CITTA’DEL VATICANO, domenica, 7 novembre 2004 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II ha espresso il proprio apprezzamento per le celebrazioni promosse in Sicilia in occasione del 150° anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, in una lettera inviata al cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo.
Nel messaggio reso noto il 6 novembre in Sala Stampa vaticana, il Pontefice si è detto compiaciuto di come le celebrazioni per questo anniversario “hanno suscitato nella Chiesa che è in Sicilia una fervida e corale adesione”.
“Ho molto apprezzato, – ha scritto il Santo Padre – che tanto i vescovi quanto i Ministri provinciali delle Famiglie francescane di Sicilia abbiano voluto impegnarsi nel riproporre al Popolo di Dio le profonde radici storiche che la devozione all’Immacolata può vantare in terra siciliana”.
Il Papa ho ripercorso la storia di tale devozione che risale ai tempi della dominazione bizantina, tra il VI e il IX secolo. La Madre di Cristo era particolarmente venerata con il titolo di Panaghia, Tutta Santa. Di lei si cominciò a celebrare liturgicamente la “santa Concezione”, e tale culto proseguì e si sviluppò nell’Isola senza interruzione.
Nel secolo XV, in seguito alla predicazione dei Frati Francescani, la festa divenne addirittura di precetto, si moltiplicarono le chiese e le cappelle intitolate all’Immacolata e se ne diffuse l’iconografia propria.
Dopo il Concilio di Trento sorsero in Sicilia numerose Confraternite di Maria Immacolata, tra le quali quella istituita nel 1593 a Palermo, presso la Basilica di San Francesco d’Assisi.
Nel secolo XVII, per l’influsso spagnolo, il culto dell’Immacolata venne istituzionalizzato dalle autorità del Regno, e la Città di Palermo chiese ufficialmente alla Santa Sede la proclamazione del dogma.
“L’Immacolata fu dichiarata principale Patrona di tutta la Sicilia – ha sottolineato il Pontefice -, con l’impegno per i fedeli di professare e difendere tale verità fino alla morte, un voto che è rimasto in vigore fino ad oggi, superando i mutamenti dei tempi e dei regimi”.
Nel 1850, l’Episcopato siciliano al quesito posto dal Papa Pio IX rispose in modo unanime di auspicare la definizione dogmatica, affermando che la fede nell’Immacolata Concezione di Maria era parte integrante e irrinunciabile del patrimonio di fede e di pietà del popolo cristiano dell’Isola.
Il Santo Padre ha constato che a distanza di un secolo e mezzo, la Sicilia di oggi è molto cambiata, come del resto l’intera società italiana, “ma è quanto mai importante che le nuove generazioni sappiano conservare intatto quel patrimonio di valori che ha reso illustre la storia dell’Isola”.
“In un mondo che rapidamente cambia, – ha affermato il Papa – vi sono alcune cose che non devono mutare. Tra queste sta sicuramente il legame d’amore filiale tra i membri della Chiesa e la Vergine ‘piena di grazia’, che dalla Croce Gesù ci ha affidato come Madre”.
“In mezzo alle gioie e alle attese, alle tristezze e alle angosce della vita, Maria è segno di consolazione e di sicura speranza”, ha sottolineato il Pontefice.
“Lo è per gli anziani e per i giovani, per le famiglie e per le persone consacrate. Nel dire questo, penso in particolare all’amata gente di Sicilia: prego per tutti, invocando su ogni Comunità diocesana e parrocchiale la materna protezione di Maria Immacolata”, ha infine concluso.