ROMA, giovedì, 16 dicembre 2004 (ZENIT.org).- I referendum vogliono distruggere tutti i meriti della legge sulla fecondazione assistita, e per questa ragione essa “va difesa con convinzione”, ha affermato Carlo Casini, magistrato e presidente del Movimento per la Vita italiano (Mpv).
In questa intervista concessa a ZENIT, Casini ha espresso il suo parere nella querelle sollevatasi in vista dei possibili referendum sulla legge 40/2004 che regola la procreazione medicalmente assistita, rivelando “il tentativo di trasferire il dibattito dal tema della maternità-infertilità, a quello della scienza e della salute in generale”.
Il presidente dell’Mpv sostiene in particolare che l’operazione mediatica, spesso veicolo di false informazioni, messa in piedi per l’occasione, “rivela e produce una pericolosissima mentalità eugenetica, secondo la quale i malati non hanno diritto di vivere”.
Non le sembra paradossale che ci siano Paesi che pretendono il diritto di clonare essere umani?
Casini: Bisogna capire cosa sta dietro la distinzione tra clonazione terapeutica e clonazione riproduttiva. Entrambe implicano la generazione di un essere umano geneticamente identico ad un altro individuo umano, ma nella clonazione così detta terapeutica il nuovo uomo generato per clonazione viene ucciso precocemente, cioè entro i primi giorni della sua esistenza (che però possono diventane anni se l’embrione viene congelato) mentre nella clonazione così detta riproduttiva il concepito dovrebbe essere lasciato crescere fino a divenire un neonato. Ho detto “dovrebbe”, perché fortunatamente fino ad oggi pare che nessun tentativo sia riuscito.
Ad ogni modo, poiché l’embrione è un essere umano, la distinzione tra “terapeutica” e“riproduttiva” è falsa, perché anche la clonazione “terapeutica” genera cioè “riproduce” un essere umano. Perciò si potrebbe dire che eticamente è peggiore la clonazione terapeutica (che uccide precocemente un individuo umano) della clonazione riproduttiva, che almeno si propone di fare vivere il concepito.
Questa rapida spiegazione fa capire perché è così pesante a livello mondiale, e quindi anche in sede ONU, la pressione per impedire un divieto generale della clonazione embrionale. Dietro la distinzione clonazione terapeutica-clonazione riproduttiva vi è il presupposto ideologico, che non si ha sempre il coraggio di esprimere apertamente, secondo cui l’embrione nei primi giorni di vita è una “cosa” e non un “essere umano”.
Questo presupposto ideologico determina l’alleanza dell’abortismo internazionale, e degli interessi economici e professionali di gran parte della classe medica e dell’industria farmaceutica. Fortunatamente il protocollo aggiuntivo alla convenzione di bioetica di Oviedo (1997) non ha accettatola distinzione sopra detta e il Parlamento europeo per 4 volte l’ha rifiutata.
Mi risulta che una grande maggioranza dei paesi dell’ONU non è favorevole al bando di qualsiasi tipo di clonazione, ma, come è noto, nelle sedi internazionali si cerca sempre di raggiungere l’unanimità o la quasi unanimità e questo spiega il rinvio di ogni decisione al prossimo febbraio.
In merito a questa vicenda della clonazione ed anche nella discussione che riguarda la legge 40 sulla fecondazione assistita, si ha l’impressione che stia emergendo una mentalità eugenetica, le cui aberrazioni non vengono rilevate dall’opinione pubblica. Qual è il suo parere in proposito?
Casini: Va segnalato che uno dei referendum intende abolire anche il divieto di clonazione previsto dall’art. 13 della legge 40. Va anche smascherato il tentativo di trasferire il dibattito dal tema della maternità-infertilità, a quello della scienza e della salute in generale. E’ un tentativo che negli ultimi mesi si è sviluppato utilizzando anche informazioni non vere ampiamente diffuse dai mezzi di comunicazione.
L’intento è quello di coinvolgere nei referendum i molti cittadini, che non sono interessati alla questione della sterilità/infertilità, ma che, invece, sono emotivamente coinvolti quando si parla di mirabolanti (anche se false) prospettive prossime di guarigione da malattie gravi molto diffuse e fino ad oggi non curabili.
In realtà, a parte la incredibile falsità delle notizie diffuse circa gli asseriti (e ad oggi del tutto inesistenti) effetti terapeutici delle cellule staminali embrionali, l’operazione mediatica in atto rivela e produce una pericolosissima mentalità eugenetica, secondo la quale i malati non hanno diritto di vivere.
A parte l’atrocità della idea che le malattie si possono guarire sopprimendo i malati, l’estrema amplificazione del concetto di salute, fa prevedere che presto si pretenderà di scegliere anche le caratteristiche somatiche e psichiche influenzabili dal genoma.
Il principio di eguaglianza, che è corollario della dignità umana, tanto faticosamente conquistato nel corso dei secoli, è in pericolo. E’ quindi evidente che di fronte all’embrione in provetta si pone la questione globale antropologica di chi sia l’uomo e quale sia il senso della sua vita.
Conseguentemente non deve essere sottovalutata l’altezza dell’impegno che attende chiunque crede alla cultura dei diritti umani.
