“Cristo è la risposta alla fame di infinito”, afferma il dirigente di “Comunione e Liberazione”

RIMINI, martedì, 22 agosto 2006 (ZENIT.org).- Questo lunedì alla Fiera di Rimini, di fronte ad un Auditorium stracolmo di gente, Giancarlo Cesana, docente di Medicina del Lavoro all’Università di Milano Bicocca e dirigente laico di “Comunione e Liberazione” (CL), ha presentato alcune riflessioni sul tema del Meeting dell’Amicizia fra i Popoli: “La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti”.

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“Alla ragione di oggi non mancano i neuroni, manca la passione, l’affetto. La ragione conosce la realtà se si trasforma in passione”, ha esordito Cesana nel suo intervento.

Secondo il leader di CL “l’unità tra gli uomini non si realizza sul sentimento o sulla buona volontà, necessaria sì ma non sufficiente. Cadiamo, allentiamo la presa, troppo fragile è il nostro essere… L’unità si realizza in qualcosa di più forte, si fonda su una concezione e la concezione può dipendere da una filosofia o da una esperienza”.

“Il cristianesimo – ha precisato il docente di Medicina del lavoro – non è una concezione della vita, ma è andare dietro a qualcuno. Sentire questa presenza e questa domanda è l’anima di quello che si è, il fattore centrale dell’incontro”.

Cesana ha continuato spiegando che “il compimento del desiderio dipende dall’effettiva presenza di altro da te che manifesta il senso, cioè che l’io è rapporto, che l’io dipende da un altro ‘particolare’, definito, che non mette in rapporto solo con sé ma con tutto”.

“Dio se ci sei rivelati a me, disse l’Innominato – ha quindi aggiunto –. Anch’io lo chiedo, anzi se Cristo non ci fosse sarei un innominato anch’io, uno senza un nome”.

Il dirigente di CL ha quindi sottolineato che “Cristo è l’altro per eccellenza che mette in rapporto con tutto, che mi fa percepire che tutto è per me. Perché Cristo sconfigge la negazione del rapporto, che è la morte; l’assenza, la presenza cattiva, il diavolo, il salario del peccato”.

In precedenza Cesana aveva citato don Luigi Giussani, il quale, prima di morire gli raccontò che ascoltando un canto dell’opera di Tito Schipa aveva percepito il brivido di qualche cosa che mancava, qualcosa che mancava non al canto bellissimo della romanza di Doninzetti, ma alla sua vita.

“Capite? – ha spiegato il dirigente di CL –. La percezione viene da una fame, da un sospiro, anzi proprio questo sospiro la caratteristica più umana della vita, di quell’attesa perenne che è la vita”.

Alla domanda “qual è quindi il senso della realtà? Il positivo che avverti, che c’è, o il negativo che ti schiaccia?”, Cesana ha risposto: “ Il punto è stare attaccati a questa promessa di bene”.

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ZENIT Staff

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