Documento vaticano: evangelizzazione, né proselitismo né relativismo

Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 14 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Di fronte alla “crescente confusione” su ciò che significa l’evangelizzazione, la Santa Sede ha pubblicato questo venerdì un documento in cui spiega che non vuol dire né “proselitismo” né “relativismo”. 

“Ogni persona ha il diritto di udire la buona novella di Dio che si rivela e si dona in Cristo, per attuare in pienezza la sua propria vocazione. A questo diritto corrisponde il dovere di evangelizzare”, spiega.

La “Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione”, a cura della Congregazione per la Dottrina della Fede, è il risultato di un lavoro di anni, cominciato quando il prefetto di questo dicastero vaticano era il Cardinale Joseph Ratzinger. 

La Nota riconosce la “crescente confusione” degli ultimi anni sulla comprensione del mandato missionario della Chiesa, l’annuncio dell’amore di Dio per ogni uomo e donna.

Alcuni, osserva il testo, considerano che non si deve promuovere la conversione a Cristo perché è possibile essere salvati senza una conoscenza esplicita di Cristo e senza un’incorporazione formale nella Chiesa.

Queste visioni si basano sul crescente relativismo, che nega la capacità umana di conoscere la verità. 

Il documento propone l’insegnamento e il dialogo, nel rispetto della piena libertà di ogni persona, per annunciare l’amore di Cristo. È “una legittima offerta ed un servizio che può rendere più fecondi i rapporti fra gli uomini”, spiega.

La nota constata che questo è valido anche per l’evangelizzazione dei diversi ambienti culturali, perché il Vangelo non è un limite, ma una ricchezza. “Ogni incontro con una persona o una cultura concreta può svelare delle potenzialità del Vangelo poco esplicitate in precedenza, che arricchiranno la vita concreta dei cristiani e della Chiesa”. 

Per questo motivo, spiega chiaramente che non è evangelizzazione cristiana l’approccio al dialogo che comporti la coercizione o un’impropria istigazione, irrispettosa della dignità e della libertà religiosa.

“L’incorporazione di nuovi membri alla Chiesa non è l’estensione di un gruppo di potere, ma l’ingresso nella rete di amicizia con Cristo, che collega cielo e terra, continenti ed epoche diverse”, chiarisce. 

La Chiesa, secondo la fede cattolica, è “veicolo della presenza di Dio e perciò strumento di una vera umanizzazione dell’uomo e del mondo”.

Il documento cita la costituzione del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes per affermare che il rispetto della libertà religiosa e la sua promozione “non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva”. 

“Affinché la luce della verità sia irradiata a tutti gli uomini, è necessaria anzitutto la testimonianza della santità. Se la parola è smentita dalla condotta, difficilmente viene accolta”.

Allo stesso tempo, aggiunge ricordando il pensiero di Paolo VI, “anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata …. ed esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù”. 

Evangelizzazione ed ecumenismo non sono in opposizione, aggiunge il documento. É vero esattamente il contrario. Le divisioni dei cristiani possono seriamente compromettere la credibilità della missione evangelizzatrice della Chiesa; se l’ecumenismo riuscirà a realizzare una maggiore unità fra i cristiani, anche l’evangelizzazione ne risulterà più efficace.

Nei Paesi in cui vivono cristiani non cattolici, indica la nota, i cattolici devono mostrare “un vero rispetto per la loro tradizione e le loro ricchezze spirituali” e un “sincero spirito di cooperazione”. 

“Se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine”, aggiunge.

Il documento termina con un messaggio centrale del pontificato di Benedetto XVI: “L’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all’intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo”.

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ZENIT Staff

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