All’appello hanno risposto in tanti, al punto che il quotidiano più diffuso in Liguria, il “Secolo XIX”, in un articolo pubblicato il 2 dicembre, ha scritto che, “le caselle di posta elettronica dell’Asl 2, della Regione, della Provincia, del Comune e dei giornali, sono state invase da lettere in cui si diceva ‘no al reparto aborti a Cairo, sì alla vita’”.
Tale manifestazione, descritta dal quotidiano di Genova come “la protesta antiabortista più grande degli ultimi anni in Liguria”, ha avuto l’effetto di congelare momentaneamente il centro per interruzioni di gravidanza da Savona a Cairo Montenotte.
In un articolo pubblicato dal quotidiano “La Stampa” (1° dicembre 2004), il direttore generale dell’Asl 2 di Savona, Ubaldo Fracassi, ha però dichiarato di voler continuare a “sostenere che il trasferimento, presso il reparto di Chirurgia cairese, di una parte di Ginecologia […] legata alle interruzioni di gravidanza”, venga inserito all’interno di un più completo “pacchetto natalità”, comprendente non solo gli aborti, ma anche specialità come la fecondazione assistita ed altri interventi sempre legati al settore.
Interpellato nuovamente da ZENIT, Davide Pigollo ha commentato: “Sono esterrefatto. Come è possibile chiamare ‘pacchetto natalità’ un progetto che comprende aborti e fecondazioni artificiali? Gli aborti impediscono la natalità e le fecondazioni artificiali implicano l’eliminazione di altri embrioni o ovuli fecondati”.
“Perché spendere denaro pubblico per un centro che nega la vita? In una provincia come quella di Savona che ha la più bassa natalità d’Italia? Perché non spendere il denaro pubblico per sevizi importanti della sanità pubblica come per esempio il reparto maternità, questo sì destinato alla cura e alla salute dei bambini e delle loro mamme?”, ha chiesto il coordinatore della Comunità “Gesù Luce del Mondo”.
ZENIT ha quindi chiesto alcuni commenti a don Roberto Ravera, rettore del Santuario “Nostra Signora delle Grazie” e cappellano dell’Ospedale di Cairo Montenotte, il quale si è detto decisamente contrario al centro che pratica gli aborti.
“Essendo a conoscenza di un nuovo reparto medico che dovrebbe sorgere in questo ospedale in modo particolare per praticare aborti e fecondazioni artificiali, alzo la voce fortemente contraria a questa operazione”, ha sottolineato il sacerdote.
Don Ravera ha spiegato di non volere un centro aborti nella Valle Bormida perché “siamo in difesa della vita fin dal suo primo concepimento”.
Il sacerdote di Cairo Montenotte ha constatato l’assurdità delle interruzioni di gravidanza sostenendo che: “L’egoismo umano non ha limiti” ed ha ribadito la sua opposizione a questo “accanimento contro la vita nascente da parte di gente incosciente”.
Don Ravera ha concluso chiedendo di assistere “le famiglie povere e le madri in difficoltà, con dei centri e consultori familiari veramente a servizio della vita umana, e non solo come distributori di pillole anticoncezionali e di certificati per abortire”.