Cresce in Italia il cattolicesimo popolare

Il professor Luca Diotallevi spiega “l’anomalia italiana”

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Di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 1° febbraio 2008 (ZENIT.org).- “Polis”, la rivista scientifica dell’Istituto Cattaneo di Bologna, ha appena pubblicato uno studio del professor Luca Diotallevi, in merito ai risultati del referendum sulla procreazione assistita (legge 40) che hanno visto il riemergere in Italia di una componente cattolica culturalmente qualificate e numericamente maggioritaria.

Il professor Diotallevi che ha svolto anche diversi lavori per la Conferenza Episcopale Italiana, è docente di Sociologia della Religione all’Università di Roma Tre e autore di studi sulla “anomalia” religiosa italiana pubblicati anche negli Stati Uniti.

Dallo studio intitolato “Meno siamo meglio stiamo? Il referendum sulla fecondazione assistita e il peso del fattore religioso”, risulta che, nonostante l’avanzata secolarizzazione, si assiste in Italia ad una fortissima correlazione tra il popolo e l’identificazione cattolica.

Inoltre, il sentire cattolico del popolo non è caratteristica delle zone rurali e meno sviluppate, al contrario l’identificazione cristiana sta emergendo anche nelle zone di avanzata modernità.

Intervistato da ZENIT il professor Diotallevi ha spiegato che per comprendere la posizione sostenuta dal mondo cattolico e dalla Chiesa cattolica “che è uscita oggettivamente vincitrice del referendum del 2005, bisogna guardare al processo di secolarizzazione come complesso, variegato e non lineare”.

Secondo il docente di Sociologia “il risultato è notevole” visto che dagli anni Settanta e Ottanta fino ad oggi in Italia “il processo di secolarizzazione non è certo arretrato, anzi è avanzato”.

Diventa quindi rilevante, sia scientificamente che pastoralmente, scoprire come mai due insuccessi (referendum sull’aborto e il divorzio negli anni Settanta e Ottanta) sono avvenuti nel momento in cui “il peso della Chiesa era maggiore, mentre trenta anni dopo si è raggiunto un successo in un momento in cui, la presenza e capacità di mobilitazione dei cattolici sembrava erosa dal processo di secolarizzazione”.

Dall’analisi condotta dal professor Diotallevi risulta che la posizione assunta dalla Chiesa negli anni Settanta su aborto e divorzio era assolutamente opposta alla soluzione proposta dalla Chiesa in particolare sotto la guida del Cardinale Camillo Ruini agli inizi degli anni Duemila.

Per il sociologo “la Chiesa e soprattutto alcuni suoi settori assunsero una posizione identitaria che sacrificò il risultato per un processo di ricompattazione interna dei ranghi, mentre negli anni duemila è stato fatto l’opposto”.

Il professor Diotallevi è convinto che, come scriveva il Cardinale Joseph Ratzinger in un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, la Chiesa ha scelto la strada di “individuare una soluzione non perfetta ma accettabile”, e su questo piano “ha costruito un consenso buono per tutto il paese, non solo per la Chiesa, lasciando ai laicisti l’onere di sostenere le posizioni integriste e radicali”.

Quello che è accaduto, ha spiegato l’esperto sociologo, è che l’utopia laicista e radicale tipica dominante negli anni Settanta e Ottanta è ormai arrivata al capolinea, e questo è dimostrato anche dalla posizione minoritaria degli oppositori alla visita del Pontefice alla Università “La Sapienza” di Roma.

“Conosco bene l’ambiente – ha precisato Diotallevi –, e mai avrei immaginato che la lettera che accusava il Pontefice di oscurantismo fosse sottoscritta da poche decine di docenti e da un centinaio di studenti”.

Il professor Diotallevi sostiene inoltre che “si è vista una grande mobilitazione del popolo cattolico, soprattutto nell’ambito delle parrocchie e del laicato cattolico”. Mobilitazione che “non sarebbe però radicata su posizioni identitarie, bensì naturale sviluppo del progetto culturale proposto in origine dal Cardinale Camillo Ruini”.

Dopo il fallimento delle utopie laiciste e radicali il sociologo guarda con scetticismo anche il tentativo di far convivere lo statalismo di stampo socialista con il liberalismo di stampo anglosassone e conclude indicando quanto accaduto in Italia come “un segno dei tempi che cambiano”.

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ZENIT Staff

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