Una nota di dolore caratterizza le parole di Papa Francesco durante l’Angelus di oggi, in piazza San Pietro: è il dolore per la “terribile strage” avvenuta ieri ad Ankara, in Turchia. “Dolore per i numerosi morti. Dolore per i feriti. Dolore perché gli attentatori hanno colpito persone inermi che manifestavano per la pace”, dice il Papa, che assicura preghiere “per quel caro Paese” che egli stesso ha visitato nel novembre 2014, e chiede al Signore “di accogliere le anime dei defunti e di confortare i sofferenti e i familiari”.
Il Pontefice chiede quindi a tutti i fedeli presenti in piazza di pregare in silenzio. Poi dal dolore passa al rammarico ricordando che martedì prossimo, 13 ottobre, ricorre la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali. “Va purtroppo riconosciuto - afferma - che gli effetti di tali calamità sono spesso aggravati da mancanze di cura dell’ambiente da parte dell’uomo”. “Mi unisco - prosegue il Santo Padre - a tutti coloro che in modo lungimirante si impegnano nella tutela della nostra casa comune, per promuovere una cultura globale e locale di riduzione dei disastri e di maggiore resilienza ad essi, armonizzando le nuove conoscenze con quelle tradizionali, e con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili”.
Nella sua catechesi prima della preghiera mariana, Francesco si sofferma invece sulle “tre scene” che caratterizzano il Vangelo odierno, tratto dal decimo capitolo di Marco, “scandite da tre sguardi di Gesù”. La prima è l’incontro tra Cristo e un tale, identificato come “giovane”, che rivolge al “Maestro buono” un quesito cruciale: “cosa fare per avere in eredità la vita eterna”. “Vita eterna”, spiega il Papa, che “non è solo la vita dell’aldilà, ma è la vita piena, compiuta, senza limiti”. Cosa fare per raggiungerla? La risposta di Gesù riassume i comandamenti che si riferiscono all’amore verso il prossimo. Al riguardo, ricorda Bergoglio, “quel giovane non ha nulla da rimproverarsi; ma evidentemente l’osservanza dei precetti non gli basta, non soddisfa il suo desiderio di pienezza”.
Gesù “intuisce” questo desiderio nel cuore del suo interlocutore e perciò traduce la sua risposta “in uno sguardo intenso pieno di tenerezza e di affetto”. Al contempo, il Messia - spiega il Pontefice - “capisce anche qual è il suo punto debole”, e gli fa una “proposta concreta”: dare tutti i suoi beni ai poveri e seguirlo. E’ lì che il giovane capitola, perché “ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il denaro”. Se ne va quindi rattristato. Una dimostrazione palese - osserva Francesco - “che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata”.
Nella seconda scena, l’evangelista “inquadra invece gli occhi di Gesù”: “uno sguardo pensoso, di avvertimento” mentre spiega ai discepoli quanto sia difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. Allo stupore dei dodici, che si domandano: “E chi può essere salvato?”, Cristo risponde con un terzo sguardo: “uno sguardo di incoraggiamento” – sottolinea il Santo Padre – e afferma: “la salvezza è, sì, impossibile agli uomini, ma non a Dio!’”. Ovvero, "se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede”.
Si arriva così alla terza scena, quella della “solenne dichiarazione di Gesù: ‘In verità vi dico: chi lascia tutto per seguirmi avrà la vita eterna nel futuro e il centuplo già nel presente’”. Questo “centuplo”, spiega il Papa, “è fatto dalle cose prima possedute e poi lasciate, ma che si ritrovano moltiplicate all’infinito. Ci si priva dei beni e si riceve in cambio il godimento del vero bene; ci si libera dalla schiavitù delle cose e si guadagna la libertà del servizio per amore; si rinuncia al possesso e si ricava la gioia del dono”.
È “solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore” che ci liberiamo infatti “dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni”, evidenzia Bergoglio. E rimarca che denaro, piacere, successo sono solo palliativi che “abbagliano, ma poi deludono”, “promettono vita, ma procurano morte”. Perciò il Signore “ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa”. A braccio, Francesco domanda infatti a tutti i giovani presenti in piazza San Pietro: “Cari ragazzi e ragazze, avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? Cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza del cuore che la mondanità ci offre?”. La Vergine Maria - è la sua preghiera conclusiva - “ci aiuti ad aprire il nostro cuore all’amore di Gesù, allo sguardo di Gesù. il solo che può appagare la nostra sete di felicità”.
Il testo integrale dell'Angelus è disponibile qui.