CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 3 dicembre 2007 (ZENIT.org).- Questo lunedì Benedetto XVI ha espresso la propria vicinanza ai cittadini della Corea del Nord – Paese dove la Chiesa non può contare su strutture vere e proprie – ed ha fatto appello alla riconciliazione tra le due nazioni sorelle.
Nel ricevere quest’oggi i Vescovi della Conferenza Episcopale di Corea, giunti a Roma per la loro quinquennale visita “ad limina Apostolorum”, il Papa ha assicurato loro di essere “ a conoscenza dei gesti pratici di riconciliazione intrapresi per il benessere degli abitanti della Corea del Nord”.
“Incoraggio queste iniziative e invoco la cura provvidenziale di Dio Onnipotente su tutti i nordcoreani”, ha assicurato il Santo Padre.
Ricordando i numerosi martiri che l’Asia ha dato alla Chiesa, il Papa ha espresso il desiderio che “essi possano rimanere come testimoni perenni di quella verità e di quell’amore che tutti i cristiani sono chiamati a proclamare”.
Proprio alcuni mesi fa si è aperto in Corea il processo di beatificazione per 36 Servi di Dio nordcoreani, che hanno accettato il martirio pur di non rinnegare la fede cristiana durante le persecuzioni del regime stalinista di Kim Il-sung, avvenute fra il 1949 ed il 1952.
Dalla fine della guerra civile le tre circoscrizioni ecclesiastiche nordcoreane (Pyongyang, Tokwon e Hamhung) hanno infatti subito distruzioni, ruberie, violenze. L’intera comunità cattolica è stata decimata in maniera brutale dal regime stalinista, che non ha lasciato vivo alcun sacerdote locale ed ha cacciato quelli stranieri.
Si stimano in oltre 300mila i cristiani “scomparsi” durante i primi anni della persecuzione.
Secondo un dossier pubblicato ad ottobre dall’agenzia Fides, organo informativo della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, la Chiesa cattolica è presente nella Corea del Nord soprattutto grazie all’azione della Caritas in programmi di aiuto alimentare (in particolare nel settore dell’agricoltura) e cooperazione allo sviluppo.
Un sostegno divenuto di vitale importanza specialmente quest’anno a causa dei problemi legati alla fame per la situazione aggravata dalle forti piogge e dalle sanzioni imposte dopo gli esperimenti nucleari del 9 ottobre scorso, così come dalla sospensione dell’invio di 500.000 tonnellate di alimenti dalla Corea del Sud.
Esiste una “Associazione dei cattolici nordcoreani”, un’organizzazione creata e gestita dal regime, che continua a dichiararsi l’interlocutore ufficiale per i cattolici locali. Tuttavia permangono seri dubbi sullo status giuridico e canonico dei suoi dirigenti, perché sospettati di essere dei funzionari di partito.