RIMINI, mercoledì, 22 agosto 2007 (ZENIT.org).- Rose Busingye, una infermiera che lavora prevalentemente tra i malati di AIDS a Kampala, in Uganda, è intervenuta lunedì 20 agosto al Meeting di Rimini per spiegare che la vera risorsa dell’Africa è quella di riscoprire la grandezza dell’essere umano e la bellezza che Dio gli ha donato.
Tra i relatori dell’incontro dal titolo “Una speranza per l’Africa: Burundi Uganda …”, l’infermiera africana ha detto che il problema più grande dell’Africa non è la povertà o la mancanza di infrastrutture ma “la mancanza di punti di riferimento: non si appartiene a nessuno e manca un ideale e senso della vita”.
Questo ha causato un’insicurezza generale nei rapporti tra le persone. Ciò che la Busingye fa per i suoi pazienti non è solo rispondere ai bisogni materiali ma farli prendere coscienza del loro valore infinito, non riducibile allo squallore in cui sono immersi.
“La speranza dell’Africa – ha sottolineato Rose – è la speranza di cui hanno bisogno gli uomini di tutto il mondo: sapere di chi sono”.
Secondo l’infermiera africana “la novità dell’uomo accade se uno appartiene: da questo nasce una civiltà nuova”.
Per promuovere questo cambiamento dell’Africa, la Busingye ha puntato sull’educazione non solo dei piccoli ma anche dei loro genitori. Un’educazione che non consiste solo nell’insegnare a grandi e piccoli a leggere e scrivere ma a far loro apprezzare la bellezza dei luoghi, delle danze, delle tradizioni del proprio popolo.
Da questo punto di vista Rose ha aiutato donne che spaccavano le pietre a fare lavori più gratificanti, le ha aiutate ad accedere al microcredito e a praticare l’adozione a distanza per bambini abbandonati.
Jérémie Ngendakumana, Presidente del partito CNDD-FDD, al governo in Burundi da quasi due anni, ha raccontato di avere un sogno: “Fare del Burundi un esempio per l’Africa, un gioiello le cui qualità possano essere trasferite. Lunga vita all’amicizia fra i popoli!”.
Nel prendere la parola Mario Mauro, Vicepresidente del Parlamento europeo, ha ribadito il suo impegno affinché l’Europa non torni a finanziare esclusivamente gli Stati ma cerchi di dare i mezzi alle realtà locali già impegnate sul territorio in attività per lo sviluppo.
Condizione per i finanziamenti ai governi africani – secondo Mauro – dovrebbe essere il rispetto della libertà religiosa.
A questo proposito il Vicepresidente del Parlamento europeo ha ricordato che in Uganda le religioni si devono registrare presso il Ministero dell’Interno per non rischiare una pena pari al reddito annuale medio o a un anno di carcere.
L’incontro è stato aperto da Alberto Piatti, Segretario generale della Fondazione AVSI, che ha detto: “Abbiamo imparato che per fare grandi opere bisogna piegare le ginocchia”.