ROMA, martedì, 21 novembre 2006 (ZENIT.org).- Intervenendo a Roma, venerdì 17 novembre, alla Conferenza internazionale “Università e Dottrina sociale della Chiesa”, il Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha spiegato che “la negazione della Trascendenza cancella la speranza” e per questo “l’interpretazione naturalistica dell’uomo è incompatibile con la nostra fede”.
“L’elemento più nuovo e specifico che ha dato origine all’attuale questione antropologica è costituito dai recenti sviluppi scientifici e tecnologici che hanno dato all’uomo un nuovo potere di intervento su se stesso”, ha esordito il porporato, aggiungendo che “parafrasando la celebre XI tesi di Marx su Feuerbach si può dire che non si tratta più soltanto di interpretare l’uomo, ma soprattutto di trasformarlo”.
Il Cardinal Ruini ha quindi sottolineato che la cultura dominante “rifiuta quel dualismo antropologico che concepisce l’uomo come costituito da anima e corpo” ed esprime “l’unità dell’essere in una maniera radicale e riduzionista” , con l’uomo che “viene ricondotto alla sua sola dimensione corporea”.
Il Vicario di Roma ha criticato anche quella specie “di scientismo di ritorno” che “considera l’uomo come oggetto conoscibile e misurabile attraverso forme di indagine sperimentale” negando o dimenticando che “l’uomo è anzitutto e irriducibilmente soggetto”.
Secondo il Presidente della CEI una certa interpretazione dell’evoluzione cosmica e biologica “contribuisce non poco ad una comprensione dell’uomo puramente naturalistica”.
Per il porporato, il terzo presupposto della questione antropologica è la cosiddetta “fine della metafisica” e cioè la “negazione della trascendenza” e la negazione “della realtà del Dio personale distinto dal mondo”.
Questi tre orientamenti filosofici sono da collegare – secondo Ruini – “all’indebolirsi della speranza e dell’attesa della salvezza verificatasi negli ultimi secoli”.
A questo proposito il Cardinale Vicario di Roma ha sottolineato che “l’interpretazione naturalistica dell’uomo” si collega alla questione antropologica ed è “incompatibile con la nostra fede”, perché “nega la trascendenza del soggetto umano ed il suo essere fatto ad immagine e somiglianza di Dio”.
Rifacendosi all’intervento pronunciato da Papa Benedetto XVI a Verona, in occasione del IV Convegno Ecclesiale Nazionale, il Cardinal Ruini ha spiegato che “anche le scienze empiriche devono trovare in ambito cattolico forte sostegno e incoraggiamento” e per questo “si favorisce il loro sviluppo proprio liberandole dagli ‘a priori’ riduzionismi”.
Questa liberazione in concreto riguarda in particolare i ricercatori “sono coloro che possono essere condizionati da simili ‘a priori’”, ha precisato il porporato, invitando poi tutti “ad allargare gli spazi della nostra razionalità”, secondo quanto già detto dal Pontefice a Verona.
In questo contesto, il Presidente della CEI ha sostenuto che “non vanno trascurati gli apporti che possono venire dalla valorizzazione del grande patrimonio dell’antropologia cristiana, teologica e filosofica, in rapporto alle problematiche della nuova questione antropologica”.
“E’ questo uno dei motivi – ha concluso il Cardinal Ruini – per i quali diventa oggi sempre più necessaria quella collaborazione tra credenti in Cristo e persone comunque sollecite della conservazione e dello sviluppo di un umanesimo autentico, della quale si è fatto promotore straordinariamente autorevole lo stesso Benedetto XVI”.