Sono intervenuti in veste di relatori: Wael Farouq, docente di Scienze Islamiche alla Facoltà Copto-Cattolica di Sakakini de Il Cairo; Sari Nusseibeh, Presidente della Al Quds University di Gerusalemme; e Joseph H. H. Weiler, dell’ European Union Jean Monnet Chair.
Nel corso dell’incontro, introdotto da Ambrogio Pisoni, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Farouq ha ribadito, d’accordo con il Papa, che “nichilismo e fondamentalismo sono accomunati dal comune disprezzo per Dio e per l’uomo: il primo perché nega la verità, il secondo perché vuole imporre la sua verità”.
“Da qui nasce la violenza”, ha spiegato il docente arabo. “Violenza che può essere vinta con il comandamento dell’amore”. “La ragione – ha affermato – è una relazione fondata sull’amore: la fede stessa senza amore non vede compimento”.
Farouq ha poi ricordato che Maometto ha scritto: “Non sarete fratelli finchè non vi amerete vicendevolmente”.
La lezione di Ratisbona è stata per Farouq un modo per approfondire e far conoscere il rapporto tra fede e ragione nel mondo arabo. Il docente di Scienze Islamiche ha ricordato la tradizione di Averroè, che a suo giudizio è stata seppellita e trasferita, come il suo cadavere, fuori dal mondo musulmano, così che i suoi libri non hanno avuto influenza sulla vita del popolo arabo.
Sulla stessa scia Sari Nusseibeh ha spiegato che “la tradizione islamica è impregnata di spirito razionale quanto il cristianesimo”, per questo “Islam, Cristianesimo ed Ebraismo sono un unico filone che si è espresso in forme diverse”.
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Per il Presidente della Al Quds University, “il problema toccato da Benedetto XVI non ha a che vedere con la ragione in quanto tale, ma con la ragionevolezza che significa vivere con moderazione” il proprio credo.
Nusseibeh ha quindi precisato che “non esistono religioni fanatiche, esistono persone fanatiche”.
“Io sono una persona di fede perché sono una persona ragionevole – ha sottolineato il Presidente della Al Quds University –, ecco il matrimonio felice tra il messaggio di Benedetto XVI e quello di don Giussani”.
Joseph Weiler, che è anche docente di Diritto europeo alla New York University si è congratulato con il Pontefice per la “lezione coraggiosa” di Ratisbona, affermando che “il rispetto non si dimostra né si guadagna con i compromessi sul nucleo essenziale della propria fede”.
Il docente ebreo ha invitato i cristiani a non vivere la religione solo nella sfera privata ed ha sottolineato che “il rapporto Europa-Cristianesimo è inscindibile e nessuno, cristiano o no, europeo o no, avrebbe nulla da guadagnare se questo legame si rompesse”.
“Non c’è Europa senza Cristianesimo né Cristianesimo senza Europa. La Chiesa non rimarrebbe la stessa se dovesse perdere le sue radici europee”, ha concluso infine Weiler.