Papa e Tawadros II - CTV

Papa a Tawadros II: "Nel segno dei martiri, attendiamo il giorno in cui saremo in piena comunione"

Il Santo Padre ha incontrato il Patriarca della Chiesa Copta-Ortodossa. I due hanno firmato una dichiarazione congiunta

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“Affrettare il giorno tanto desiderato in cui saremo in piena e visibile comunione all’altare del Signore”. Sgorga di ecumenismo con un fine concreto, l’incontro tra Papa Francesco e Tawadros II, Patriarca copto-ortodosso, nel corso dell’incontro tra i due avvenuto al Patriarcato Copto-Ortodosso del Cairo oggi, 28 aprile 2017.
Già il capo della Chiesa copto-ortodossa, nel suo discorso che ha preceduto quello del Vescovo di Roma, ha dichiarato esplicitamente: “Attendiamo il giorno in cui spezzeremo insieme il pane sul sacro altare”.
Condividere l’Eucarestia è un passo di là da venire, parte di un cammino iniziato il 10 maggio 1973, come ha ricordato Bergoglio. “In quel giorno, dopo ‘secoli di storia difficili'”, rammenta il Pontefice, “la sede di Marco e quella di Pietro hanno proclamato la signoria di Gesù: insieme abbiamo confessato che a Gesù apparteniamo e che Egli è il nostro tutto”.
E “abbiamo compreso” – incalza – che “non possiamo più pensare di andare avanti ciascuno per la sua strada, perché tradiremmo” la volontà di Dio.
Si tratta di un cammino “non sempre facile e lineare”, ma nel quale “non siamo soli”. Infatti “ci accompagna un’enorme schiera di Santi e di Martiri che, già pienamente uniti, ci spinge a essere quaggiù un’immagine vivente della ‘Gerusalemme di lassù'”.
Francesco indica un modo pratico attraverso il quale è possibile essere “pienamente uniti” quaggiù. “Copti ortodossi e Cattolici – spiega – possiamo sempre più parlare insieme questa lingua comune della carità: prima di intraprendere una iniziativa di bene, sarebbe bello chiederci se possiamo farla con i nostri fratelli e sorelle che condividono la fede in Gesù”. Così – prosegue – “edificando la comunione nella concretezza quotidiana della testimonianza vissuta, lo Spirito non mancherà di aprire vie provvidenziali e impensate di unità”.
Torna quindi a parlare di “ecumenismo del sangue” il Pontefice, che “in modo misterioso  e quanto mai attuale” sostiene il cammino ecumenico. “Quanti martiri in questa terra – sospira -, fin dai primi secoli del Cristianesimo, hanno vissuto la fede eroicamente e fino in fondo, versando il sangue piuttosto che rinnegare il Signore e cedere alle lusinghe del male o anche solo alla tentazione di rispondere con il male al male”.
Il pensiero non può non andare ai recenti attentati. “Carissimo Fratello – si rivolge il Santo Padre a Tawadros II – unico è il nostro martirologio, e le vostre sofferenze sono anche le nostre sofferenze, il loro sangue innocente ci unisce. Rinforzati dalla vostra testimonianza, adoperiamoci per opporci alla violenza predicando e seminando il bene, facendo crescere la concordia e mantenendo l’unità, pregando perché tanti sacrifici aprano la via a un avvenire di comunione piena tra noi e di pace per tutti”.
Dal sangue dei martiri nasce però la speranza. “Appena terminate le antiche persecuzioni – afferma il Pontefice – sorse una forma nuova di vita che, donata al Signore, nulla tratteneva per sé: nel deserto iniziò il monachesimo”.
Un messaggio di speranza che si riverbera nell’attualità. Così Papa Francesco: “Santità, carissimo Fratello, lo stesso Signore ci conceda di ripartire oggi, insieme, pellegrini di comunione e annunciatori di pace”. E in questo cammino – la sua invocazione finale – “ci prenda per mano Colei che qui ha accompagnato Gesù e che la grande tradizione teologica egiziana ha acclamato fin dall’antichità Theotokos, Genitrice di Dio”.
Al termine del discorso del Santo Padre, il successore di Pietro e il Patriarca copto-ortodosso hanno firmato una dichiarazione congiunta di dodici punti.
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Qui il discorso integrale.

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Federico Cenci

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