A dieci anni dai fatti, rimane ancora da chiaririe l’assassinio dell’Arcivescovo congolese di Bukavu

BUKAVU, giovedì, 2 novembre 2006 (ZENIT.org).- A dieci anni dal crimine, migliaia di persone hanno voluto ricordare il 28 ottobre scorso l’Arcivescovo di Bukavu (Repubblica Democratica del Congo), monsignor Christophe Munzihirwa Mwene Ngabo, S.I., assassinato a 70 anni in circostanze ancora da chiarire.

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Il presule – ricorda l’agenzia missionaria “Misna” – ha perso la vita il 29 ottobre 1996 durante un attacco militare sferrato contro quesa città africana all’inizio del conflitto che avrebbe sconvolto per anni la regione.

“Nel decimo anniversario dell’assassinio di monsignor Christophe Munzihirwa la popolazione di questa Provincia, di questo Paese e di tutta l’Africa, ha diritto di conoscere l’autore e l’arma del crimine”, scrive la Commissione locale Giustizia e Pace.

Sabato è stato benedetto un monumento per ricordare il Vescovo che “ha versato il suo sangue sull’esempio di Cristo a favore di tutti i senza voce”.
 
Originario di Kabare, dove era nato nel 1926, il presule assassinato era stato ordinato sacerdote (gesuita) all’età di 32 anni. Aveva ricevuto la consacrazione episcopale a 60.

Era stato designato alla guida dell’Arcidiocesi di Bukavu il 14 marzo 1995; vi è morto poco più di un anno e mezzo dopo.

Quando era arrivato a Bukavu (capitale del sud Kivu, nella zona est del Paese), dall’altro lato della frontiera si era consumato il genocidio ruandese.

In un’epoca particolarmente grave per la regione dei Grandi Laghi, monsignor Munzihirwa – sottolinea “Misna” – fece sentire spesso la sua voce in difesa dei più deboli, come i profughi ruandesi, e a favore della democrazia.

Sabato 28 ottobre, migliaia di persone [l’evento è stato anticipato di un giorno per non coincidere con il secondo turno delle elezioni presidenziali] hanno partecipato ad una marcia e a una celebrazione nella Cattedrale per il presule.

Si calcola che nella Repubblica Democratica del Congo siano morti più di quattro milioni di persone, la maggior parte per fame e malattie, a causa dell’infuriare della guerra nella regione dal 1998 al 2003. Anche dopo la fine del conflitto il sud Kivu è rimasta una regione estremamente tormentata dalla violenza.

Il Cardinale Bernardin Gantin – attualmente ottantaquattrenne –, Prefetto emerito della Congregazione vaticana per i Vescovi, in una occasione riconobbe che per gli Africani il martirio di alcuni loro pastori era diventato un segno di rinascita spirituale. A tal proposito, citò l’assassinio, tra gli altri, dell’Arcivescovo congolese Christophe Munzihirwa.
 
Le parole del porporato del Benin sono risuonate nel Sinodo dei Vescovi riunito a Roma nell’ottobre 2001 sul tema “Il Vescovo: Servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la Speranza del Mondo”.

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ZENIT Staff

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