comunicazione di massa al suo messaggio? Come ha fatto il Nazareno a diffondere così rapidamente il suo pensiero? E quali sono i segreti dell’efficacia di questa rivoluzione comunicativa?
A queste ed altre domande ha cercato di rispondere Corona Perer, giornalista che collabora con il quotidiano L’Adige, il periodico Vita Trentina e il giornale in rete Sentire, svolgendo una tesi di laurea in Studi Biblici discussa il 12 febbraio a Trento al Corso Superiore di Scienze Religiose.
Intervistata da ZENIT Corona Perer ha spiegato di aver preso come riferimento il Vangelo di Marco che gli esegeti odierni ritengono essere il più antico e da cui emerge la figura di un grande comunicatore, anzi, del ‘Comunicatore Perfetto’.
Intervistando un esperto di marketing strategico come il dottor Mauro Toscano (che ha seguito campagne per importanti case come Nestlè, Wind, Alfa Romeo) la tesi di laurea analizza i gesti ‘mediatici’ di Gesù il quale tocca, vede, sceglie, e sopratutto tace, si sottrae.
Secondo la Perer, l’identikit che se ne ricava dalla tesi è quella di un rivoluzionario: “Una persona che si dice figlio di Dio, ma è anche autenticamente uomo, sperimenta la fatica e il disagio quotidiano, il lavoro, mangia, beve, dorme, si alza, prega, fugge la folla, prova sentimenti, piange, reagisce con durezza”.
In merito alla persona di Gesù, la giornalista spiega: “E’ anticonformista e rompe le regole. E’ schierato, sceglie di difendere gli ultimi, ha un programma rivoluzionario che si oppone al male con il bene”.
“E’ misterioso, si raccontano di gesti miracolosi, la colomba sul Giordano, le vesti bianchissime sul Tabor e il dialogo con i profeti per non parlare della Resurrezione”, è “un mistico che agisce, penetra l’uomo, lo conosce, lo attraversa, lo cambia, lo chiama”.
Circa i cambiamenti nel modo di comunicare, la Perer sostiene che la comunicazione del Nazareno “è incontro, impegno, esclusione”, infatti, “non entra in relazione con chi non è disposto a mettersi in gioco” e fa domande profonde.
La sua comunicazione è “apertura all’amore, alla verità, alla speranza”. E’ provocazione: “Gesù spiazza per gesti e parole” ed “è novità”.
“Gesù – ha spiegato a ZENIT la Perer – è preceduto da una sorta di ufficio stampa che lo annuncia come il vero evento atteso da tutti i tempi (il Battista), è seguito dalle masse – persino dalle donne in epoca in cui avevano un ruolo assolutamente marginale – conosce il trionfo che gestisce con scelte assolutamente anomale (cavalcando un asino!) e muore giovane”.
Per l’autrice della tesi questa genialità comunicativa è dovuta alla sua natura divina: “Gesù dimostra di essere il comunicatore perfetto e Marco l’ottimo divulgatore”.
Gesti eclatanti, silenzi importanti, nascondimenti, manifestazioni inattese: il Gesù che Marco ci restituisce, “è un uomo che ha le caratteristiche salienti del capo carismatico”, sottolinea la Perer.
L’autrice della tesi si chiede se la capacità comunicativa del Nazareno potesse avere una strategia, ma se c’era “è assolutamente non pianificata e tuttavia efficace, anzi, potente”.
“Perché Gesù ha il coraggio di sovvertire le regole – aggiunge la Perer –, ha un programma nel quale le masse possono riconoscersi e del quale possono avere fiducia. Piace alle donne che lo seguono sfidando le rigide convenzioni del tempo. Offre una ‘sua’ verità, è speranza, è provocazione, è novità. E’ autentico, nuovo, anticonformista, rivoluzionario, credibile, autorevole”.
A conferma delle sue argomentazioni, l’autrice della tesi ricorda che Gesù “sta tra gli ultimi, compie gesti sconsigliati se non espressamente vietati dall’Ebraismo. Agisce di sabato” e “persino nel momento di trionfo, sceglie di entrare in Gerusalemme cavalcando un asino”.
“Ma la straordinaria rivoluzione di cui fu artefice – spiega la Perer – passa persino per silenzi eclatanti come quello offerto alla domanda delle domande. Quella che gli fu posta da Ponzio Pilato, l’uomo di potere che ebbe il destino di incrociare lo sguardo di Dio in terra al quale chiese: ‘Che cos’è la verità?’”.
“Gesù non rispose, offrendo sé stesso. E lasciando aperta la domanda ad ogni uomo”, conclude.