Benedetto XVI: è giusto “difendere e conservare i propri diritti di libertà e di religione”

Nella lettera al Legato Pontificio per le celebrazioni a ricordo della Rivolta ungherese del 1956

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 22 ottobre 2006 (ZENIT.org).- “E’ cosa nobile e giusta difendere e conservare i propri diritti di libertà e di religione”, e chi perde la vita per questa causa è degno di lode, afferma Benedetto XVI.

E’ questo l’insegnamento papale che emerge nella lettera in lingua latina inviata al Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato emerito e Decano del Collegio cardinalizio, in occasione della nomina a Legato Pontificio per le celebrazioni del 50.mo anniversario della Rivolta ungherese, in programma a Budapest il 22 e il 23 ottobre.

“La vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina”, sottolinea il Papa nella lettera richiamando quanto scritto nella “Gaudium et spes”.

“La Chiesa dunque ritiene che la giusta dignità e libertà siano meritatamente da tutelare”, continua il Santo Padre, perché “l’uomo, infatti, da Dio Creatore è costituito intelligente e libero nella società” (“Gaudium et spes”, 21).

“Di conseguenza coloro che per questo motivo soffrono soprusi o perdono la vita sono degni di lode e di pio ricordo”, aggiunge poi.

Il 23 ottobre del 1956 ha segnato un momento importante per l’Ungheria e l’Europa, infatti gli sforzi miranti alla libertà e alla democrazia diedero origine a una rivoluzione per l’indipendenza dal regime sovietico e la sovranità di questo Paese.

Nell’Aula magna dell’Università Tecnica di Budapest, il 22 ottobre, cinquemila tra studenti e professori parteciparono a un’assemblea, prolungatasi fino alle prime ore del mattino, durante la quale venne proposto un programma democratico, in cui si esaltava lo spirito della Rivoluzione patriottica del 1848.

In seguito, nella notte tra il 23 e il 24 ottobre, la manifestazione studentesca degenerò in una sparatoria trasformandosi poi in una sommossa operaia, di fronte alla quale l’ÁVH ungherese (Államvédelmi Hatóság, “Autorità per la protezione dello Stato”), la polizia politica collegata ai servizi sovietici, riuscì ad opporsi a stento.

Un centinaio di persone morirono in una sola sanguinosa mattinata di fronte al Palazzo del Parlamento. A seguito dell’insurrezione, il regime sostenuto dal potere militare straniero cadde e le forze auto-organizzate della società riconquistarono la libertà ricreando nel giro di pochi giorni unità amministrative sotto forma di consigli dei lavoratori e consigli nazionali.

Tuttavia, il 4 novembre arrivò la repressione seguita da rappresaglie, con centinaia di esecuzioni e decine di migliaia di arresti, anche se la resistenza non venne soffocata del tutto.

Sempre nella lettera, dopo aver ricordato come cinquant’anni fa Papa Pio XII “con animo solerte accompagnò con le sue preghiere e consolò con le parole il Popolo ungherese che difendeva la sua libertà”, il Pontefice si è quindi detto convinto che “quest’evento potrà giovare alla fede e all’unità di quella nobile Nazione e dell’intera Europa”.

Infine, il Papa ha sollecitato il Cardinale Sodano a farsi interprete dei propri auspici, invitandolo ad esortare tutti i presenti con le parole del Concilio Vaticano II: “soprattutto coloro che sono impegnati in compiti educativi, ad adoperarsi per formare essere umani i quali, nel pieno riconoscimento dell’ordine morale, sappiano obbedire alla legittima autorità e siano amanti della genuina libertà” (Dich. “Dignitatis humanae”, 8).

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione