Nord Corea, donne militari - flickr

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Nord Corea, 25 dicembre: cristiani obbligati ad osservare il culto della nonna del dittatore

Il regime ha così voluto nascondere la festività del Natale. Già nel 2014 minacciò un conflitto con la Corea del Sud per via di un albero lungo il confine tra i due Paesi

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Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha dato ulteriore prova del suo dispotismo e della sua intolleranza verso il Cristianesimo. Secondo quanto rivela il New York Post, infatti, ha imposto a tutti cittadini del Paese, compresa la sparuta minoranza cristiana, di celebrare il 25 dicembre scorso l’anniversario della nascita di sua nonna, Kim Jong-suk, anziché Gesù Cristo.
La trovata strumentale è dimostrata dal fatto che sua nonna, in realtà, è nata il 24 dicembre (del 1919). Guerrigliera che combatté contro le truppe giapponesi nel corso dell’invasione della Manciuria, militante comunista, sposò Kim Il-sung, presidente della Repubblica Democratica Popolare di Corea dal 1948 al 1994. Dalla loro unione è nato Kim Jong-il, leader supremo del Paese nonché predecessore e padre di Kim Jong Un.
La donna morì nel 1949, in circostanze mai chiarite. Il 25 dicembre è stata ricordata dal regime come la “madre sacra della rivoluzione”.
L’odio contro il Natale rappresenta una vera e propria ossessione per Kim Jong Un. Due anni fa, dopo aver saputo che in Corea del Sud si stava pensando di preparare un immenso albero natalizio lungo il confine, il leader nord-coreano minacciò un conflitto. A quel punto l’idea dell’albero fu accantonata dai vicini.
Nella capitale Pyongyang, tuttavia, è possibile imbattersi nella presenza di alberi di Natale, specie all’interno degli esercizi commerciali. Tutti gli addobbi sono però rigorosamente privi di riferimenti religiosi.
La repressione anti-cristiana in Corea del Nord ha avuto inizio nel 1950. Si stima che ad oggi sono stati imprigionati dal regime circa 70mila cristiani. Attualmente i cristiani oscillano tra i 300 e i 500mila.
La Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa nel mondo (Uscirf) nel suo rapporto annuale ha scritto: “La Corea del Nord figura tra i regimi più repressivi al mondo”. Il rapporto rileva che Pyongyang “è convinta che la sua ideologia assoluta sostenga tutta la società della Corea del Nord – politicamente, economicamente e moralmente – e che le credenze alternative, tra cui la religione, rappresentino una minaccia”.
Di qui la dura repressione da parte del Governo nei confronti di quanti sono impegnati in attività religiose. Il rischio per costoro e per i loro familiari è di essere sottoposti ad arresti, torture, reclutamento nei campi di lavoro, finanche all’esecuzione. La Uscirf designa pertanto ancora una volta, nel 2016, la Corea del Nord quale “Paese di particolare preoccupazione”.
[a cura di Federico Cenci]

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ZENIT Staff

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