“Egli interpreta questo come indicativo del fatto che la donna sviluppa un desiderio insaziabile di un’unione diversa – sostiene la Alvare -. Non un rapporto di comunione, ma un rapporto di possesso dell’altro come oggetto del proprio desiderio”.
“Perfino un osservatore secolare concluderebbe che la cooperazione delle donne, e addirittura l’incoraggiamento a trasformare il loro corpo in un oggetto, sembra una moderna manifestazione di questa inclinazione che i cattolici chiamano ‘peccato originale’. Le donne degradano se stesse inseguendo l’idea che questo porterà all’unione con un uomo”.
“Ciò non è confinato all’industria della pornografia, o anche della pubblicità commerciale o dei film, o della televisione”, ha sottolineato la Alvare.
Piuttosto, ha osservato, le donne “comprano abiti disegnati per sottolineare o esporre le parti del loro corpo associate al sesso, e molte donne spesso degradano se stesse anche con i loro discorsi”.
“Un aspetto inquietante della connivenza delle donne con la loro mercificazione”, ha continuato la Alvare, “è il coinvolgimento di settori di spicco del femminismo che insistono sul fatto che stanno segnando un punto a favore della libertà delle donne identificando la libertà con la sessualità priva di disciplina”.
“Dall’altro lato, si può vedere quanto fosse forte la tentazione di far uscire le donne dai ruoli assegnati loro nel passato […], ma questa risposta del femminismo è stata e rimane fondamentalmente difettosa”.
Questo tipo di femminismo “ha tratto ispirazione dai peggiori esempi di comportamento maschile per le sue prescrizioni. In questo modo, la donna femminista era esortata a essere una creatura sessualmente avventurosa, sdegnosa nei confronti del matrimonio e dei figli, guidata dal denaro e della carriera”.
“Il femminismo esortava le donne a imitare la versione maschile del peccato originale – la dominazione – per raggiungere uguaglianza e felicità”.
[Traduzione dall’inglese di Roberta Sciamplicotti]