Santa Sede: lo Stato di diritto tenga conto della legge morale naturale

L’Osservatore Permanente presso l’ONU interviene a New York

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di Roberta Sciamplicotti

NEW YORK, venerdì, 15 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Intervenendo questo mercoledì davanti al Sesto Comitato dell’Assemblea Generale ONU, l’Arcivescovo Francis Chullikatt, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha affermato che lo Stato di diritto richiede la considerazione della legge morale naturale.

Lo Stato di diritto, ha osservato il presule, “è la base dello sviluppo, della pace e della sicurezza”.

Per l’Arcivescovo, due motivi sostengono questa affermazione: “in primo luogo, la persona umana è intelligente; in seconda istanza, il mondo e le questioni che dobbiamo affrontare sono intelligibili”.

Per questa ragione, “l’umanità è capace di conoscere la dignità essenziale di ogni essere umano”.

“La combinazione di intelligenza umana, intelligibilità della natura e della storia e rispetto incondizionato della dignità umana dovrebbe far sì che le persone a cui viene affidato il compito di elaborare le leggi e di applicarle promulghino leggi giuste che servono e difendono il bene comune della famiglia umana”.

Perché lo Stato di diritto promuova la vera giustizia, ad ogni modo, è necessaria da parte delle autorità nazionali e internazionali “una migliore conoscenza della natura della legge e della giustizia”.

Allo stesso modo, “bisogna inserire la legge morale naturale, che non è altro che il riconoscimento di tutte le conseguenze sociali della dignità umana” e “introduce un elemento fondamentale all’elaborazione delle norme pubbliche”, perché “collega lo Stato di diritto alla ricerca della verità, che a sua volta dà espressione alla legge inscritta nel cuore umano”.

Monsignor Chullikatt ha quindi lamentato il fatto che al giorno d’oggi i corpi legislativi e giudiziari troppo spesso non tengano conto della legge morale naturale, “base fondamentale del loro lavoro”, e “si concentrino solo sulla percezione empirica delle circostanze umane e delle questioni procedurali riguardanti la creazione e l’applicazione della legge”.

Accanto a questo, “non si riconosce la necessità che il diritto rispetti le verità universali”.

Questo “approccio positivistico e utilitaristico del diritto” provoca la trasformazione di “interessi o desideri privati in leggi che confliggono con i doveri derivanti dalla responsabilità sociale”, e “rischia di minare la promozione e la giusta applicazione dello Stato di diritto perché scollega la legge dalle sue radici nell’ordine morale naturale e porta all’errata conclusione che ciò che è diventato legale sia giusto e morale”.

I leader internazionali e le autorità civili, ha spiegato il presule, devono assicurare il governo globale e nazionale attraverso lo Stato di diritto, “continuare a lavorare per rimuovere il conflitto percepito tra pace e giustizia e promuovere una visione più ampia della giustizia che tenga conto delle forme di giustizia politica, sociale, economica e legale”.

La giustizia, del resto, “richiede l’istituzione di giusti rapporti tra individui e popoli di modo che il bene comune dell’umanità possa essere servito in modo proficuo”.

“Gli individui responsabili dello sviluppo e dell’elaborazione della legge hanno la responsabilità di assicurare che i loro sforzi contribuiscano al bene comune della società proteggendo i legittimi interessi di ogni membro della società ed elevando la consapevolezza delle responsabilità di tutte le persone”.
 
Questi individui, ha concluso l’Osservatore Permanente, “devono continuare a lavorare per assicurare che la legge sia davvero giusta e promuova il bene comune sostenendo la dignità della persona umana, promuovendo l’unità sociale, difendendo la vita, promuovendo la riabilitazione dei trasgressori, riabilitando le vittime a livello sia fisico che spirituale e aumentando la fiducia e la comprensione tra popoli e Nazioni”.

Per ulteriori informazioni sulla Missione della Santa Sede, www.holyseemission.org.

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ZENIT Staff

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