CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 11 giugno 2004 (ZENIT.org).- Il Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in occasione del suo 50° di fondazione (1954-2004), ha bandito un Premio giornalistico, per favorire la valorizzazione e la promozione dell’insegnamento e dello studio delle lingue classiche come approccio alle radici classiche e cristiane dell’Europa.

Il Premio, esteso a tutta l’Europa, riguarda le aree tematiche relative all’attualità e al significato del latino e del greco per lo sviluppo scientifico e culturale dell’Europa sviluppate con articoli pubblicati su quotidiani e periodici ad alta divulgazione.

Gli articoli che potranno partecipare al concorso dovranno essere pubblicati da adesso fino al 31 dicembre 2004.

Gli autori partecipanti al concorso dovranno segnalare alla Segreteria del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, (Piazza Pio XII 3, 00120 Città del Vaticano) i propri lavori (in sei copie del giornale o della rivista), precisando il nome della testata e la data di pubblicazione.

Dopo aver esaminato tutti gli articoli pervenuti, la Giuria assegnerà il premio di Euro 5.000,00 (cinquemila).

Per approfondire le ragioni ed il fine del concorso, ZENIT ha intervistato monsignor Walter Brandmüller, Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.

Quali sono le motivazioni che hanno spinto ad organizzare questo concorso?

Mons. Brandmüller: Lo studio del latino era un tempo alla base della formazione di ogni studente. Negli ultimi decenni si è assistito ad un sempre progressivo abbandono dello studio di questa lingua tranne per alcune eccezioni. Questo ha comportato un sempre maggiore limitazione della diffusione di questa lingua classica ad una ristrettissima cerchia di professionisti (pensiamo all’ambito universitario) o per chi come nella Chiesa cattolica è tenuto ad utilizzarlo correntemente (nei tribunali ecclesiastici ad esempio) o alla cerchia dei cultori della materia sparsi, per fortuna, in tutto il mondo.

Quali sono gli obiettivi che vi prefiggete di raggiungere?

Mons. Brandmüller: Sicuramente la rivalutazione del latino come lingua e come strumento di conoscenza. Attraverso questo idioma è possibile una migliore cognizione anche delle lingue attuali in particolar modo, come è ovvio, per le neolatine.

Inoltre per lo studio non solo di coloro i quali l’hanno, per così dire, inventata e cioè i romani, ma anche per il mondo e la storia antica e moderna quando il latino era, per così dire, la lingua internazionale dei rapporti politici, economici e culturali.

In che modo si possono recuperare le lingue classiche?

Mons. Brandmüller: Incentivandone lo studio e reinserendola nella vita quotidiana. Visto che per gli studenti il latino risulta fondamentale in quanto crea una certa “forma mentis” si potrebbero istituire concorsi per giovani delle scuole medie superiori.

Sarebbe anche opportuno che, per accedere a determinate scuole o facoltà universitarie, fosse richiesta nel “curriculum” anche la conoscenza della lingua latina. Ma non solo; in un recente film sulla “Passione di Cristo” è stata fatta una coraggiosa scelta dal parte del regista di far svolgere i dialoghi nelle lingue originali dell’epoca e tra queste anche il latino.

Altre iniziative si segnalano in questo senso come una rubrica sul programma in inglese della Radio Vaticana sugli influssi che il latino ha sulla nostra lingua e sulle nostre abitudini. Ecco, favorire quindi occasioni perché si possa recuperare questo straordinario patrimonio che appartiene, in fin dei conti, all’intera umanità.