GINEVRA, domenica 28 marzo 2004 (ZENIT.org).- Il 22 marzo scorso monsignor Silvano Tomasi, C.S., Osservatore Permanente della Santa Sede, in un intervento pronunciato a Ginevra ha sottolineato l’importanza dell’educazione e dei mass-media nella lotta al razzismo e nella formazione di una “opinione pubblica sensibile e rispettosa dell’altro”.
In occasione della 60.ma Sessione della Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che si svolge a Ginevra dal 15 marzo al 23 aprile prossimo, monsignor Tomasi ha preso la parola durante un dibattito incentrato sul razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e tutte le forme di discriminazione.
L’intervento del monsignore ha da subito messo in risalto che “in recenti episodi l’intolleranza, fondata sull’idea della superiorità di un gruppo sulla base dell’origine di questo gruppo e delle caratteristiche ad esso attribuite” ha provocato “nuova violenza e morte, pulizie etniche, fughe di rifugiati e incalcolabile miseria”.
Ricordando come questi siano anche frutto di una “accresciuta mobilità delle persone”, che in particolare in situazioni di illegalità, si espongono maggiormente agli “attacchi e alla emarginazione forzata”, permettendo in questo modo ai pregiudizi di attecchire nel tessuto sociale, spesso nelle circostanza di vita ordinaria e sui luoghi di lavoro dove “la mancanza di equità nel trattamento e nelle opportunità influisce negativamente sulla produttività”.
Il portavoce del Vaticano a Ginevra ha poi commentato che questo atteggiamento razzistico e di auto-affermazione cela non poche volte dietro di sé un “controllo antidemocratico del potere” e “una giustificazione razionalizzata della corruzione”.
Nel tirare le somme dei passi avanti compiuti in questo ambito a partire dalla promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (10 dicembre 1948) fino alla “Declaration and Programme of Action” a conclusione della conferenza mondiale tenutasi a Durban dal 31 agosto fino all’8 settembre 2001, il monsignor ha affermato che molto è stato fatto nello “sforzo di contenere ed eliminare il pregiudizio e la discriminazione”.
“Il raggiungimento di questi obiettivi deve procedere da un atteggiamento di accettazione dell’ “altro” e da un genuino apprezzamento della molteplicità dei doni che le comunità e le culture apportano all’insieme della famiglia umana”, ha detto aggiungendo poi che “questa necessaria prospettiva positiva può derivare solo da un profondo impegno a trasformare in realtà l’arte del vivere insieme in pace e in reciproco rispetto.”
“Uno strumento strategico a tale proposito – ha affermato – è rappresentato dall’educazione, specialmente quella sui diritti umani, che deve andare oltre l’espressione esterna di una cultura, per raggiungere il sistema di valori e la fede spirituale che sostengono l’identità di un popolo”.
“Accanto all’educazione, è essenziale anche il ruolo dei mezzi di comunicazione sociale nella formazione di un’opinione pubblica sensibile e rispettosa dell’altro”. Esortando poi a fare “attenzione a non trasformare la selettività dell’informazione in una forma di pregiudizio, sia per l’analisi storica e sia per l’analisi delle attuali situazioni politiche e ideologiche”.
“D’altra parte, un servizio molto positivo i mezzi di comunicazione lo rendono quando evidenziano i successi dei comportamenti contrari al razzismo”, ha ribadito il monsignore.
L’Osservatore della Santa Sede ha ricordato come nel perseguimento di misure idonee a proteggere le persone dalle diverse forme d’intolleranza, la “Declaration and Programme of Action” di Durban riconosce “la necessità di misure speciali o di azioni positive in favore delle vittime del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e dalle relative forme d’intolleranza, al fine di promuovere la loro piena integrazione nella società”.
“Tali misure ‘dovrebbero essere tese a correggere le condizioni che ostacolano il godimento dei diritti, per introdurre misure speciali volte ad incoraggiare una partecipazione a parti condizioni di tutti i gruppi razziali, culturali, linguistici e religiosi, in tutti i settori della società, e a portare tutti su un livello di uguaglianza’ “ (n. 108), ha così ricordato.
“Un tale atteggiamento preordinato alla vittima, richiede l’accesso a meccanismi di ricorso e di risarcimento che possa rispondere efficacemente anche alle giuste aspirazioni dei poveri e dei più emarginati”, ha in seguito spiegato l’Osservatore Permanente della Santa Sede.
Nel concludere poi il suo discorso monsignor Silvano Tomasi ha sottolineato che: “L’eguale dignità di tutte le persone e di ogni comunità umana rappresenta una piattaforma di lancio nel futuro, capace di stimolare la creatività della comunità internazionale al fine di continuare l’elaborazione di ogni misura pratica idonea al raggiungimento del nobile obiettivo dell’eliminazione di ogni forma di razzismo e di intolleranza, e alla promozione di una società giusta e integrativa”.
Per quest’anno 2004, proclamato dalle Nazioni Unite come L’Anno Internazionale per la Commemorazione della Battaglia contro la Schiavitù e l’Abolizione, in occasione del 20 marzo, dedicato alla Celebrazione del Giorno Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale, sono stati organizzati nelle città sede dei quartieri generali dell’UNESCO, eventi e iniziative a memoria delle vittime di questo crimine contro l’umanità.