Donne-oggetto? Non è tutta colpa degli uomini

di Carrie Gress

ROMA, venerdì, 8 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Le donne hanno avuto un ruolo nella promozione del consumismo che le rende simili a oggetti, e questo è il risultato del peccato originale, afferma Helen Alvare.

La Alvare, docente di Diritto alla Catholic University of America di Washington, D.C. ed ex portavoce per le attività pro-vita della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, lo ha osservato questo venerdì durante il Congresso vaticano sul tema “Donna e uomo, l’humanum nella sua interezza“, in svolgimento a Roma fino a questo sabato.

Considerando l’ambiente attuale, caratterizzato da un forte consumismo, “era quasi inevitabile che gli esseri umani diventassero il prodotto ‘estremo’”, ha affermato. “La bellezza fisica delle donne e la complementarietà sessuale con gli uomini le rendono particolarmente desiderabili nel contesto di un’economia commerciale”.

“Si pensa infatti che l’industria della pornografia valga ogni anno 60 miliardi di dollari. Si stima inoltre che la pornografia attiri il 40% di tutti gli utenti Internet negli Stati Uniti almeno una volta al mese e il 70% degli internauti uomini tra i 18 e i 34 anni”, ha aggiunto la Alvare.

Oltre a questo, osserva, “un aspetto particolarmente allarmante della situazione attuale è il grado in cui le donne, individualmente e attraverso gruppi organizzati, hanno abbracciato la loro mercificazione”.

“Nella sua serie di conversazioni sulla teologia del corpo e nella Mulieris dignitatem, Giovanni Paolo II parla dell’effetto del peccato originale sulle donne. Ripete le parole che Dio ha rivolto alla donna dopo che aveva commesso il primo peccato: ‘Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà'”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

“Egli interpreta questo come indicativo del fatto che la donna sviluppa un desiderio insaziabile di un’unione diversa – sostiene la Alvare -. Non un rapporto di comunione, ma un rapporto di possesso dell’altro come oggetto del proprio desiderio”.

“Perfino un osservatore secolare concluderebbe che la cooperazione delle donne, e addirittura l’incoraggiamento a trasformare il loro corpo in un oggetto, sembra una moderna manifestazione di questa inclinazione che i cattolici chiamano ‘peccato originale’. Le donne degradano se stesse inseguendo l’idea che questo porterà all’unione con un uomo”.

“Ciò non è confinato all’industria della pornografia, o anche della pubblicità commerciale o dei film, o della televisione”, ha sottolineato la Alvare.

Piuttosto, ha osservato, le donne “comprano abiti disegnati per sottolineare o esporre le parti del loro corpo associate al sesso, e molte donne spesso degradano se stesse anche con i loro discorsi”.

“Un aspetto inquietante della connivenza delle donne con la loro mercificazione”, ha continuato la Alvare, “è il coinvolgimento di settori di spicco del femminismo che insistono sul fatto che stanno segnando un punto a favore della libertà delle donne identificando la libertà con la sessualità priva di disciplina”.

“Dall’altro lato, si può vedere quanto fosse forte la tentazione di far uscire le donne dai ruoli assegnati loro nel passato […], ma questa risposta del femminismo è stata e rimane fondamentalmente difettosa”.

Questo tipo di femminismo “ha tratto ispirazione dai peggiori esempi di comportamento maschile per le sue prescrizioni. In questo modo, la donna femminista era esortata a essere una creatura sessualmente avventurosa, sdegnosa nei confronti del matrimonio e dei figli, guidata dal denaro e della carriera”.

“Il femminismo esortava le donne a imitare la versione maschile del peccato originale – la dominazione – per raggiungere uguaglianza e felicità”.

[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione