Nella terza ed ultima di un ciclo di lezioni dirette ai docenti universitari di Bologna sul tema “La libertà umana nella concezione cristiana”, l’arcivescovo di Bologna ha spiegato che “non è la persona da sola il soggetto che compie il male, ma la persona dominata dal peccato che abita in essa”.
Il prelato ha quindi citato il filosofo Euripide, il quale affermava: “So bene quali mali sto per commettere, ma la passione è più forte della mia volontà; la passione che è causa ai mortali delle più grandi sventure”.
Per spiegare l’intimo legame esistente fra dovere e piacere nel godimento della libertà, monsignor Caffara ha quindi usato il pensiero di san Tommaso: “Non è libero né chi fa ciò che vuole ma non facendo ciò che deve, né chi fa ciò che deve ma non facendo ciò che vuole”.
“Libertà è fare ciò che vogliamo facendo ciò che dobbiamo, o fare ciò che dobbiamo facendo ciò che vogliamo”, ha poi concluso la citazione.
Citando Antonio Rosmini (1797- 1855), Caffarra ha ricordato che “il cristianesimo è vita prima che dottrina; nella visione cristiana il supremo regno non è quello del potere, né del sapere, ma quello della carità”.
“In altre parole – ha aggiunto –: chi regna e non serve non è chi può, non è chi sa, ma chi ama. Ciò a cui la missione cristiana mira è semplicemente che la persona sia liberata e quindi capace di realizzarsi nella verità. In linguaggio biblico: sia rigenerato dallo Spirito Santo in Cristo”.
L’arcivescovo ha rilevato che: “Il dono dello Spirito Santo produce nel credente la capacità di amare, una capacità che è partecipazione della stessa capacità divina”, ed esercizio di libertà.
“La libertà nella visione cristiana – ha concluso Caffarra – è questa capacità che il credente in Cristo riceve di ricostruire la comunione interpersonale nell’amore: questa comunione è la Chiesa. La quale ha come statuto la libertà e la dignità dei figli di Dio, nel cuore dei quali, come in un tempio, inabita lo Spirito di Dio”.