CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 31 ottobre 2006 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha chiesto la ferma reazione della Chiesa di fronte ai casi di abuso di minori commessi da sacerdoti ed ha chiesto maggiore attenzione per le vittime come vie per il recupero della fiducia perduta.
E’ questa la consegna che ha lasciato il 28 ottobre ricevendo i Vescovi cattolici dell’Irlanda al termine della loro visita “ad limina Apostolorum
Nel suo discorso pronunciato in inglese, il Santo Padre ha ricordato che i Vescovi irlandesi, sia del Nord che del Sud – formano un’unica Conferenza Episcopale –, hanno dovuto rispondere negli ultimi anni “a molti casi dolorosi di abusi sessuali su minori”.
“Questi sono ancora più tragici quando a compierli è un ecclesiastico”, ha denunciato il Vescovo di Roma.
Nel suo saluto al Papa a nome dei presuli, monsignor Seán Brady, Arcivescovo di Armagh e Primate d’Irlanda, ha riconosciuto che “non c’è argomento che abbia ricevuto più tempo o attenzione da parte della Conferenza Episcopale dell’angoscioso problema della risposta a quanti hanno visto tradita la loro fiducia, devastata la vita e a volte distrutta la fede a causa degli abusi sessuali perpetrati da alcuni sacerdoti e religiosi”.
“Questi abusi sono stati motivo di grande scandalo e scoraggiamento per tutta la comunità cattolica, inclusa una gran parte dei sacerdoti e religiosi che continua a lottare per vivere la santità e il servizio disinteressato in nome del Signore”, ha aggiunto il presule.
L’Arcivescovo ha poi ringraziato il Papa per “la preoccupazione che ha espresso per quanti sono rimasti colpiti così gravemente” e per il sostegno che ha offerto ai Vescovi dell’isola di San Patrizio nell’affrontare questa sfida, con l’aiuto degli organismi della Santa Sede.
Dando ragione al presule irlandese, Benedetto XVI ha riconosciuto che “le ferite causate da simili atti sono profonde, ed è urgente il compito di ristabilire la confidenza e la fiducia quando queste sono state lese”.
“Nei vostri sforzi continui di affrontare in modo efficace questo problema, è importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”, ha detto.
In questo modo, ha affermato, “la Chiesa in Irlanda si rafforzerà e sarà sempre più capace di dare testimonianza della forza redentrice della Croce di Cristo. Prego affinché per grazia dello Spirito Santo questo tempo di purificazione consenta a tutto il popolo di Dio in Irlanda di mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto”.
Allo stesso tempo, il successore di Pietro ha spiegato che “l’ottimo lavoro e il generoso impegno della grande maggioranza dei sacerdoti e dei religiosi in Irlanda non devono essere oscurati dalla trasgressioni di alcuni fratelli”.
“Sono certo che la gente lo capisce e che continua a guardare al suo clero con affetto e stima”, ha indicato.
Per questo, ha chiesto ai Vescovi di incoraggiare i loro sacerdoti “a cercare sempre il rinnovamento spirituale e a scoprire di nuovo la gioia di prendersi cura del loro gregge in seno alla grande famiglia della Chiesa”.
“Un tempo l’Irlanda era benedetta da una tale abbondanza di vocazioni sacerdotali e religiose che buona parte del mondo ha potuto beneficiare del loro lavoro apostolico”, ha ricordato.
“In anni recenti, però, il numero delle vocazioni è diminuito drasticamente. Quanto è urgente, quindi, ascoltare le parole del Signore: ‘La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sue messe’”, ha esortato il Pontefice.
Per tale motivo, il Papa ha mostrato la propria soddisfazione constatando che molte diocesi irlandesi hanno adottato “la pratica della preghiera silenziosa per le vocazioni dinanzi al Santissimo Sacramento”.
“Spetta a voi, Vescovi, e al vostro clero, offrire ai giovani un’immagine ispiratrice e attraente del sacerdozio ordinato”, ha infine concluso.