Praticare la morale è possibile, davvero!

“La morale è molto bella ma… in pratica si fa come si può!” è il titolo del libro di don Andrea Mariani, edito da Cantagalli, in cui ci si chiede se sia possibile praticare la morale, affinché la vita sia buona sull’esempio di Gesù

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È sempre più facile imbattersi in chi ritiene che la morale in teoria sia molto bella, ma che in pratica poi ciascuno faccia come può. Quando si giunge a pensare così, è arrivato il momento di prendere, con coraggio, in mano la propria vita e chiedersi se, per caso, c’è qualcosa che non va. Attraverso questa introduzione prende avvio il testo scritto da don Andrea Mariani, edito da Cantagalli nel 2015.
Il titolo del “tascabile” è: “La morale è molto bella ma… in pratica si fa come si può”. Un piccolo libro (nelle dimensioni), ma straordinariamente denso ed interessante.
Già nella frase introduttiva, appena ricordata, emerge, con chiarezza, che nel sentire comune qualcosa non va e che, di conseguenza, è necessario prendere una decisione che potrebbe essere considerata “una svolta”. Ma chi dovrebbe cambiare? È il credente che pretende di vivere la bellezza, proposta dalla morale, o il “realista” (così pretende di essere chiamato colui che si è adeguato al sistema odierno, secolarizzato ed allineato ad una logica del do ut des mercantilistico) che stanco ormai di combattere (rectius “testimoniare”) per cambiare il modus operandi, si è arreso al mondo? Ognuno faccia le proprie considerazioni. Ricominciare a porre delle domande non è inutile.
Innanzitutto perché è necessario comprendere che vivere moralmente significa, prima di ogni fare, andare al perché si compie questo o quel gesto. O si vive operando il bene o si collabora con male. Non sono discorsi sterili, è vita vissuta. La morale si rivolge alla persona reale, non a quella ideale.
Oggigiorno, è normale imbattersi in chi ritiene inutile seguire determinate regole di comportamento preferendo vivere alla giornata. Non manca chi va sempre più convincendosi che ogni riferimento veritativo sia un impedimento alla realizzazione della propria personale libertà. In tale contesto, le icone del vero, del buono, del bello, passano dall’ambito dell’oggettivo per abitare esclusivamente la sfera del soggettivo. È una società che vive di respiro corto, priva di ogni valore autentico in grado di offrire senso allo stesso esistere.
In tale prospettiva, è ovvio che il credere è direttamente coinvolto. Infatti, la ragione pretende di dire l’ultima parola, mentre l’Assoluto è ritenuto una presenza chiamata in causa solo in momenti ove il pensiero umano non riesce a darsi ragione del perché di ciò che accade. Da ciò si avverte la necessità di parlare di morale all’uomo dei consumi.
Colui per il quale la meta principale è costituita dal possesso delle cose, dalla possibilità di consumare in misura sempre maggiore, pensando, in tal modo, di compensare il proprio vuoto interiore e la propria originaria solitudine. Tale status vivendi porta la persona a sentire Dio come un impedimento alla realizzazione della propria libertà.
Ad un essere umano così, che ha smarrito le proprie radici e che non ha più un filo rosso a cui far riferimento, ma solamente alcuni stimoli spesso sconnessi ed instabili, è chiesto di prendere posizione dinnanzi a Dio. Tale modo di pensare non porta a nulla di positivo. A questa debolezza di pensiero – secondo don Mariani – andrebbe proposto un pensiero forte che chiede però di essere ben inteso. Si tratta di ritornare ad un pensiero che riconduca il soggetto umano al fondamento.
Un pensiero – continua l’autore – che non abbia la pretesa di assolutizzare i poteri della ragione, ma che sia in grado di conciliarli con quelli della fede e della ragione. Sta qui la positività di un pensiero forte che nasce, provocatoriamente, dalla proposta della cultura della post-modernità mediante un pensiero dal fiato corto. La forza di tale pensiero non ha nulla a che fare con quello proposto dal razionalismo, dall’illuminismo, dall’idealismo e dal positivismo.
Non è più il pensiero forte e superbo che mette Dio tra parentesi, ed estromette la religione dalla cultura; ma è un pensiero forte che è consapevole dei propri limiti, delle proprie debolezze e delle proprie responsabilità. È un pensiero forte che sa anche essere umile; è forte in quanto è consapevole della fragile dignità della persona umana, è umile perché cosciente della propria creaturalità; è un pensiero forte che vuole prestare servizio ai valori assoluti del vero, del bene, del bello, del sacro.
È necessario comprendere che la vita buona non è un sistema di regole da osservare. Il senso morale nasce quando si scopre qualcosa, o meglio Qualcuno, che invita alla comunione. Si tratta di coniugare la verità con la libertà e la responsabilità. Solo successivamente all’incontro si vive alla luce della nuova presenza. L’incontro è fondamentale. La morale è una sequela! seguire Cristo è lasciarsi abitare da Lui. La persona rende la sua vita bella e buona perché capace di trasmettere la novità entusiasmante di un’esperienza morale che è possibile oggi, nonostante tanti venti contrari che sembrano soffocarla.
Ma ciò che è buono, ciò che è onesto, ciò che è morale non può venire scavalcato dalla ricerca del proprio rendiconto, dall’efficientismo, dalla scalata al successo personale. Purtroppo, oggi, la verità è ridotta spesso ad un relativismo che fraintende il dialogo, la comprensione, la tolleranza, riducendoli ad opportunismo, incoerenza, ricerca di compromessi. A tale sistema è necessario, ed oggi sempre più urgente, presentare la bellezza dell’annuncio.
Si tratta di partire dalle esperienze dell’uomo concreto, dalle sue reali capacità di bene, dalle sue aspirazioni. La vita buona è scoprire il qui e ora di Dio che Cristo rivolge ad ogni uomo. Lo scopo è accogliere il progetto di Cristo, o meglio, Egli stesso. Bisogna educarsi, con gradualità, a quella mentalità capace di vedere, di giudicare, di amare e di sperare, analoga a quella di Gesù. Dato che l’agire morale non è mai neutrale, occorre saper discernere. Cioè, occorre distinguere tra ciò che è assoluto e ciò che è relativo.
È necessario educare alla conoscenza di se stessi e del vero bene. Educare la coscienza, altrettanto importante ed impegnativo. La vita morale cristiana – che ha cioè Cristo come centro – per poter essere bella e buona è radicalmente diversa. Perché una vita buona – conclude l’autore – è possibile! Il libro del Mariani, è un contributo per uscire dall’attuale crisi antropologica, culturale ed etica. Per questo se ne raccomanda la lettura.

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Domenico De Angelis

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