Nessuno ha in mano la verità assoluta ma al tempo stesso è necessario avere un’identità forte e conoscerla, per poter interloquire con chi è diverso da noi. Questo ed altro è emerso all’incontro inaugurale della XXXVI edizione del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli.
Il dialogo interreligioso è da sempre una delle colonne portanti della manifestazione riminese, tuttavia è significativo che quest’anno, tale tema abbia fatto da apripista.
Dietro alla riflessione odierna, vi è la tragedia della strage nella redazione di Charlie Hebdo, dello scorso 7 gennaio, che ha prepotentemente portato al centro dell’attenzione il dibattito sulla natura delle religioni, in particolare in un paese come la Francia, dove la laicità è il principale fondamento dei valori nazionali.
Tuttavia, come afferma il titolo della conferenza, Le religioni sono parte della soluzione, non il problema. Ne sono profondamente convinti i tre leader religiosi, tutti di nazionalità francese, intervenuti oggi pomeriggio a Riminifiera, introdotti dalla presidente del Meeting, Emilia Guarnieri.
Il Gran Rabbino di Francia, Haim Korsia, ha accennato alla necessità intrinseca delle religioni di “alimentarsi con le verità degli altri”, poiché nessuna di esse possiede la verità assoluta.
Al punto che, persino nell’idolatria si possono individuare frammenti di verità. Allo stesso popolo di Israele, ha affermato il Gran Rabbino, è stato comandato di amare l’Egitto, avendolo ospitato, seppure nella forma della schiavitù.
Da parte sua, Azzedine Gaci, Rettore della Gran Moschea Othmane di Villeurbane, ha individuato tre condizioni per un dialogo interreligioso fruttuoso, a partire dalla “conoscenza dell’altro, ovvero tutto ciò che io non sono, che non mi somiglia”.
C’è poi il principio del “rispetto dell’altro”, qualcosa di più elevato ed avanzato rispetto alla semplice “tolleranza”. A questo proposito Gaci ha parlato della sua amicizia con i cardinali Jean-Louis Tauran e Philippe Barbarin, rispettivamente presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e arcivescovo di Lione.
“Con Tauran e Barbarin – ha raccontato il rettore – non sempre siamo d’accordo su tutto ma riusciamo sempre a parlare di qualunque cosa, perché c’è un affetto profondo”.
Il terzo principio menzionato da Gaci è “l’arricchimento tramite la presenza dell’altro”, che significa “non dissolversi ma edificarsi insieme a lui”.
Tuttavia, “si può essere aperti verso gli altri, solo se si è consapevoli di chi si è”, ha aggiunto il rettore, sottolineando che “prima che musulmani, cristiani o ebrei, siamo esseri umani”.
Ha chiuso gli interventi il già citato cardinale Tauran, partendo dall’assioma di Friedrich Nietzsche, secondo il quale “Dio è morto, ucciso da tutti noi”.
La mentalità secolarista - di cui peraltro Nietzsche non è l’iniziatore ma solo uno dei sui più fulgidi esponenti – pur essendo ad uno stato parecchio avanzato, specie in Occidente, oggi si trova di fronte alla sfida del ritorno della religione, sebbene con modalità diverse rispetto al passato.
Tauran ha quindi individuato una tendenza odierna “panteista e sincretista”, con una componente “individualista ed emotiva” particolarmente marcata; si cerca, dunque, “una saggezza più che una religione, un credere senza appartenere, mentre tutto spinge a relegare nel privato la religione”.
In questo scenario, si riscontrano fenomeni come la “proliferazione delle sètte”, nelle “religioni orientali” e nell’avanzata dell’“Islam”.
È in particolare nell’Islam che si annida il pericolo del “fondamentalismo”, che molti erroneamente identificano con le religioni tout court. Secondo il porporato, tuttavia, questo riduzionismo è favorito dalla strumentalizzazione della religione a fini di potere.
“Oggi non esistono tanto conflitti religiosi, quanto conflitti politici con pretesti religiosi”, ha affermato il capodicastero. Non è tanto di “fede” che si parla quanto di religione come strumento per “definire un gruppo”.
Di segno opposto, ha ricordato Tauran, è il messaggio di papa Francesco che, in particolare nella sua ultima enciclica, ricorda che “la maggior parte degli abitanti del pianeta si dichiarano credenti, e questo dovrebbe spingere le religioni ad entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità” (Laudato sì, 201).
È proprio questa comune vocazione alla tutela della dignità dell’uomo, che pone tutte le religioni di fronte a tre sfide: “il dovere dell’identità, il coraggio della verità e la sincerità delle intenzioni”, ha affermato il cardinale.
Ricordando che “Dio vuole rendere felice ogni persona”, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha ringraziato “Comunione e Liberazione, perché anche quest’anno ci ha dato la possibilità di condividere la gioia di sapere chi siamo e dove andiamo”. E ha poi concluso: “Dio non è morto, venite al Meeting e vedrete”.