Camillo de Lellis, nato nel 1550, soldato di ventura al soldo ora di Venezia ora della Spagna, aveva il vizio del gioco. Appena veniva congedato dopo una campagna, finiva per dissipare tutta la buonuscita giocando a dadi. Il colloquio con un frate francescano fu decisivo: lo invitò a riflettere sulla sua vera vocazione che forse era quella di dedicarsi interamente a Dio. Camillo stava per abbracciare la vita monastica quando una ferita ulcerosa alla gamba lo costrinse ad andare a Roma per farsi curare nell’ospedale degli incurabili, il San Giacomo.

Colpito dal modo con cui venivano trattati i malati, scoprì la sua vera vocazione: occuparsi degli infermi vedendo nella loro carne piagata lo stesso corpo di Cristo…

Finalmente è stato fatto un film sulla vita di san Camillo de Lellis. Una vita piena di eventi che si presta molto bene a una trasposizione cinematografica: all'inizio avventurosa e sregolata fino all’età di 25 anni (era un soldato di ventura con il vizio del gioco) a cui segue una profonda conversione e la fondazione di una istituzione, quella dei Ministri degli Infermi (Camilliani) che segnò una svolta nel modo in cui venivano curati i malati, un segno tangibile del nuovo spirito della Riforma Cattolica.

La docu-fiction (un misto di sequenze recitate a cui si alternano interventi di specialisti) inquadra bene il periodo in cui visse san Camillo: come reazione alla riforma luterana nacquero spontaneamente molte confraternite laiche che avevano due obiettivi principali: la santità personale e la carità verso gli altri.

Non era difficile che a quell’epoca s’incontrassero a Roma san Filippo Neri, san Carlo Barromeo, Sant’ Ignazio di Loyola, San Camillo ed altri che stavano realizzando una controriforma che partiva dal basso, in povertà, senz’altro impegno che servire Dio nella cura del prossimo. In contrasto con una visione rinascimentale che vedeva nel corpo soprattutto l’armonia e la bellezza, disprezzando tutto ciò che era deforme e infermo, San Camillo intuì che i malati sono il volto di Cristo e prendersene cura voleva significare servire Cristo nella sua carne sofferente.

Il documentario sintetizza inevitabilmente le battaglie a cui Camillo partecipò per la difesa del Mediterraneo al soldo di Venezia e della Spagna: viene ricordato un solo episodio, quello in cui Camillo si rifiutò di sfamarsi con la carne dei nemici uccisi (nella realtà l’episodio si svolse dopo la conquista dei veneziani della fortezza turca di Castelnuovo a Corfù[1]). Ben sviluppato è invece il momento decisivo per il “nuovo” Camillo: il colloquio con il francescano padre Angelo che intuì in lui un’anima buona e lo invitò a farsi coraggio e a “sputare in faccia al diavolo”. E’ la prima fase della svolta a cui segue la seconda: costretto a stare a lungo in ospedale per la sua gamba malata, scoprì sulla sua pelle il modo disumano in cui venivano trattati i malati e comprese quale missione gli era stata affidata da Dio: dedicare la vita ai malati indigenti ricoverati negli ospedali.

Il film non tralascia le molte difficoltà che seguirono alla sua decisione ma ormai il testardo Camillo andava avanti con la serenità che gli aveva la contemplazione del Crocifisso.  “Quest’opera non è tua ma mia” era la rivelazione che Camillo aveva ricevuto in un momento di orazione davanti all'altare. Vide quindi la necessità di costituire una compagnia di uomini pii et dabbene che non si prendesse cura dei malati per il soldo ma per “servirli come fa una madre amorosa con il suo unico figliolo infermo”.

Il film, pur dovendo rinunciare, per motivi di budget, alla spettacolarità di quelle scene che ci si sarebbe aspettati dalla ricostruzione di una vita avventurosa come quella di San Camillo, beneficia di attori tutti nella parte e di una valida regia. Motivi di sintesi hanno costretto a saltare alcuni passaggi risolutivi per la vita di Camillo e della nuova compagnia: in particolare l’amicizia con San Filippo Neri, che per primo intuì che Camillo non era adatto per la vita monastica (ma poi sbagliò nel dissuaderlo dall’organizzare una nuova compagnia) e l’episodio dell’epidemia a Roma del 1590 che rese nota la nuova congregazione anche al Papa, il quale approvò l’istituzione del nuovo ordine. Merito indiscusso del lavoro è invece aver ben evidenziato la spiritualità che animava i Ministri degli Infermi e che consentì la nascita di tante altre comunità nel resto dell’Italia.

La docu-fiction è disponibile in DVD in lingua italiana presso www.romacaputfidei.it

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Titolo Originale: Ti servirò - La vita di san Camillo de Lellis
Paese: ITALIA
Anno: 2014
Regia: Fabio Carini
Sceneggiatura: Fabio Carini
Produzione: CRISTIANA VIDEO
Durata: 95
Interpreti: Fabrizio Colica, Antonello Caggiari, Claudio Colica, Gioacchino Mazzoli

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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NOTA

[1] MARIO SPINELLI, Camillo de Lellis – “più cuore in quelle mani!”, Città Nuova Editrice, Roma 2007, p. 50