Di Miriam Díez i Bosch
ROMA, lunedì, 3 dicembre 2007 (ZENIT.org).- La prova che il cristianesimo “funziona” non è la vitalità della Chiesa, ma “il santo, colui che applicando alla lettera il Vangelo ha dimostrato a tutti che Cristo aveva e continua ad avere ragione”.
E’ la conclusione alla quale è giunto il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il Cardinale José Saraiva Martins, CMF, riflettendo sul ruolo ricoperto oggi dai santi.
Il porporato portoghese, autore di 29 libri e più di 400 articoli, ha offerto una conferenza su questo tema presso l’Ambasciata della Repubblica Argentina presso la Santa Sede e il Sovrano Ordine di Malta, il 26 settembre scorso, raccolta ora in un quaderno di conferenze della rappresentanza diplomatica.
Nel suo discorso, il Cardinale, Prefetto del dicastero pontificio dal 30 maggio 1998, ha sottolineato che “essere santi oggi, se siamo realisti, non sembra il primo obiettivo delle persone”.
“Dire che qualcuno è santo – ha aggiunto –, non è sempre un complimento”, visto che “la parola santo sembra implicare qualcosa di troppo sacro, troppo lontano, perfino inumano”.
Per il porporato, “i santi fanno pensare a un’idea di perfezione, di ascesi repressiva, di contemplazione estatica e di eroismo”, per cui ci si domanda subito: “I santi oggi sono figure inutili?”.
La risposta del Cardinale è decisa: “Abbiamo bisogno di modelli di vita, di esempi carichi di senso”.
Riferendosi concretamente ai santi dell’America Latina, ha sottolineato che “i servi e le serve di Dio sono caratterizzati da una pietà eucaristica e cristocentrica” e che delle cause che sono allo studio nel subcontinente “più di 40 su 100 riguardano donne”.
Nel pontificato di Giovanni Paolo II, ha ricordato, sono stati proclamati 482 santi e 1338 beati; 522 sono laici (248 santi e 274 beati).
[Traduzione di Roberta Sciamplicotti]