Caritas Turchia accoglie i rifugiati iracheni

ISTANBUL, lunedì, 27 novembre 2006 (ZENIT.org).- Visitando il Paese, Benedetto XVI potrebbe apprezzare la mobilitazione dispiegata da Caritas Turchia nell’accogliere migliaia di famiglie irachene, in buona parte cristiane caldee, fuggite dalla propria patria a causa della violenza.

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Non si tratta di qualcosa di nuovo, perché Caritas Turchia offre accoglienza ai rifugiati iracheni dalla prima Guerra del Golfo, nel 1991.

In primo luogo, presta assistenza sanitaria a tutti gli Iracheni che ne hanno bisogno. Facilita inoltre l’assistenza giuridica per presentare una richiesta d’asilo in Paesi come Canada, Australia, Stati Uniti o altri che siano disposti ad accoglierli.

Dall’inizio della seconda guerra, nel 2003, i Paesi che ricevevano gli Iracheni e le stesse Nazioni Unite hanno irrigidito i propri criteri di accesso allo status di rifugiato, secondo quanto ha denunciato il settimanale “France Catholique” nella sua ultima edizione.

Allo stesso tempo, la situazione in Iraq, in particolare per i cristiani, si è fatta sempre più pericolosa. Per questo, Caritas Turchia ha dovuto assistere rifugiati che non sono più di passaggio, ma potrebbero rimanere nel Paese per anni.

Si tratta di persone senza sicurezza sociale, senza diritto all’istruzione, che spesso sono state vittime della violenza o di minacce e che rappresentano già una delle comunità cattoliche più grandi di Istanbul.

Nel suo servizio di assistenza giuridica, la Caritas ha registrato come rifugiate più di 600 famiglie di fronte alle autorità turche, alle Nazioni Unite e alle ambasciate. Questo servizio costa ogni anno circa 80.000 euro.

L’assistenza della Caritas ai rifugiati include servizi sanitari durante la loro residenza temporanea in Turchia. Ogni anno vengono destinati 20.000 euro per sovvenzionare le spese mediche (ricoveri ospedalieri, cure, analisi, medicinali).

La Caritas offre formazione ai ragazzi iracheni rifugiati dai 15 ai 17 anni. Oltre all’istruzione, propone laboratori di giardinaggio, taglio e confezione, bigiotteria, ecc.. Il progetto ha un budget di circa 30.000 euro, con i quali tuttavia non riesce a far fronte alla domanda.

La Caritas promuove anche un Gruppo di Solidarietà con le Donne Rifugiate, che cerca di migliorare la situazione sociale e psicologica di bambine e donne irachene rifugiate. Il progetto promuove corsi di formazione e feste familiari, grazie alla generosità di sette volontarie della Caritas.

Grazie alla comunità salesiana, sotto la direzione di fr. Benjamin Puthota, SDB, si può garantire l’istruzione dei bambini in alcuni locali del Vicariato apostolico di Istanbul, nei pressi dell’ufficio della Caritas. Fr. Rodolfo Antoniazzi, SDB, dirige invece il Centro Giovanile. Tali iniziative impediscono che i bambini finiscano per strada.

Questi due progetti educativi sono finanziati dalla famiglia salesiana e dai suoi benefattori in tutto il mondo.

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ZENIT Staff

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