SANTA CRUZ DE LA SIERRA, martedì, 28 novembre 2006 (ZENIT.org).- Il Cardinale Julio Terrazas, Presidente della Conferenza Episcopale della Bolivia e Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, nella sua omelia per la Messa domenicale celebrata il 26 novembre nella Cattedrale di Santa Cruz ha rivolto un appello alla conciliazione e al dialogo tra i Boliviani di fronte al clima conflittuale vissuto nel Paese.
“Il Signore ci chiede di instaurare la pace, è un grido di Pace che non è invenzione di un gruppo di persone, ma il canto degli angeli durante il tempo natalizio. Pace in terra! Solo ascoltando questo grido di Pace si può porre fine a un discorso disgregante e iniziare a vivere in libertà. Che questa libertà sia per vivere e non per schiavizzare!”, ha detto.
“Il Regno di Dio che noi cristiani siamo chiamati a istituire non ha odio, né è un regno di morti in cui si toglie la vita alle persone che non la pensano come noi. Questo Regno di Dio non è un regno di applausi a discorsi vuoti, con mezze verità e che non cerca la Verità”, ha aggiunto il Presidente della Conferenza Episcopale Boliviana.
Durante la celebrazione della Festa di Cristo Re, il Cardinal Terrazas ha rivolto un forte appello alla ricerca del dialogo e a desistere da atteggiamenti intransigenti nel difficile contesto sociale della Bolivia. Ha chiesto la pace e ha riflettuto sulla perdita del valore della vita in guerre ingiuste come quella dell’Iraq, definendola come il messaggio più disumano basato su mezze verità.
Indicando che regnare è governare, il porporato ha collegato la sua riflessione ai problemi vissuti attualmente nel Paese, come la mobilitazione dei gruppi indigeni e il confronto tra il Governo del Presidente Evo Morales e vari settori sociali.
“Il regno che non ha come base la verità è un regno di artifizi, di odio, di intrighi, è un regno che non rispetta la persona, si sfruttano gli esseri, i poveri e quelli che non lo sono, vengono sfruttati perché imparino alcune mezze verità o menzogne che alcuni hanno trasformato in verità”, ha affermato il porporato.
“Ogni uomo che è dalla parte della verità ascolta Dio, non si lascia trasportare dai salamelecchi, dai discorsi stupidi e inutili, senza saggezza, senza giustizia e senza pace”, ha aggiunto.
Il Primate boliviano ha denunciato, alla luce del Vangelo, la difficile situazione che si è creata in Bolivia a causa della posizione intransigente del Governo e dei partiti d’opposizione, entrambi polarizzati da temi come il sistema di votazione per 2/3 per l’assemblea costituente.
All’opposizione, che si trova da vari giorni in sciopero della fame, ha ricordato che si tratta di una misura che non porterà a una soluzione, perché gli spazi per trovare soluzioni sono lo scenario della vita e il dialogo.
“Invito i fratelli e le sorelle che hanno preso questa misura a tornare allo scenario della vita – ha detto il Cardinale Julio Terrazas -, li vogliamo pieni di vitalità, perché i cadaveri non risolvono il problema, e ci sono già troppi cadaveri ambulanti che cercano un po’ di luce”.
“Farebbero un bel gesto se rinunciassero a questa misura di pressione e camminassero cercando il dialogo, pur riconoscendone la difficoltà e ammettendo di essere molte volte in errore”, ha poi proseguito.
Rivolgendosi ai governanti, ha infine ricordato loro che sono chiamati al servizio e che devono liberarsi dai discorsi vuoti che esortano al revanscismo e alla violenza: “Non possono ricorrere a un discorso facile e dire ‘questo non è dei nostri’ o ‘questi hanno già mangiato troppo’”.
“Questa forma burlesca di trattare la vita del Paese ci sta portando sull’orlo della disperazione e a non incontrarci più. Tutti dobbiamo difendere la vita, dal signor Presidente fino all’ultimo sindaco”, ha concluso alludendo direttamente alle parole del Presidente Morales a Santa Cruz a proposito dello sciopero della fame.