Arcivescovo nigeriano: la missione della Chiesa sarà “globalizzare la solidarietà”

Contro gli aspetti negativi della globalizzazione che colpiscono in particolare il continente africano

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ROMA, mercoledì, 10 novembre 2004 (ZENIT.org).- Monsignor John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (Nigeria), e presidente del SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madacascar) ha fatto appello questo mercoledì affinché la Chiesa si ponga come obiettivo quello di “globalizzare la solidarietà” per contrastare gli effetti negativi di una globalizzazione che colpisce soprattutto il Continente africano.

L’arcivescovo nigeriano ha pronunciato il suo discorso nell’introdurre il Simposio che riunisce, dal 10 al 13 novembre prossimo a Roma, presso la Casa Generalizia dei Salesiani, 150 vescovi e responsabili di organismi internazionali in rappresentanza di più di 60 Paesi europei e africani sul tema “Comunione e solidarietà”.
excursus sulle relazioni che hanno unito sin dall’antichità l’Africa e l’Europa giungendo ad affermare che “la Chiesa africana che conosciamo oggi è di gran lunga figlia della Chiesa europea”.

“L’espansione della cristianità in Africa tramite le attività dei missionari europei nel secolo scorso è un record nella storia della missione”, ha raccontato e “il progresso maggiore, ironicamente, si è avuto durante l’era coloniale” sebbene le potenze coloniali non esitassero a “porre ostacoli sulla via dell’evangelizzazione cristiana dovunque ciò facesse comodo alle loro mire”.

Tuttavia, ha poi affermato monsignor John Onaiyekan allo stato attuale “l’Africa si trova a un incrocio critico, posto alla fine della strada” da cui bisogna trovare “una via di uscita” percorrendo il cammino di speranza illuminato dalla fede.

“La crescita fenomenale della Chiesa negli ultimi quaranta anni in Africa è dovuta alla grazia di Dio, all’impegno e alla dedizione dei cristiani africani ma anche al costante supporto e assistenza esterna da parte delle Chiese più antiche, specialmente europee”, ha aggiunto.

“Per un lungo periodo la relazione tra le Chiese europee e quelle africane è stata quella del donatore rispetto al donatario”, ha continuato, affermando poi che di fronte alle diverse sfide contemporanee, quella che si profila ora è “una nuova era” nella quale si avverte sempre più “il bisogno di nuove relazioni basate su mutua fiducia, comunione e solidarietà”.

“A partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa africana ha progressivamente preso il posto di figlio adulto tra le Chiese sorelle del mondo” fino a giungere al Sinodo dei vescovi per l’Africa del 1994 che ha costituito uno “spartiacque” nel suo sviluppo ed ha delineato il “bisogno di una grande considerazione per la Chiesa in Africa nel contesto della Chiesa mondiale”, ha ricordato.

Tuttavia, ha quindi tenuto a sottolineare, “i problemi dell’Africa non possono essere risolti dall’Africa da sola”.

Fra le sfide avvertite maggiormente dall’Africa il prelato ha menzionato il fenomeno della globalizzazione di cui il suo continente sente maggiormente gli “aspetti negativi”, sostenendo che “sarà la missione della Chiesa globalizzare la solidarietà, assicurando con ciò che il mondo intero, Africa inclusa, condivida i frutti di un mondo più unito e che fa sempre più attenzione alla cura e alla condivisione”.

Infine il presidente del SECAM ha espresso alcune aspettative, affermando di sperare che questo Simposio serva a dare vita ad una “organica solidarietà pastorale tra la Chiesa d’Africa e la Chiesa d’Europa”, in grado di tramutarsi in un consolidamento “mutuamente arricchente”.

L’altra speranza è che possano nascere “strategie pastorali per rendere effettiva la testimonianza della Chiesa nel risanamento delle relazioni Africa-Europa (…) tormentate da iniquità e oppressione per molte generazioni”.

E da ultimo, ha aggiunto l’arcivescovo nigeriano, vi è l’attesa che ci si possa accordare “su qualche piano, struttura e programma per il futuro, affinché ciò che cominceremo qui possa continuare negli anni che ci stanno davanti”.

Prima di congedarsi il presidente del SECAM ha affermato che la Chiesa d’America mossa da un desiderio di comunione e solidarietà con quella d’Africa ha già pubblicato una lettera pastorale intitolata A Call to Solidarity with Africa (Una chiamata alla solidarietà con l’Africa), ed ha annunciato che “dopo questo incontro dei vescovi d’Africa e d’Europa, abbiamo i programma un altro incontro per i vescovi d’Africa e d’America”.

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ZENIT Staff

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