Sulla legge 40 e sui quasi certi referendum che la riguardano sono in atto diverse manovre. Qualcuno vorrebbe cambiare la legge per evitare i referendum, altri vorrebbero far scatenare su di essi una battaglia culturale per poi invitare la gente all’astensionismo, mentre altri ancora vorrebbero andare a votare. Qual è la posizione sua e quella del Movimento per la Vita?
Casini: La legge 40 può essere definita un grande “passo avanti” e contemporaneamente “la linea del Piave”. Come è stato ripetuto non si tratta di una norma “cattolica”, nel senso che essa non è coerente integralmente con la visione antropologica cristiana (che poi è semplicemente rafforzativa di ciò che è “umano”): basti pensare all’offuscamento della dignità della procreazione, all’accesso consentito anche alle coppie di fatto, alla rilevante perdita di embrioni anche se tutti quelli generati in vitro vengono trasferiti in utero.
Tuttavia rispetto al precedente Far West procreatico che l’ordinamento giuridico consentiva e proteggeva e che aveva il suo aspetto più drammatico nella premedita e concordata quotidiana uccisione di molti figli-embrioni, la legge è davvero uno straordinario avanzamento che toglie molto terreno al nemico della vita. Ma indietro non si può tornare, perché ciò significherebbe determinare positivamente un male grave.
Sbaglia chi guarda ai referendum (ricordiamo che sono 5) senza preoccupazione, ma non è possibile evitarli cambiando in Parlamento la legge. Infatti un referendum per il quale siano già state raccolte le 500.000 firme necessarie non viene effettuato solo se una nuova legge ne cambia il principio ispiratore e i singoli contenuti normativi andando nella direzione del referendum stesso.
Perciò dobbiamo augurarci che il Parlamento, non cambi affatto la legge a causa della “paura” del referendum. Non si tratterebbe mai di un “miglioramento”, ma al contrario di un grave peggioramento.
Certamente occorre avviare da subito, senza perdere nemmeno un istante una grande battaglia culturale per vincere l’ignoranza largamente presente anche nelle Comunità cristiane sia quanto al contenuto della legge, sia per smascherare le menzogne di chi la legge stessa denigra, sia soprattutto per ricostruire nella coscienza collettiva i valori della vita, della famiglia, della sessualità. In tal modo i referendum possono essere trasformati da “difficoltà” ad “opportunità”.
Naturalmente un discorso generale non deve evadere rispetto alla questione puntual
e concretissima. La legge 40 va difesa. Sul modo di farlo bisogna prendere una decisione tutti insieme. Niente sarebbe più pernicioso che pervenire a scelte differenziate. Una sola cosa è certa: nessuno potrà votare SI nei referendum (chiedendo cioè l’abrogazione totale o parziale della legge). Su resto vedremo al momento giusto.
Ci spiegherebbe, in breve, quali sono i meriti della legge 40 e perché non è d’accordo con i referendum?
Casini: Ho scritto tre libri che segnalo a chi voglia approfondire l’argomento: I) “La legge sulla procreazione artificiale: un primo passo nella giusta direzione”. Ed. Cantagalli. 2004, pagg. 156 euro 9; II) “La legge sulla fecondazione artificiale”, introduzione. Ed. S. Paolo, pagg. 54, euro 3,5; III) “La legge 19 febraio 2004, n. 40 norme in materia di procreazione medicalmente assistita. Commentario”. Ed. Giappichelli, pag. 408, euro 17 (in collaborazione con Marina Casini e M. Luisa Di Pietro). Oltre che in libreria queste pubblicazioni possono essere richieste alla Segreteria Nazionale del Movimento per la Vita, via Cattaro 28, 00198 Roma, tel. 06/8632.2060, fax 06/8632.1901, e-mail: mpv@mpv.org. Il Movimento per la Vita ha pubblicato anche uno speciale Dossier dal titolo “Una legge da difendere” (euro 0,20), che, anch’esso, può essere chiesto alla sede nazionale del Movimento come sopra indicato.
Il merito della legge è aver riconosciuto che l’uomo è sempre uomo fin dal concepimento e che perciò è sempre un soggetto titolare di diritto e, conseguentemente, di aver proibito ogni uccisione dell’embrione umano concordata e premeditata (selezione, sperimentazione, congelamento, produzione soprannumeraria, riduzione fetale) lasciando ad ogni embrione, pur generato in provetta, una qualche speranza di vita.
E’ meritorio anche aver deciso che ogni figlio ha diritto ad avere un padre e una madre veri in ogni senso, pienamente conoscibili e legati tra loro da uno stabile affetto. I limiti li ho già indicati rispondendo alle domande precedenti: a) la Procreazione Medicalmente Assistita così intesa viola comunque la dignità della procreazione; b) la legge accetta che essa sia effettuata in favore anche di una coppia di fatto; c) essendo le percentuali di successo (bambino in braccio) molto basse, si verifica una perdita (cioè morte) di embrioni pur trasferiti in utero, che valide ragioni fanno supporre superiore a quella che si verifica in caso di fecondazione naturale.
I referendum vogliono distruggere tutti i meriti della legge. Per questo la legge va difesa con convinzione: è un passo avanti ed è la linea del Piave.