Con “ora et labora” i religiosi “proclamano che Gesù Cristo è il futuro dell’uomo”

ROMA, giovedì, 16 dicembre 2004 (ZENIT.org).- “Ora et labora” è stato il motto dell’antica regola di san Benedetto. Ma quel motto ha ancora senso oggi? E gli ordini e le congregazioni religiose che ad esso si ispirano hanno perso la loro ragione d’esistere oppure mantengono ancora il loro antico valore e il loro significato?

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Per rispondere a queste domande la Fondazione Ambrosiana Paolo VI, ha presentato il 6 dicembre all’Istituto “Luigi Sturzo” di Roma, il volume curato da Luciano Vaccaro e Claudio Stroppa “Ora et labora. Le comunità religiose nella società contemporanea” (Busto Arsizio, Nomos 2003).

Alla presentazione è intervenuto anche il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, il quale ha criticato la tendenza all’immediatezza della vita moderna che va a scapito dell’interiorità.

“Non di solo pane vive l’uomo” ha ricordato il porporato, ed ha aggiunto che le comunità religiose svolgono la triplice missione di: “Testimoniare la trascendenza di Dio; guidare l’uomo alla ricerca della propria identità e favorire la collaborazione tra individui e nazioni”.

In un mondo che manipola e usa l’uomo come un oggetto, ha sottolineato il porporato, “le comunità religiose, dimostrano che è possibile vivere insieme, aiutarsi a vicenda, costruire rapporti umani”, perché “i religiosi proclamano che Gesù Cristo è il futuro dell’uomo”.

Tauran ha precisato che i religiosi “testimoniano il libero impegno a servizio del Vangelo e dell’uomo”. Mentre, di fronte alla banalizzazione della sessualità, “la vita religiosa manifesta il significato dell’amore umano ed il senso ultimo della vita”.

“In una società affascinata dal potere e dalla ricchezza – ha continuato il cardinale – le comunità religiose propongono la fecondità dell’umiltà e della povertà”.

“Chi meglio di una comunità religiosa può indicare il cammino all’uomo contemporaneo?”, ha concluso infine il prelato.

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ZENIT Staff

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