"Quel bombardamento di pietre che ci ha risparmiate tutte tranne la nostra amata badessa"

A cinque anni dal terremoto d’Abruzzo, la testimonianza delle suore clarisse di Paganica, tra preghiera, lavoro e fraternità 

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Cinque anni fa, il terremoto che sconvolse l’Abruzzo. Sono spesso le ricorrenze a ravvivare ricordi altrimenti sopiti dall’incedere del tempo. Ma in questo caso, non è così. Snodandosi tra muri crepati e macerie accalcate, un lungo filo unisce il dramma di quella notte alla memoria di chiunque visiti ancora oggi le zone colpite.

Lungo come la strada che attraversa Paganica, una frazione dell’Aquila adagiata alle pendici del Gran Sasso, e conduce presso l’alloggio temporaneo delle Suore clarisse. È una costruzione bassa, in legno, che somiglia più a una baita che non a un convento, ma è già un segno della Provvidenza.

Già, perché le suore cinque anni fa persero tutto, tranne quella speranza in Dio che ha concesso loro di far ritorno, dopo l’ospitalità ricevuta per nove mesi in un Monastero delle Marche, nella loro Paganica. In attesa che l’antico Monastero venga ristrutturato, è in questa struttura provvisoria che le religiose hanno potuto ripristinare le loro attività quotidiane: preghiera, lavoro, silenzio e fraternità. A cinque anni dal terremoto, ZENIT ne ha parlato con l’abbadessa, suor Rosa Maria.

***

Suor Rosa Maria, a quando risale la presenza delle clarisse nel territorio aquilano?

La nostra storia ha radici antiche. Il Monastero nasce con la Beata Antonia da Firenze, di cui custodiamo il suo corpo incorrotto. È molto amata e venerata anche in diverse parti del mondo. Antonia, mossa dal desiderio di amare il Signore in maniera radicale, abbracciò la prima Regola di Santa Chiara e nel 1443, insieme a San Giovanni da Capestrano, fondò il Monastero andando a vivere in un luogo già esistente al centro storico della città dell’Aquila, dove generazioni di sorelle si sono succedute vivendo in povertà, la fraternità con gioia, l’amore per Dio e la lode a Lui, pregando e intercedendo per tutti gli uomini.

Come si è arrivati al trasferimento nel Monastero di Paganica, nel 1997?

Il luogo, pur essendo bellissimo dal punto di vista artistico e pieno di storia, non garantiva più il silenzio necessario per la nostra vita contemplativa. Il nostro cappellano di quel tempo, padre Gabriele Marini, frate minore, durante la celebrazione dell’Eucarestia ebbe quest’ispirazione di trasferirci a Paganica in quello che era un Convento dei frati ormai chiuso da qualche anno. Dove siamo è un luogo molto semplice e per questo bello, immerso nel verde e circondato dai monti. La stessa natura c’invita alla lode. Non è stato semplice all’inizio, soprattutto per le sorelle anziane, ma per tutte era chiaro che eravamo dentro un disegno d’amore che il Signore stesso stava scrivendo in una storia di provvidenza. Di lì a poco sono arrivate diverse sorelle giovani che hanno desiderato vivere con noi il carisma di Chiara d’Assisi e il luogo è diventato meta d’incontro, di dialogo e di preghiera.

Il ricordo del terremoto è per voi legato a quello di madre Gemma, vostra badessa fino a quel 6 aprile 2009…

Domani è il 6 aprile, il quinto anniversario del terremoto che nel 2009 hadistrutto la nostra città e il nostro Monastero, e la memoria necessariamente ricorre a lei. La pensiamo felice accanto a Dio, con il sorriso e la gioia serena che ci comunicava ogni giorno. Madre Gemma è stata una donna di grande fede e di ascolto del Signore. Ci comunicava la bellezza dell’amore per Dio e per tutti gli uomini nostri fratelli. Donna di grande spirito missionario, desiderava portare il Vangelo e la gioia della nostra vita in quelle regioni che non avevano un Monastero. Donna laboriosa e umile, povera. Amava la fraternità, considerata il luogo dove vivere il Vangelo nel quotidiano. Negli ultimi tempi, pur essendo piena di vita – aveva 60 anni quando è morta a seguito del crollo del Monastero – ci ripeteva spesso: io morirò presto, vi guarderò dal cielo. Adesso capiamo il senso di quelle parole e davvero la sentiamo tanto presente non solo per noi ma anche per tanti che l’hanno conosciuta e amata.

