“E’ il bene che sostiene il mondo”

Intervista con l’autore dell’“Elogio de la bondad”

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MADRID, giovedì, 18 novembre 2004 (ZENIT.org).- Il male sembra più interessante del bene, ma in realtà è la bontà che muove il mondo. Lo sostiene il professor Rafael Gómez Pérez nel libro “Elogio de la bondad” (Ediciones Rialp).

Rafael Gómez Pérez è laico e docente di antropologia. Tra i suoi oltre sessanta libri ci sono “Problemas morales de la existencia humana” e “Introducción a la ética social”.

E’ facile fare un elogio della bontà?

Gómez: Tutti vogliamo ciò che è buono; il buono è quello a cui tutti aspiriamo, è la chiave di qualsiasi felicità. Fare l’elogio della bontà sarebbe ovvio se il male non fosse in agguato.

Perché il bene sembra noioso – nei film, ad esempio – e il male attira tanto?

Gómez: Nella vita reale e pratica, attira più il bene del male. Quelli che vanno dal dentista non trovano accattivante un dentista cattivo, per non dire perverso. Nell’arte, nella finzione, è un’altra cosa.

Non basta, però, “fare” le cose: bisogna farle con arte. Limitarsi a presentare semplicemente buoni sentimenti non basta per fare arte, come non basta limitarsi a presentarne di cattivi. Quando il bene viene presentato con arte attira tanto quanto il male, o addirittura di più.

Il male, quando attrae, approfitta della sua opposizione al bene o dell’assenza di bene. Il bene attrae di per sé.

Ci sono centinaia di esempi di questo nelle opere d’arte, ad esempio il Faustus di Goethe. Per quanto risulti attraente il personaggio di Mefistofele, il demonio, non si può paragonare a quello di Margherita: buona, ingannata, abbandonata, ma che continua ad amare, perdona, implora per Faustus e ottiene dal Cielo la sua salvezza.

A volte gli artisti approfittano dei “cattivi” perché si veda con più forza la qualità del bene. Il male è un parassita.

Il mondo è fatto di persone buone?

Gómez: Non è fatto solo da loro, ma senza una maggiore proporzione di bene rispetto al male sarebbe andato già tutto in mille pezzi. E’ il bene che sostiene il mondo.

Il male può sembrare appropriato per “gli altri”, ma non per se stessi. L’umanità, però, non è altro che un insieme di “se stessi”!

Dall’altro lato, si parla di persone buone, ma non ingenue né sempliciotte. La bontà è qualcosa che ha molto a che vedere con l’intelligenza. Più il bene è lucido, più bontà distribuisce.

La bontà non è una qualità che si dà una volta per tutte ed è inamovibile: c’è bisogno di crescere nella bontà, come si cresce nella scienza, nel saper fare, nel relazionarsi con gli altri. La bontà è dinamismo, forza creativa. La persona “bonacciona” è una caricatura della bontà.

Stare nel bene vuol dire stare nella verità e da questa congiunzione sorge il fulgore della bellezza. Si può pensare che nel mondo ci siano molto male, molte bugie e molta cattiveria, ma ci deve essere più bontà, perché il male distrugge qualsiasi struttura, e se ci fosse più male che bene tutto sarebbe già in rovina.

Nella lotta tra bene e male – che deve essere pacifica dalla parte del bene –, il bene sovrasta il male, come nella maggior parte dei film. Pochi vogliono – salvo i masochisti – che vinca il male, perché non è vero che il male sia il trionfatore assoluto della storia.

Normalmente si taccia di relativismo chi difende la bontà e lo si accusa di pensare ingenuamente che ciò che è buono per lui lo sia per tutti…

Gómez: Si potrebbe fare una lista lunghissima di cose che tutti considerano un bene: essere amati, rispettati, voluti, avere quanto basta per vivere, avere degli amici, poter godere della bellezza delle cose. Se non fosse per queste coincidenze e per molte altre l’umanità non sarebbe avanzata di un passo.

La civiltà è, per molti aspetti, una somma di soluzioni buone. Un’altra cosa è che si debba essere passati per molti mali, disgrazie e sofferenze per apprezzare il bene.

Se si guarda alla storia dell’umanità, si vedrà che quello che chiamiamo progresso, quando viene privato della retorica, è una somma di interventi positivi, di soluzioni più umane, di riconoscimento progressivo dei diritti umani, di milioni di buone azioni, di centinaia di migliaia di esempi di generosità, solidarietà, sostegno reciproco.

Il suo libro smentisce che il segreto della bontà sia una buona disposizione naturale. In cosa consiste, allora, questo segreto?

Gómez: La bontà è la virtù che riunisce tutte le altre e come ogni virtù dipende da questa seconda natura che è la continuità nel fare buone azioni.

In definitiva, il segreto della bontà è la libertà di scegliere il bene, il più spesso possibile, con la convinzione che è la miglior cosa che si possa fare, per se stessi e per gli altri, il vero cammino della felicità. L’esempio è Cristo, del quale si è scritto: “Omnia bene fecit”, ha fatto tutto bene.

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ZENIT Staff

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