Avvento, tempo di gioia anche al "Baby Hospital" di Betlemme

Nel 2006 l’ospedale ha assistito 34.000 bambini

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Di Nieves San Martín

BETLEMME, lunedì, 17 dicembre 2007 (ZENIT.org).- “Abbiamo visto tanto dolore e tristezza ma, ancora una volta, ancora mille volte, diciamo ‘GRAZIE’!”, affermano le religiose di origine italiana che dirigono il “Baby Caritas Hospital” di Betlemme nel loro messaggio natalizio ad amici, volontari e benefattori. Nel 2006, 34.000 bambini sono stati assistiti nell’ospedale e il numero aumenta, visto che il tasso di natalità in Palestina è molto alto.

“Tempo di Avvento, tempo di attesa del Signore, tempo di gioia e di gratitudine qui a Betlemme! Nonostante tutto!”, affermano le terziarie francescane elisabettiane di questo ospedale che va avanti grazie alla carità cristiana di donatori e volontari di tutto il mondo.

“Siamo sempre più imprigionati dal muro e da una situazione caotica e critica: per molti Betlemiti è perfino difficile accorgersi che il Natale si avvicina, presi dalla preoccupazione di sopravvivere…”, rivela la comunità del Baby Hospital.

Le religiose spiegano come la vicinanza quotidiana ai bambini accolti nell’ospedale, i più malati e poveri della zona, per la maggior parte musulmani, doni loro ogni giorno “il sorriso di Dio”. “Perché – aggiungono – su questa nostra città sofferente continuano a riversarsi, come un fiume, l’amore e la solidarietà”.

Facendo un bilancio del 2007, spiegano che anche quest’anno “una folla di amici e pellegrini è venuta in visita al Baby Hospital…facendoci sentire la loro squisita, concreta vicinanza e simpatia”.

Quest’esperienza, spiegano, è di “grande umanità e commozione: tocchiamo con mano la generosità di tante persone umili e semplici che per i bambini di Betlemme quasi si toglierebbero il pane di bocca, tanta è la loro fede… e consegnano il loro dono quasi furtivamente, evangelicamente, senza che la destra sappia quello che fa la sinistra…”.

Le religiose affermano che si tratta di un’esperienza commovente, per loro e per i pellegrini, che comprendono pienamente: “il mistero che ogni giorno celebriamo qui a Betlemme ci rivela il perché di tanta commozione: un Bambino è nato per noi qui in Betlemme, un Bambino che prende su di sé la nostra umanità e il nostro dolore, e che oggi si rivela nei più poveri e sofferenti”.

Tra i donatori dell’ospedale, le religiose ricordano soprattutto quegli anziani che “per i bambini di Betlemme si privano di una parte della loro pensione (e forse una modesta pensione)”, gli “amici dell’Età d’oro” e i “bambini che rinunciano ai regali delle loro feste, per amore dei loro piccoli amici”.

Tra questi benefattori, citano, tra gli altri, Andrea, che a 18 anni parte dalla Germania in bicicletta con destinazione Betlemme e porta ai bambini il segno concreto della solidarietà di molti amici, “arricchito dal contatto con popoli e culture diverse”.

Il ringraziamento delle suore va anche ad altri donatori o volontari che partecipano a maratone a favore dei bambini malati di Betlemme, o fanno teatro per divertirli e far loro dimenticare il dolore per un po’.

Tra loro, citano anche due volontari della Lombardia, Roberto e Aristide, che “raccolgono lattine dalle immondizie, e, in maniera del tutto professionale, le trasformano in solidarietà”.

Tutto questo ha permesso che, nel 2006, il numero di bambini assistiti presso il Baby Hospital fosse di 34.000. Di questi, 4.100 sono stati ricoverati, mentre 29.900 hanno ricevuto cure ambulatoriali.

Queste cifre, spiegano i gestori dell’ospedale, significano molto: “parlano di una popolazione estremamente giovane, di situazioni socio-economiche precarie, di condizioni igienico-sanitarie critiche, del disagio causato dai prolungati scioperi nell’ospedale governativo: mesi di sciopero dei dipendenti da mesi senza stipendio!”.

“A Betlemme e nei villaggi circostanti la vita è difficile e dura – aggiungono le religiose -. Grava sulla popolazione la mancanza di libertà, che li costringe a vivere rinchiusi dentro il ‘muro di separazione’; le tensioni non mancano, ma i bambini donano gioia, sorriso, vitalità e futuro a questa popolazione oppressa. E vengono al mondo volentieri, i bambini, benedizione infinita per tante mamme giovani e bellissime, che credono nella vita e nella Provvidenza in maniera cieca e assoluta”.

Il tasso di natalità nella zona di Betlemme raggiunge il 3,1%. A Gaza, perennemente sotto assedio, la natalità è ancora superiore: 3,7%.

“La capacità di sofferenza, di tolleranza, di paziente attesa sembra essere la carta vincente di questa popolazione”, concludono le terziarie francescane elisabettiane.

[Per ulteriori informazioni sul Baby Hospital, http://www.kinderhilfe-bethlehem.ch/en]

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ZENIT Staff

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