Dolore e preghiere del Pontefice per i quattro giovani militari uccisi a Nassiriya

“Non si può parlare di ‘sacrificio’ da parte degli attentatori”, afferma l’Arcivescovo Lajolo

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ROMA, giovedì, 27 aprile 2006 (ZENIT.org).- Il Papa prova “grande dolore” per l’attentato di questo giovedì, che ha provocato la morte di quattro giovani militari, a Nassiriya (Iraq), ha affermato l’Arcivescovo Giovanni Lajolo.

Questo giovedì mattina, infatti, intorno alle 6:30, una bomba abbandonata lungo la strada ha provocato la morte di quattro militari: tre italiani e un rumeno. Tutti facevano parte di un convoglio della forza multinazionale. Tra i feriti si teme per un carabiniere che sta lottando tra la vita e la morte nell’ospedale italiano a Nassiriya.

Le vittime italiane sono il capitano Nicola Ciardelli, 33 anni, del reggimento Artiglieria paracadutista di Livorno; il maresciallo capo dei Carabinieri Franco Lattanzio, 38 anni, del comando provinciale di Chieti, e il maresciallo capo dei Carabinieri Carlo De Trizio, 37 anni, effettivo nel nucleo radiomobile di Roma.

Il militare rumeno rimasto ucciso, il caporale Hancu Bogdan, 28 anni, faceva invece parte della Polizia militare rumena ospitata alla base di “Camp Mittica” dov’è di stanza il contingente italiano.

In una intervista ai microfoni di “Radio Vaticana”, il Segretario della II Sezione della Segreteria di Stato per i rapporti con gli Stati, l’Arcivescovo Lajolo, ha detto: “Quello di Nassiriya di stamattina ci ricorda il sacrificio di 18 italiani (erano 12 carabinieri, 4 militari e 2 civili), avvenuto il 12 novembre 2003, nella stessa città”.

Tuttavia, ha aggiunto il presule, “la nostra attenzione è scossa dalle notizie provenienti dall’Iraq quasi quotidianamente di atti di crudele barbarie, che non sembrano cessare ed anzi funestano e ritardano il faticoso processo democratico in quel paese”.

“E non possiamo dimenticare anche i criminali atti terroristici in Terra Santa, che sempre ci riempiono di orrore e di sdegno. Pur riconoscendo che le circostanze sono certamente diverse, come diverse paiono essere le menti che ordiscono tali azioni, comune e ferma deve essere la condanna di tutte”, ha sottolineato.

“In nessun caso si può giustificare il ricorso alla violenza contro persone innocenti e non si può parlare di ‘sacrificio’ da parte degli attentatori, quale sia la motivazione che li spinge ad agire in tale disumano modo”, ha esclamato.

L’Arcivescovo Lajolo ha quindi rivelato di aver incontrato questo giovedì mattina l’Ambasciatore di Egitto, la Sig.ra Nevine Simaika Halim, alla quale ha consegnato una Lettera per il Ministro degli Affari Esteri di Egitto, il Signor Ahmed Aboul Gheit, “nella quale si partecipa il profondo dolore del Santo Padre per le vittime di Dahab e per le loro famiglie”, ha spiegato.

Lunedì sera, tre attentati terroristici con ordigni fatti esplodere attraverso un radiocomando in tre diversi luoghi della località turistica egiziana di Dahab, sul Sinai, hanno provocato la morte di 18 persone e il ferimento di un centinaio.

“Anche al Ministro degli Affari Esteri italiano, On. Gianfranco Fini, ho inviato una lettera – ha aggiunto l’Arcivescovo Lajolo –. In essa esprimo il grande dolore del Santo Padre per il nuovo grave attentato di stamani, che colpisce giovani militari italiani, come anche un giovane rumeno, presenti in Iraq per dare un contributo generoso e disinteressato in favore della pace e della libertà in quel paese”.

“Il Papa li ricorda tutti, insieme ai loro cari, in modo particolare nella preghiera. Anche il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, si sente molto vicino alla comunità nazionale italiana, certo tutta particolarmente colpita per la perdita di queste giovani vite”, ha continuato.

“In nessun caso si può giustificare il ricorso alla violenza contro persone innocenti e non si può parlare di ‘sacrificio’ da parte degli attentatori, quale sia la motivazione che li spinge ad agire in tale disumano modo”, ha quindi sottolineato.

Ricordando quanto già dichiarato in precedenza dalla Santa Sede in merito agli attentati terroristici, l’Arcivescovo Lajolo ha quindi citato le parole rivolte da Benedetto XVI a Colonia, il 20 agosto 2005, ai Rappresentanti di alcune Comunità musulmane.

“Il terrorismo, di qualunque matrice esso sia, è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla vita e scalza le fondamenta stesse di ogni civile convivenza”, affermò in quella occasione il Santo Padre.

“Il Papa invitava quindi a estirpare dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma di intolleranza e ad opporsi ad ogni manifestazione di violenza”, ha spiegato l’Arcivescovo.

“Questo pensiero il Papa lo ha ripetuto non una volta soltanto; ed ha spesso insistito sulla necessità che sia la dignità della persona umana e la difesa dei suoi diritti a costituire lo scopo di ogni progetto sociale”, ha continuato.

“La Santa Sede resta sempre impegnata a collaborare nelle forme ad essa proprie con le diverse istanze internazionali per promuovere la pace e la convivenza tra i popoli, nel rispetto del diritto internazionale”, ha infine concluso.

Attraverso un comunicato stampa, anche la Chiesa italiana ha partecipato al dolore delle famiglie dei tre militari italiani e del militare rumeno rimasti uccisi nell’attentato terroristico a Nassiriya.

“La loro tragica morte – si legge nel comunicato –, nel contesto della missione a cui l’Italia partecipa in Iraq per garantire un futuro di libertà e di sicurezza a quel martoriato paese, sollecita tutti ad un rinnovato e più deciso impegno per debellare la piaga del terrorismo che semina in modo insensato distruzione e morte”.

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ZENIT Staff

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