MADRID, martedì, 23 novembre 2004 (ZENIT.org).- Il cardinal Antonio María Rouco, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE, sigla delle iniziali in spagnolo), ha inaugurato questo lunedì l’Assemblea plenaria dei vescovi di questo Paese, nella quale si affronta, tra gli altri argomenti, la difesa della famiglia e della vita ad opera della Chiesa.

In questo contesto, l’arcivescovo di Madrid ha sottolineato nel suo discorso “lo spirito di dialogo” con il quale la Chiesa vuole affrontare la crescente “tensione nel dibattito pubblico”.

“Non abbiamo nulla contro il vero dialogo nel contesto di una società democratica”, ha affermato il porporato. “La Chiesa non ha niente da obiettare al pluralismo democratico. Al contrario, desidera che venga rispettato da tutti ed essa stessa, ratificando costantemente la trascendente dignità della persona, utilizza come proprio metodo il rispetto per la libertà”.

“La Conferenza Episcopale e i vescovi, in comunione con la Santa Sede, sono sempre aperti al dialogo con tutti, soprattutto con le autorità legittime, alle quali spetta la responsabilità – da noi riconosciuta – di ordinare la convivenza sociale attraverso leggi e disposizioni giuste”, ha spiegato il cardinal Rouco.

“La gerarchia della Chiesa non cerca mai lo scontro né l’assunzione di competenze che non le spettano”, ha sottolineato.

A suscitare negli ultimi mesi questo dibattito: i progetti e le misure del Governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero sul “matrimonio” omosessuale (inclusa l’adozione), sul divorzio “express”, sull’ampliamento delle possibilità di sperimentazione con gli embrioni o sull’eliminazione del progetto di riconoscere accademicamente l’insegnamento della Religione nelle scuole.

“Devo ripetere ancora una volta che la Chiesa rispetta l’indipendenza e l’autonomia della comunità politica, offrendo allo stesso tempo la sua collaborazione specifica”, ha proseguito il cardinale.

Sfide attuali per la missione della Chiesa

Il presidente della CEE ha fatto un breve excursus su alcuni dei problemi attuali che metteranno particolarmente alla prova la capacità di dialogo che i vescovi desiderano mantenere.

Ancora una volta, il cardinal Rouco si è riferito al “valore non negoziabile” della vita ed ha affermato che “la tutela giuridica adeguata della vita umana costituisce uno dei pilastri fondamentali della convivenza nella libertà e nella solidarietà”.

Anche se il prelato ha riconosciuto che “fortunatamente non si prevede per questa legislatura la depenalizzazione dell’eutanasia”, ha ammesso che “è preoccupante che l’apologia di questo delitto abbia acquisito una risonanza pubblica enorme”.

“Ci troviamo sulla via insidiosa che conduce dall’aborto all’eutanasia. E’ la logica inevitabile delle eccezioni legali alla protezione del diritto alla vita”, nelle quali il cardinale ha incluso anche “quella che interessa gli embrioni umani usati come cavie per la ricerca”.

“La dottrina cattolica sull’inizio e la fine della vita umana deve essere conosciuta di più e meglio dai Cattolici, di modo che possano rafforzare la loro speranza e le loro convinzioni, per apportare un contributo positivo ai dibattiti sociali in corso”, ha aggiunto.

Rispetto al matrimonio, il prelato ha sostenuto che “se il matrimonio e la famiglia non vengono protetti dalla legge, il danno sociale che ne deriverà sarà enorme”.

“Snaturare la figura giuridica del matrimonio nella sua sostanza, com’è la sua costituzione da parte di un uomo e di una donna, sarà imporre alla società nel suo insieme una visione irrazionale delle cose”, ha aggiunto.

Il cardinale ha anche affermato che, anche se “naturalmente non si obbligherà nessuno ad unirsi ad una persona dello stesso sesso, le leggi hanno come caratteristica propria un dinamismo o una forza pedagogica per imporre in un modo o nell’altro alla società la filosofia che le sostiene, in questo caso decisamente errata”.

“Non sarà la Chiesa che si opporrà al riconoscimento di un diritto calpestato, ma ciò che abbiamo sentito fino ad ora non è altro che la ripetizione costante ed emotiva del fatto che anche le persone dello stesso sesso hanno diritto a contrarre matrimonio tra loro; non viene invece presentata una ragione che avalli l’esistenza di questo presunto diritto e la sua violazione”, ha continuato.

Allo stesso modo, alludendo alla riforma della Legge sul Divorzio, il prelato ha detto che “per la famiglia la stabilità del matrimonio è fondamentale” e che “lasciare la permanenza del vincolo matrimoniale al mero arbitrio dei coniugi mina il bene ed il futuro della famiglia”.

Circa la formazione religiosa nella scuola, il cardinale ha mantenuto la convinzione in base alla quale “la prospettiva confessionale, nel nostro caso cattolica, non deve essere imposta a nessuno” e si è rammaricato “che ci venga attribuita la pretesa, da noi mai sostenuta, che la religione dovrebbe essere obbligatoria”.

“Ciò che invece chiediamo è che venga rispettato in modo efficace il diritto dei genitori a scegliere la formazione religiosa e morale dei loro figli, e se scelgono la prospettiva cattolica, come fanno da anni in percentuali elevatissime, che venga garantito loro che la lezione di religione non sarà trattata come una specie in via di estinzione, ma come una materia offerta in condizioni degne ed equiparabili alle altre”.

Accanto a questi problemi, ce ne sono altri meno attuali che “suscitano attenzione e studio da parte della Chiesa”, che il cardinale ha definito “nuove emarginazioni”, che colpiscono ad esempio giovani, anziani ed immigrati.

[Il discorso completo può essere consultato su: http://www.conferenciaepiscopal.es ]