ROMA, lunedì, 11 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Un prete cattolico è stato condannato dal tribunale di Orano (400 chilometri a ovest di Algeri) ad un anno di prigione con la condizionale per aver “officiato una cerimonia religiosa in un luogo non riconosciuto dal governo”, informa il quotidiano Avvenire.
Padre Pierre Wallez, questo il nome del sacerdote, è la prima vittima della legge approvata nel marzo 2006 “sull’esercizio delle pratiche di culto non musulmano” nel Paese nordafricano.
Parlando ai microfoni di Radio Vaticana, l’Arcivescovo di Algeri, monsignor Henri Antoine Marie Teissier, ha detto che “la cosa che più sorprende è che la condanna è stata emessa perché il sacerdote aveva solo fatto visita ad un gruppo di cristiani del Camerun. Non aveva celebrato una Messa, ma aveva soltanto recitato insieme a loro una preghiera. Era il 29 dicembre, subito dopo Natale”.
“Adesso ci sono molte difficoltà sul proselitismo – sottolinea ancora il presule – , ma bisogna anche dire che il sacerdote non è stato condannato ad un anno di carcere effettivo: non è stato, dunque, incarcerato”.
“Naturalmente – osserva ancora Teissier – tutti noi siamo molto scossi per la decisione che è stata presa contro il nostro fratello. Bisogna però fare anche un distinguo tra la decisione presa in un contesto particolare e quello che è il nostro impegno per il bene comune della società algerina, all’interno della quale abbiamo molti amici”.
Insieme a padre Wallez (di origine francese) anche un giovane medico musulmano è stato condannato ad una pena più pesante (due anni senza condizionale), ufficialmente per aver utilizzato farmaci dell’ambulatorio pubblico da lui diretto nella baraccopoli dei migranti di Maghnia, informa Camille Eid dalle pagine di Avvenire.
“Medicinali regolarmente pagati dalla Caritas”, spiegano fonti dell’arcivescovado di Algeri che non esitano a denunciare “le gravi difficoltà che la comunità cattolica ha dovuto e continua ad affrontare ormai da mesi”.
“Vengono sistematicamente rifiutati i visti di ingresso ai nostri ospiti – precisa l’arcivescovado – e in novembre è stato ritirata la residenza a quattro giovani preti brasiliani, qui per lavorare con gli immigrati africani di lingua portoghese”.
In Algeria l’islam è religione di Stato, e la libertà di culto è garantita dalla Costituzione. Il vero obiettivo del nuovo testo normativo, come aveva ammesso un responsabile del ministero degli Affari religiosi, era quello di “contrastare le campagne di proselitismo cristiano clandestino”.
Lo conferma anche l’arcivescovo di Algeri, Teissier, che indica dei “nuovi gruppi di evangelici, che hanno creato un po’ di rumore per la conversione di alcuni fedeli”.
La legge, composta da diciassette articoli, vieta l’esercizio del culto non islamico al di fuori degli edifici adibiti per questo scopo e subordina questi edifici all’ottenimento di una previa autorizzazione.
Un articolo prevede una multa da 500 mila a un milione di dinari (da 5 a 10 mila euro) e una pena carceraria da due a cinque anni contro “chiunque cambi la funzione originaria dei luoghi di culto” oppure “inciti o costringa o usi mezzi persuasivi per costringere un musulmano ad abbracciare un’altra religione”.
Stesse pene contro chi “produce o immagazzina o distribuisce pubblicazioni o cassette audio e video o altri mezzi volti a minare la fede nell’islam”.