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Cari fratelli e sorelle!
Con grande gioia vi accolgo e rivolgo a ciascuno di voi il mio cordiale benvenuto. Saluto, in primo luogo, Mons. Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato, e lo ringrazio per le parole con cui si è fatto interprete del vostro affetto, sottolineando la speciale attenzione riservata dai Sommi Pontefici ai Musei Vaticani, che quest’anno celebrano il loro quinto centenario. Saluto pure il Segretario Generale, Mons. Renato Boccardo, e il Direttore dei Musei, Dottor Francesco Buranelli. L’incontro con voi, che formate il gruppo di dipendenti più numeroso della Città del Vaticano, era naturalmente nei miei propositi, e sono lieto che avvenga durante queste celebrazioni giubilari. Vorrei, inoltre, salutare i familiari presenti ed estendere il mio pensiero a tutte le vostre famiglie.
Ogni giorno migliaia di persone visitano i Musei Vaticani. Nell’anno 2005 se ne sono contati oltre 3 milioni e 800 mila, e nel corrente 2006 hanno già superato i 4 milioni. Questo fa pensare! Chi sono infatti questi visitatori? Sono una rappresentanza assai eterogenea dell’umanità. Tra di loro, molti non sono cattolici, tanti non sono cristiani e forse neppure credenti. Buona parte di essi si reca anche nella Basilica di San Pietro, ma parecchi visitano, del Vaticano, soltanto i Musei. Tutto ciò fa riflettere sulla straordinaria responsabilità che investe tale istituzione dal punto di vista del messaggio cristiano. Viene in mente l’iscrizione che il Papa Benedetto XIV, a metà del Settecento, fece porre all’ingresso del cosiddetto Museo Cristiano, per dichiararne la finalità: “Ad augendum Urbis splendorem / et asserendam Religionis veritatem“, “Per promuovere lo splendore di Roma e affermare la verità della Religione cristiana”. L’approccio alla verità cristiana mediato attraverso l’espressione artistica o storico-culturale ha una chance in più per parlare all’intelligenza e alla sensibilità di persone che non appartengono alla Chiesa cattolica e talvolta possono nutrire verso di essa pregiudizi e diffidenza. Coloro che visitano i Musei Vaticani hanno modo di “immergersi” in un concentrato di “teologia per immagini”, sostando in questo santuario di arte e di fede. So quanto impegno costi la tutela, la conservazione e la custodia quotidiana di tali ambienti, e vi ringrazio per lo sforzo che fate affinché essi parlino a tutti e nel migliore dei modi. E’ un lavoro nel quale, cari amici, siete tutti coinvolti e tutti importanti: perché il buon funzionamento del Museo, voi lo sapete bene, dipende dall’apporto di ciascuno.
Permettetemi ora di evidenziare una verità che sta scritta nel “codice genetico” dei Musei Vaticani: che cioè la grande civiltà classica e quella ebraico-cristiana non si oppongono tra loro, ma convergono nell’unico piano di Dio. Lo dimostra il fatto che l’origine remota di questa istituzione risale ad un’opera che ben possiamo qualificare “profana” – il magnifico gruppo scultoreo del Laocoonte -, ma che, in realtà, inserita nel contesto vaticano, acquista la sua piena e più autentica luce. E’ la luce della creatura umana plasmata da Dio, della libertà nel dramma della sua redenzione, protesa tra terra e cielo, tra carne e spirito. E’ la luce di una bellezza che irradia dall’interno dell’opera artistica e conduce lo spirito ad aprirsi al sublime, là dove il Creatore incontra la creatura fatta a sua immagine e somiglianza. Tutto questo possiamo leggere in un capolavoro quale appunto il Laocoonte, ma si tratta di una logica propria all’intero Museo, che in questa prospettiva appare veramente un tutto unitario nella complessa articolazione delle sue sezioni, pur così differenti tra loro. La sintesi tra Vangelo e cultura appare ancor più esplicita in alcuni reparti e quasi “materializzata” in talune opere: penso ai sarcofagi del museo Pio-cristiano, o alle tombe della Necropoli sulla Via Trionfale, che quest’anno ha visto raddoppiare la sua area musealizzata, o all’eccezionale collezione etnologica di provenienza missionaria. Il Museo mostra veramente un intreccio continuo tra Cristianesimo e cultura, tra fede e arte, tra divino e umano. La Cappella Sistina costituisce, al riguardo, un vertice insuperabile.
Ritorniamo ora a voi, cari amici. I Musei Vaticani sono il vostro luogo di lavoro quotidiano. Molti di voi sono a contatto diretto con i visitatori: quanto è importante allora il vostro tratto e il vostro esempio per offrire a tutti una semplice, ma incisiva testimonianza di fede. Un tempio di arte e di cultura come i Musei Vaticani chiede che alla bellezza delle opere si accompagni quella delle persone che vi lavorano: bellezza spirituale, che rende davvero ecclesiale l’ambiente, impregnandolo di spirito cristiano. Il fatto di lavorare in Vaticano costituisce, pertanto, un impegno in più a coltivare la propria fede e testimonianza cristiana. A questo proposito, oltre che dalla partecipazione attiva alla vita delle vostre comunità parrocchiali, un utile aiuto vi è offerto anche dai momenti di celebrazione e di formazione spirituale animati dai vostri assistenti spirituali, che ringrazio per la loro dedizione. Soprattutto vi invito a far sì che ogni vostra famiglia sia una “piccola Chiesa”, in cui la fede e la vita si intrecciano nello svolgersi delle vicende liete e tristi di tutti i giorni. E proprio per questo sono contento che sia presente quest’oggi una significativa rappresentanza dei vostri familiari. La Vergine Maria e san Giuseppe vi aiutino a vivere in perenne rendimento di grazie, gustando le gioie semplici di ogni giorno e moltiplicando le opere di bene. Assicuro la mia preghiera per ciascuno di voi, in special modo per gli anziani, i bambini e gli ammalati e, mentre vi ringrazio per la vostra gradita visita, con affetto vi benedico insieme a tutti i vostri cari.
[© Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]