La cerimonia ufficiale, con la celebrazione della Santa Messa officiata da monsignor Angelo Bagnasco, ordinario militare d’Italia, si è tenuta nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, alla presenza del presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, del Premier Silvio Berlusconi, del presidente della Camera, Pier Ferdinando, oltre a numerosi ministri in rappresentanza delle diverse istituzioni.
“L’ abbraccio iniziato un anno fa con un’ interminabile fila di cittadini che ha reso omaggio all’ altare della Patria – ha detto nell’omelia monsignor Angelo Bagnasco – continua fino ad oggi. E’ passato un anno, ma siamo rimasti fedeli al loro sacrificio”.
Bagnasco ha poi citato una frase di Giovanni Paolo II tratta dal Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002, in cui il Pontefice afferma che “è profanazione della religione proclamarsi terroristi in nome di Dio” ed ha concluso ricordando che i 19 italiani sono “caduti nell’adempimento del loro dovere per la pace e il bene comune”.
Un’altra cerimonia si è tenuta, sempre a Roma, presso il Santuario della Madonna delle Tre Fontane, dove per l’occasione è stata posta una targa commemorativa.
Nella Messa a ricordo delle vittime di Nassiriya tenutasi a Camp Mittica, presso la base del contingente italiano in Iraq, alla presenza del ministro della Difesa, Antonio Martino, don Claudio Vanetti, il cappellano della Brigata Friuli ha detto: “Qui a Nassiriya vogliamo ricordare i nostri caduti per la pace, un ricordo che neanche l’oblio del tempo riuscirà a cancellare dai nostri cuori”.
“Li ricordiamo in questa terra bagnata dal loro sangue dove continueremo l’opera che hanno cominciato”, ha aggiunto.
Monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare di Bologna, durante la Messa in suffragio degli italiani uccisi in Iraq, tenutasi nella Basilica di San Francesco, ha affermato: “Il tempo che scorre non vanifica il frutto del sacrificio di questi nostri fratelli, ma lo rende strumento di riconciliazione tra i popoli e stimolo per tutti alla riflessione e all’impegno”.
“In profonda comunione con i familiari delle vittime e con quanti servono la comunità italiana nell’Arma dei Carabinieri, dell’Esercito e delle altre istituzioni militari – ha continuato il prelato –, abbiamo tutti sentito il bisogno di porci davanti all’eloquente icona della Croce di Cristo e di immergerci nel mistero del rito eucaristico”.
Celebrando l’Eucaristia, ha proseguito, siamo tutti aiutati “ad andare oltre la cronaca”, per “immergerci nel mistero del Crocifisso glorificato” e risalire in questo modo “alla genesi della nostra ‘vocazione’, per scoprire che la morte dei nostri fratelli, uccisi dall’odio fratricida, non è stata vana”.
“Il sacrificio eroico di questi soldati operatori di pace e di tutte le vittime innocenti che con loro hanno perso la vita”, ha proseguito il prelato, non ci dispensa “dal guardare in faccia la realtà di un mondo che continua – secondo le parole del profeta Isaia – a tessere il ‘velo che copre la faccia di tutti i popoli’ (Is 25,7)”.
Il “Dio degli Eserciti”, infatti, attraverso l’Eucaristia “ha preparato un banchetto per tutti i popoli”, con cui “eliminerà la morte per sempre” e “asciugherà le lacrime su ogni volto” (cfr. Is 25,8). Lo stesso ha detto Gesù, affermando “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54).
E’ quindi nell’ottica eucaristica del dono di sé e dell’accesso al “pane della vita”, ha proseguito monsignor Vecchi, che si può riportare l’ordine “nella convivenza terrena costruita sull’orgoglio e aperta alle logiche perverse dell’egoismo, dell’ingiustizia, della violenza”.
Le “vie sbrigative” del terrorismo, della guerra, del “pacifismo a senso unico” e della conflittualità permanente “non portano da nessuna parte”, ha sottolineato il prelato, perché non fanno altro che consolidare le fondamenta della “città del caos”, preparando quello scontro di civiltà che costituisce “la vera minaccia sul futuro dell’umanità”.
Se la nostra civiltà vuole diffondere i propri valori “per la promozione dell’uomo in ogni angolo dell’universo, nel rispetto e nell’accoglienza dei valori di altre culture”, ha continuato il vescovo, deve riaccostarsi alla Chiesa, che qui in terra rende presente “il Regno di Dio eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace”.