Pregnant woman with fetus

Pixabay CC0

Proposta choc in Uk: bimbi ridotti a "pezzi di ricambio"?

La British Transplantation Society propone di convincere le donne incinte, i cui bambini hanno gravi malformazioni, a proseguire la gravidanza solo per poter estrarre gli organi

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

In Gran Bretagna c’è carenza di organi per i trapianti? Alcuni medici hanno trovato una soluzione. Si tratta di convincere le donne incinte, i cui feti hanno sviluppato patologie nelle prime fasi della gravidanza, a non abortire, per consentire al Servizio Sanitario Nazionale di estrarre gli organi dei piccoli ed utilizzarli.
La notizia, lanciata dal Daily Mail, ha già suscitato enormi polemiche. I fautori di questa controversa soluzione si sono ritrovati nel corso di una conferenza medica a Glasgow, presso la British Transplantation Society. Ragionando sul fatto che negli ultimi due anni solo 11 bambini sotto i due mesi, in tutto il Regno Unito, sono diventati “donatori” di organi, i medici hanno pensato di poter implementare questa pratica fino a 100 bambini all’anno.
Uno dei proponenti, il chirurgo Niaz Ahmad, del St. James’s University Hospital di Leeds, ha affermato senza nascondersi: “Siamo di fronte a una valida fonte di trapianti d’organi a livello nazionale”. Il chirurgo ha poi aggiunto che tanti medici non sono neanche a conoscenza di questa possibilità, pertanto è necessario fare informazione.
Una possibilità che riguarderebbe bambini a cui nel corso della gravidanza è stata diagnosticata una malformazione congenita al cervello chiamata anencefalia. Secondo i medici inglesi, questo problema, che può essere rilevato al feto già dopo 12 settimane, dà pochissime possibilità di sopravvivenza.
Stando alla loro proposta, le madri dovrebbero partorire il figlio affetto da questa patologia e, una volta accertata dai medici la morte del piccolo, si procederebbe con la rimozione degli organi. Va sottolineato che l’espianto di organi può avvenire laddove vi sia una morte soltanto celebrale. In questo caso il donatore, per evitare la cessazione irreversibile delle attività, viene tenuto sotto una ventilazione artificiale.
Lo scorso anno in Gran Bretagna sono state cambiate le linee guida riguardo l’espianto di organi, così da consentire ai chirurghi di prendere gli organi dai neonati con maggior facilità rispetto al passato, previa autorizzazione dei genitori.
Il dibattito sull’isola è diventato di grande attualità nel 2014, quando Teddy Houlston è diventato il più giovane donatore della storia della Gran Bretagna. Affetto da anencefalia, il piccolo è morto poco dopo il parto, e appena 100 minuti più in là è stato sottoposto all’espianto degli organi. I suoi due reni e le sue valvole cardiache hanno salvato la vita di un adulto.
Non pochi medici restano però fortemente contrari all’idea di dover convincere delle madri, ferite nell’animo dopo aver scoperto che il bimbo che portano in grembo ha una malformazione, a farlo nascere soltanto per renderlo una riserva di organi da utilizzare in sala operatoria.
È di questo avviso il prof. Trevor Stammers, direttore dell’Università di Bioetica St. Mary. “Francamente sarebbe aberrante – sbotta – se i medici chiedessero alle donne, i cui figli hanno una patologia grave ma che non sono nemmeno nati, di portare a termine la gravidanza per il solo fatto che il corpo dei piccoli può essere utilizzato per estrarre gli organi”.
Stammers osserva il paradosso per cui finora in questi casi “le donne sono state messe sotto pressione per abortire”, a tal punto da considerarle “sciocche” laddove volessero comunque proseguire la gravidanza. “È preoccupante – riflette il medico – che queste stesse donne verranno ora incoraggiate a portare avanti la gravidanza con l’esplicita intenzione di far prelevare gli organi al bambino. Cosa accadrebbe se cambiassero idea una volta che vedono il loro figlio appena nato?”.
Secondo Stammars, si tratta di un “suggerimento macabro” che può minare la fiducia dell’opinione pubblica nel trapianto, che il professore definisce “uno dei più grandi progressi della medicina”. Ed aggiunge che così si riduce il bambino a “niente più che un mezzo funzionale al fine: una collezione di pezzi di ricambio”.
“Sì, quegli organi potenzialmente sono in grado di salvare la vita ad altri, ma a quale costo per la nostra umanità?”, si chiede Stammers. Il quale ritiene che questa proposta non rispetta la vita e si pone in triste linea di continuità con la pratica di usare organi da adulti uccisi con l’eutanasia.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Federico Cenci

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione