Rispetto ai trattati precedenti, secondo quanto si legge in un comunicato firmato da monsignor Josef Homeyer, Vescovo di Hildesheim (Germania), da monsignor Adrianus van Luyn, Vescovo di Rotterdam (Paesi Bassi) e da monsignor Hippolyte Simon, Arcivescovo di Clermont (Francia), rispettivamente Presidente e Vice-presidenti della COMECE, quello attuale approvato a Bruxelles lo scorso 18 giugno, è “più chiaro” e per questo motivo “sarà più comprensibile per i cittadini”.
Le nuove funzioni del Presidente del Consiglio Europeo e del Ministro degli Esteri dell’UE dovrebbe inoltre permettere di “identificare più facilmente le personalità responsabili dell’Unione Europea”.
“L’UE – ha proseguito la COMECE – dovrebbe diventare in questo modo più vicina ai cittadini”, aggiungendo poi a favore del Trattato costituzionale che esso “prevede modalità più bilanciate nelle procedure di voto”.
La COMECE ha ricordato anche come sia stato trovato un accordo che in teoria permette di tener conto sia della parità degli Stati che delle differenze relative alla numerosità della popolazione.
“Con nostra grande soddisfazione – ha continuato – il trattato costituzionale, all’articolo I-2, menziona il rispetto per la dignità umana come primo valore dell’Unione Europea. Gli obiettivi dell’Unione sono basati sulla ricerca del bene comune europeo ed universale”.
Il rispetto per i diritti fondamentali in Europa è garantito meglio, ha aggiunto, grazie all’inserimento nel trattato della Carta dei Diritti Fondamentali, anche se questo testo secondo la COMECE non è “soddisfacente in ogni aspetto”.
Si può quindi sperare, ha auspicato la Commissione, “che l’Unione diventi sempre più una comunità di valori”.
Il riconoscimento dell’identità e dello specifico contributo delle Chiese e delle altre comunità religiose, inoltre, “costituisce un fondamentale passo avanti per l’Unione Europea”.
La Commissione ha anche affermato che un dialogo “aperto, trasparente e regolare” tra le Chiese e le comunità religiose è un buon punto di partenza per lo sviluppo di rapporti di partnership tra le istituzioni europee e le Chiese.
Riguardo al Preambolo, la COMECE si era detta favorevole alla menzione dell’eredità cristiana dell’Europa e si rammarica che la Conferenza Intergovernativa, a causa dell’opposizione di alcuni suoi membri, non sia riuscita a trovare un consenso per riconoscere “che questa eredità è specificatamente cristiana”, come proposto dalla COMECE e da altre Chiese.
“Questo fatto, che potrebbe essere interpretato come una forma di disprezzo per le convinzioni di un numero significativo dei cittadini di tutti gli Stati membri, mostra che l’Unione Europea deve riflettere molto di più sulla sua identità e la sua eredità”, ha affermato.
“L’Europa rimane un progetto in costruzione da molti punti di vista”, ha proseguito la Commissione, invitando poi tutti i cittadini “a familiarizzare con il Trattato” ed esortando i leader politici, i media e gli intellettuali ad assumersi la responsabilità di presentarlo ai cittadini per far conoscere meglio “i valori e gli obiettivi dell’integrazione europea”.
Il Segretario generale della COMECE, monsignor Noel Treanor, in una prima reazione all’approvazione del Trattato costituzionale europeo, ha espresso la propria soddisfazione, sostenendo che “i popoli europei avevano bisogno di un chiaro segnale che i loro leader potevano lavorare insieme per il bene comune”.
Il prelato ha aggiunto che l’importanza del Trattato risiede nel fatto che “ridefinisce la missione democratica dell’Unione”, “identifica chiaramente i valori e gli obiettivi, radicati nella sua eredità comune” e “rende le istituzioni e i compiti più semplici da comprendere”, cosa che, se presentata responsabilmente dai politici, dovrebbe aiutare a far fronte al “grave senso di alienazione” di molti Europei.
Il Trattato, inoltre, secondo monsignor Treanor “rafforza il principio di sussidiarietà” e fornisce “un’opportunità senza precedenti a tutti i cittadini e gli attori della società civile di contribuire attraverso il processo democratico ad un’Europa di pace, giustizia e solidarietà”.
Riguardo alla libertà religiosa e al ruolo delle comunità religiose nella vita pubblica, il prelato ha affermato che il modo in cui il Trattato le riconosce “garantisce il rispetto per la diversità e il dialogo tra istituzioni religiose e autorità politiche”.
Monsignor Treanor si è poi detto dispiaciuto che i Capi di Stato e di Governo non siano riusciti a raggiungere una formulazione che avrebbe riconosciuto “l’innegabile contributo della Cristianità e delle altre tradizioni”, anche se ha affermato che questa omissione “non altera il fatto che i valori dell’Unione descritti all’articolo I-2, soprattutto il rispetto per la dignità umana, siano stati ispirati dal pensiero cristiano”.
La mancata menzione dell’eredità cristiana europea, però, rappresenta “un’opportunità mancata per edificare sulla nostra eredità comune un futuro aperto a tutti”.
Per conoscere anche il punto di vista del CESPAS (Centro Europeo di Studi su Popolazione, Ambiente e Sviluppo) e del gruppo "Cristiani per l’Ambiente" sul Trattato costituzionale dell’Unione Europea: ZENIT, Servizio Giornaliero, 24 giugno 2004.
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Jun 25, 2004 00:00