Chi opprime la libertà religiosa sceglie il sottosviluppo per il suo popolo, afferma Padre Cervellera

ROMA, lunedì, 28 giugno 2004 (ZENIT.org).- “Gli attentati alla libertà religiosa sono attentati contro la società e il progresso sociale ed economico di un paese. Chi opprime o soffoca la libertà religiosa di fatto sceglie di tenere in condizioni di sottosviluppo il suo popolo”, sostiene Padre Bernardo Cervellera, direttore di “AsiaNews”.

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Il Missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) ha aperto il 25 giugno a Roma, la conferenza stampa di presentazione del “Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo” redatto dall’Opera di diritto pontificio, “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS).

Padre Cervellera, ha spiegato che: “Nel 2003 molte personalità cristiane hanno subito uccisione, violenze, arresti. Questo e vero anzitutto per la Cina e per la Nord Corea”.

Gli esempi riportati nel Rapporto sono innumerevoli: cristiani che vengono battuti, rapiti, costretti a estenuanti lavaggi del cervello, perfino uccisi versandovi sopra acciaio fuso.

“La grande violenza verso i cristiani e i cattolici in particolare – ha precisato il direttore di AsiaNews – è dovuta al loro rapporto col Papa e con la Chiesa universale, visti sempre come una dipendenza esterna capace di mettere in crisi il dominio del potere di turno”.

Lo stesso fenomeno di repressione avviene nel mondo del fondamentalismo indù e musulmano.

Cervellera ha illustrato come sia nei regimi comunisti che nelle regioni dove domina il fondamentalismo religioso non ci si accontenta più di sopprimere gli individui: “Si distruggono chiese come è nel caso dell’Indonesia, della Cina, dell’India, ma si distruggono anche le case dei cristiani e soprattutto le scuole”.

Quello della distruzione delle scuole o del loro “imbavagliamento” è un elemento di persecuzione che è quasi un trend: Cina, Hong Kong, Indonesia perfino università nelle Molucche, Nepal, India, Pakistan.

“In questi casi – ha continuato Cervellera – non si vuole solo imbavagliare la fede di una comunità, che magari attraverso l’insegnamento potrebbe comunicare la propria fede alle giovani generazioni, ma si vuole distruggere la possibile influenza sociale delle religioni, in particolare di quella cristiana”.

Scuola significa fine dell’analfabetismo, apprendimento di un mestiere, conseguimento di una laurea, educazione, carriera, trasformazione sociale.

“Si distrugge non solo per uccidere la fede, ma anche per impoverire, per frustrare il popolo, per avere meno prospettive sociali”, ha sottolineato il missionario del PIME.

A questo proposito Cervellera ha ricordato che “In Cina il governo ha dato l’OK per le scuole private. Ma ha posto un veto: no alle scuole di matrice religiosa. Le altre scuole insegnano tecniche, carriere, produzioni, ma non libertà. I regimi cercano sempre schiavi, non interlocutori”.

“Ad Hong Kong le scuole cattoliche sono riconosciute da tutti come le migliori per qualità di insegnamento, di modernità, di spessore. Eppure Pechino sta facendo di tutto per chiuderle o per controllarle”, ha commentato il padre missionario.

“La conclusione è che il potere che soffoca la libertà religiosa, mette le basi per la distruzione della società”, ha poi terminato.

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ZENIT Staff

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