ROMA, domenica, 24 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Solo l’acqua dello Spirito Santo è capace di saziare la sete di infinito dell’uomo, ha affermato questa domenica Benedetto XVI visitando la parrocchia di Santa Maria Liberatrice, nel quartiere romano di Testaccio.
La visita del Pontefice alla chiesa, che segue quella di Paolo VI del 20 marzo 1966 e quella di Giovanni Paolo II il 14 gennaio 1979, è avvenuta in occasione del 100° anniversario della consacrazione del tempio, il 29 novembre 1908.
Il brano evangelico di questa domenica, che narra l’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo, trasmette “un messaggio sempre vivo e sempre attuale”, ha affermato il Papa: “Dio ha sete della nostra fede e vuole che troviamo in Lui la fonte della nostra autentica felicità”.
“Il rischio di ogni credente – ha constatato – è quello di praticare una religiosità non autentica, di cercare la risposta alle attese più intime del cuore non in Dio, di utilizzare anzi Iddio come se fosse al servizio dei nostri desideri e progetti”.
"In quante circostanze, piuttosto che conformarci docilmente alla volontà divina, vorremmo che Iddio realizzasse i nostri disegni ed esaudisse ogni nostra attesa; in quante occasioni la nostra fede si manifesta fragile, la nostra fiducia debole, la nostra religiosità contaminata da elementi magici e meramente terreni”, ha notato il Pontefice.
“Se c’è una sete fisica dell’acqua indispensabile per vivere su questa terra – ha proseguito -, vi è nell’uomo anche una sete spirituale che solo Dio può colmare”; “una sete d’infinito che può essere saziata solamente dall’acqua che Gesù offre, l’acqua viva dello Spirito”.
Nel dialogo tra Gesù e la Samaritana, ha ricordato Benedetto XVI, si delinea l’itinerario spirituale che “ognuno di noi, che ogni comunità cristiana è chiamata a riscoprire e a percorrere costantemente”.
“Gesù vuole portarci, come la Samaritana, a professare la nostra fede in Lui con forza perché possiamo poi annunciare e testimoniare ai nostri fratelli la gioia dell’incontro con Lui e le meraviglie che il suo amore compie nella nostra esistenza”.
“La fede nasce dall’incontro con Gesù, riconosciuto e accolto come il Rivelatore definitivo e il Salvatore. Una volta che il Signore ha conquistato il cuore della Samaritana, la sua esistenza è trasformata e lei corre senza indugio a comunicare la buona notizia alla sua gente”.
La liturgia di questa domenica, ha commentato il Pontefice, stimola quindi “a rivedere il nostro rapporto con Gesù, a cercare il suo volto senza stancarci”.
Benedetto XVI ha quindi ricordato l’attività sociale e apostolica svolta nel quartiere Testaccio dai Salesiani, ai quali è affidata la parrocchia di Santa Maria Liberatrice, nella quale si conserva un affresco trecentesco proveniente dalla chiesa di Santa Maria Antiqua, demolita ai primi del Novecento a causa degli scavi nel Foro Romano.
“Fu San Pio X ad affidare ai Figli spirituali di Don Bosco la parrocchia, ed essi, sotto la guida infaticabile del primo discepolo di San Giovanni Bosco, il beato Don Michele Rua, costruirono la chiesa nella quale ora ci troviamo”, ha spiegato il Pontefice.
“In verità, i Salesiani svolgevano già la loro attività sociale ed apostolica qui a Testaccio, quartiere che ha conservato una sua specifica identità territoriale e culturale” perché, pur essendo situato “nel cuore della metropoli romana”, conserva “tra la persone rapporti molto familiari”, così come “rimangono forti il radicamento della gente nel proprio territorio, l’identità di quartiere e di attaccamento alle tradizioni religiose”.
Il Papa ha quindi lodato “l’opera di evangelizzazione e di educazione umana e cristiana” svolta nella parrocchia, chiedendo ai fedeli di aprire “sempre più il cuore ad una azione pastorale missionaria, che spinga ogni cristiano ad incontrare le persone – in particolare i giovani e le famiglie – là dove vivono, lavorano, trascorrono il tempo libero, per annunciare loro l’amore misericordioso di Dio”.
Allo stesso modo, ha ricordato l’attenzione alla cura delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata e alla questione educativa, “carisma tipico di ogni parrocchia salesiana”.
“Santa Maria Liberatrice, da voi tanto amata e venerata, che insieme al suo sposo Giuseppe ha educato Gesù bambino ed adolescente, protegga le famiglie, i religiosi e le religiose nel loro compito di formatori e doni loro la gioia, come auspicava Don Bosco, di veder crescere in questo quartiere ‘buoni cristiani ed onesti cittadini'”, ha concluso.