Come interpretate che il crollo del tetto del monastero abbia risparmiato tutte voi tranne la vostra badessa?

I nostri tecnici, che non sono credenti, dicono di non spiegarsi come sia rimasta in piedi, senza alcuna legge fisica, una parte del tetto che, di fatto, non ci ha schiacciate completamente. Nonostante il bombardamento di pietre dall’alto, dove diverse sorelle sono rimaste ferite, siamo uscite miracolosamente vive, con l’aiuto dei vicini di casa. Abbiamo pensato che abbiamo ancora una missione da compiere per il Signore, mentre quella di madre Gemma era completata. Ha dato tutto quello che poteva, tutta la sua vita, come un chicco di grano che caduto in terra muore per portare molto frutto e questo buon frutto è per tutti. Ha lasciato noi sorelle come sua eredità.

In che modo continuate a percepire la sua presenza tra voi?

Diverse persone ci dicono che chiedono la sua intercessione e che ricevono da lei segni di custodia e di amore. Con il terremoto abbiamo perso tutto, non avevamo nulla dove alloggiare. Quando pochi giorni dopo il terremoto siamo state contattate da Tele Pace che si è offerta di costruirci un piccolo Monastero in legno per permetterci di continuare a essere presenti a Paganica ed essere segno di speranza per la gente, lo abbiamo pensato come un segno della sua tenerezza materna insieme all’amore di Dio che non abbandona mai i suoi figli.

Come sono le condizioni del vostro nuovo alloggio e come procedono i lavori per la ricostruzione del monastero e della chiesa?

La struttura è molto piccola, siamo un Monastero di clausura, eppure viviamo una condizione straordinaria in modo ordinario e semplice. La nostra vita scorre serena tra preghiera, fraternità e lavoro. Per ragioni di spazio abbiamo dovuto rinunciare a tante cose, per esempio il lavoro delle ostie e altri ambienti necessari per la nostra vita. La ricostruzione del Monastero e della Chiesa è iniziata, pur con diverse difficoltà. Siamo completamente affidate alla Provvidenza. Anche questo inizio lo consideriamo una particolare intercessione di Madre Gemma.

L’evento del 6 aprile 2009, seppur terribile, ha suscitato qualcosa di positivo, ovvero quella vocazione alla solidarietà, spesso inopinata, di tante persone. Vuol parlarci di questo aspetto alla luce della fede in Dio?

Abbiamo sperimentato la solidarietà di tanti senza i quali non ce l’avremmo mai fatta. All’inizio c’era bisogno di tutto e nel tempo, la necessità di non sentirci soli, abbandonati. L’aiuto di tante braccia, di tanti cuori, di tante mani giunte ci ha dato la forza di rialzarci e penso anche alla nostra gente. È stato come un balsamo che ha alleviato le ferite, coraggio per continuare a camminare verso il futuro e a leggerlo con speranza. Dio stesso ha pianto con noi, era con chi ci ha aiutato, continua a essere in ogni gesto d’amore. La povertà materiale e spirituale è cresciuta enormemente nel nostro territorio. Cerchiamo di essere d’aiuto offrendo innanzitutto il pane della Parola e della Vita. Avendo sperimentato lo stesso dolore ci basta poco per capire cosa c’è in uno sguardo o in una parola di chi bussa alla porta del Monastero in cerca di Dio e di luce. Cerchiamo di farci prossime, condividendo la carità che a nostra volta ci sostiene: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Vuol parlarci delle attività che svolgete per sostentarvi?

Ogni giorno facciamo l’esperienza della provvidenza di Dio che ci nutre come gli uccelli del cielo e ci veste come i gigli del campo, restituendoci sempre la fiducia che abbiamo riposto in Lui. Poi lavoriamo con le nostre mani realizzando icone con stampa su legno e icone scritte con la tecnica russa. Inoltre realizziamo candele decorate e copri bibbia, copri breviari in pelle, statuine in gesso. Molti usano i nostri lavori come bomboniere per offrire un segno crist
iano che parli del sacramento che si celebra, aiutando in questo modo anche la nostra vita e la ricostruzione del nostro Monastero. Ci piace tutto questo perché quando lavoriamo noi preghiamo per le persone che ce lo chiedono e per quelle che riceveranno questo segno cristiano affinché sia il Signore stesso a entrare in quella casa portando pace e bene!

Per informazioni sulle loro attività:

http://www.clarissepaganica.it/

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Federico Cenci

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