Dieci raccomandazioni per l’impegno ecumenico dell’Europa

Nel documento conclusivo della III Asemblea Ecumenica Europea

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SIBIU, lunedì, 10 settembre 2007 (ZENIT.org).- Gli oltre 2.500 delegati cattolici, ortodossi e protestanti d’Europa riuniti in Romania propongono dieci modi di proiettare la luce di Cristo sulla Chiesa, il vecchio continente e il mondo intero.

Lo si raccoglie nel Messaggio Finale della III Assemblea Ecumenica Europea (AEE3, Sibiu, 4-9 settembre) pubblicato sabato con il titolo che ha guidato le giornate: “La luce di Cristo illumina tutti!”.

Sottolineando il “potere trasformante” della luce di Cristo e descrivendola come “speranza che abbraccia tutti gli aspetti”, i delegati contemplano la vita della Chiesa e affermano: “La nostra testimonianza a favore della speranza e dell’unità per l’Europa e per il mondo sarà credibile soltanto se proseguiamo il nostro cammino verso l’unità visibile”.

“La divisione fra le nostre Chiese” è una “dolorosa ferita”, ammettono; “soltanto se siamo più vicini al nostro Signore Gesù Cristo ci possiamo avvicinare di più fra di noi”.

Da qui derivano le loro racomandazioni: “rinnovare la nostra missione come singoli credenti e come Chiese per proclamare Cristo come la Luce e il Salvatore del mondo”, propongono in primo luogo.

“Proseguire il dibattito sul riconoscimento reciproco del battesimo” – questione “profondamente connessa con una comprensione dell’Eucaristia, del ministero e dell’ecclesiologia in generale” – è la seconda raccomandazione.

I delegati cristiani suggeriscono anche di trovare modi di sperimentare attività che uniscano: preghiera, pellegrinaggi ecumenici o formazione teologica in comune, e sostenere la vita della società basata su valori cristiani.

La quarta raccomandazione mira a prestare attenzione, da parte di tutto il popolo di Dio, ai giovani, agli anziani, alle minoranze etniche e agli handicappati.

Il riflesso della luce di Cristo sull’Europa porta i delegati a sottolineare: “Nella consapevolezza che le nostre radici comuni sono molto più profonde delle nostre divisioni, mentre cerchiamo il rinnovamento e l’unità e di capire il ruolo delle Chiese nella società europea di oggi, ci siamo concentrati sull’incontro con le persone di altre religioni”.

In questo modo, oltre a rifiutare “tutte le forme contemporanee di antisemitismo”, sottolineano il bisogno del dialogo e di imparare di più su tutte le religioni. Deplorano inoltre tutto ciò che significa esclusione e chiedono agli Stati di porre fine “all’ingiustificabile detenzione amministrativa illegale dei migranti”, impegnandosi in politiche di integrazione.

Rivolgono poi un appello specifico alle Chiese cristiane perché intensifichino l’attenzione pastorale agli immigrati vulnerabili e, nella loro quinta raccomandazione, segnalano l’importanza di dare a quanti arrivano da fuori “un ruolo completo e attivo nella vita della Chiesa e della società”.

In sesto luogo, si raccomanda “di sviluppare la Charta Oecumenica come linea guida in grado di stimolare il nostro cammino ecumenico in Europa”, prosegue la dichiarazione.

Di fatto, le basi della AEE3 sono state le precedenti assemblee di Basilea (1999) e Graz (1997), e la “Carta Ecumenica” di Strasburgo [firmata nel 2001 dalla CEC – Conferenza delle Chiese Europee, che riunisce le confessioni cristiane tranne la Chiesa cattolica – e il CCEE – Consiglio delle Conferenze Episcopali Cattoliche d’Europa]. La Carta cerca di promuovere la collaborazione tra le Chiese e confessioni cristiane d’Europa nell’annuncio di un unico Vangelo, così come di dare un’anima alla nuova Europa e promuovere le relazioni con il resto dei credenti e dei non credenti.

Quanto alla proiezione della luce di Cristo per il mondo intero, l’Assemblea Ecumenica Europea centra il suo sforzo nell’impulso della pace e nel rifiuto della guerra per risolvere conflitti. “La violenza e il terrorismo nel nome della religione sono una negazione della religione!”, proclamano i delegati.

Allo stesso modo, sottolineano che “la luce di Cristo splende sul termine ‘giustizia’, collegandola con la misericordia divina”.

In tal modo, i delegati cristiani rivolgono lo sguardo alla globalizzazione, lamentando “la divisione della società umana tra vincitori e perdenti”.

Di conseguenza, in settimo luogo esortano “tutti i cristiani europei di sostenere con forza gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite come provvedimento pratico urgente per alleviare la povertà”.

Affrontano anche la responsabilità europea riguardo alla “giustizia ecologica” raccomandando, in ottavo luogo, l’avvio, da parte delle Chiese cristiane, di un progetto consultivo di fronte alle minacce in quest’ambito.

In nono luogo sostengono la cancellazione del debito e la promozione di un commercio equo e solidale.

Suggeriscono infine nella decima raccomandazione che dal 1° al 4 settembre ci siano giornate dedicate a pregare per la salvaguardia della creazione.

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ZENIT Staff

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