“Non riuscivo più a parlare, mi ha salvato l’ozono”

Una giovane romana racconta la sua odissea e la sua rinascita grazie alle terapie del prof. Di Girolamo

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La voce è qualcosa di profondamente legato alla nostra identità. Un imprescindibile strumento di comunicazione. Un modo istintivo per stabilire un punto di contatto col mondo. Perderla all’improvviso, senza capire il perché, può essere così sconvolgente da far passare in secondo piano altri problemi di salute, in un quadro clinico apparentemente inspiegabile.
È ciò che è accaduto a Jessica, una giovane donna residente a Roma. In questo capitolo ascoltiamo dalla sua viva voce il racconto di un autentico calvario psicologico, risolto grazie all’incontro provvidenziale con l’ozono. “Nel 2013 – racconta Jessica – ho perso improvvisamente la voce. Senza avere alcun tipo di dolore o fastidio alla gola. Non come quando si soffre di raucedine o gola irritata che qualche suono lo si riesce ad emettere. A me era sparita completamente”. Jessica si reca immediatamente dal suo medico di base che non riscontra alcuna infiammazione alla gola e le prescrive una visita da un otorino.
Gli esami all’ospedale San Camillo non rilevano nulla di anomalo ma, a quel punto, sorge il timore che possa trattarsi di un tumore alla tiroide. Per fortuna un’ecografia prescritta dall’otorino esclude questa ipotesi, ma il problema di Jessica resta ancora senza spiegazione. Si rivolge allora a un neurologo che la sottopone a una risonanza magnetica all’encefalo, ma con esito negativo. “Sono andata quindi a farmi visitare da un altro otorino che ha ipotizzato potesse trattarsi di corde vocali pigre. Mi ha detto che forse la voce mi sarebbe ritornata, ma non poteva fornirmi nessuna terapia farmacologica di aiuto”.
In questi continui giri di analisi e visite trascorrono tre mesi. E vivere in assenza della voce non è facile per Jessica: “Mi sentivo a disagio ad uscire di casa senza poter parlare, soprattutto quando mi trovavo in mezzo alla gente. Provavo a comunicare con le labbra muovendole lentamente, ma non tutti erano in grado di comprendere e quindi giravo sempre con penna e foglietti. Nella maggior parte dei casi ero costretta ad usarli, e questo mi creava ulteriori difficoltà. Poi c’era chi, come mia madre, riusciva a capirmi al volo e quando andavamo in giro insieme, ad esempio per negozi, parlava lei per me”.
Come se non bastasse, Jessica si era comprensibilmente concentrata sulla perdita della voce, ma aveva messo in secondo piano altri problemi che erano emersi: “Mi sentivo molto rigida, come bloccata, dal collo fino a metà della colonna vertebrale, e con dolori alla cervicale. E oltre a questi fastidi alla schiena, mi formicolavano braccia e gambe. In realtà era tutto collegato, ma allora non potevo saperlo”. Fra i tanti medici incontrati in quel periodo, Jessica si reca anche dal proprio cardiologo di fiducia per una delle visite di controllo a cui si sottopone regolarmente a causa di una malformazione congenita: “Soffro dalla nascita di un soffio al cuore ma questo non mi ha mai creato alcuna limitazione. Non ho mai dovuto prendere medicinali e ho sempre condotto una vita normalissima con tanta attività fisica, soprattutto nuoto. Mi sottopongo solo a controlli annuali precauzionali e uno di questi era programmato proprio in quei mesi. Vedendo che non potevo parlare, il cardiologo mi ha prescritto d’urgenza una lastra al torace: temeva che mi si fosse ingrandito il cuore e che questo
avesse schiacciato alcuni nervi, determinando, forse, anche la perdita della voce”. Per fortuna non si trattava nemmeno di questo, ma l’origine dei problemi di Jessica restava ancora apparentemente un mistero.
È in uno dei momenti di maggiore sconforto che si ricorda della ozonoterapia: “L’avevo scoperta nel 2001 negli studi del Saint Louis Hospital grazie a una signora che veniva seguita da un nutrizionista. In quel periodo avevo frequentato diverse volte l’ambulatorio del prof. Di Girolamo per farmi prescrivere una dieta. In sala d’attesa avevo sfogliato diversi libretti e dépliant, che il dottore mi aveva consentito di portare a casa, in cui si parlava, fra l’altro, di ozonoterapia. Mia madre se n’era ricordata e abbiamo recuperato questo materiale. Dopo aver letto nuovamente le specificità di questa cura, abbiamo deciso di rivolgerci a
lui come ultima speranza”.
Alla prima visita Jessica si fa accompagnare dalla madre che spiega tutta la situazione. “Il dottore – racconta – capì al primo sguardo l’origine del problema. Mi ha fatto un massaggio nella zona cervicale e un’immediata puntura di ozono. Dopo quindici minuti mi ha chiesto di provare a parlare. Mi sentivo in imbarazzo perché non sapevo cosa dire e avevo paura che la voce non uscisse. E invece sono riuscita a parlare, prima con tono basso e poco dopo normalmente. Non riuscivo a credere di sentire di nuovo la mia voce. Ero davvero io?! Dalla gioia mi sono messa a piangere e mia madre ha soprannominato il dottore ‘san Luigi’. Da quel momento la voce non mi è più andata via.
Oltretutto mi sono accorta solo allora, dopo la prima iniezione di ozono, che la vista mi si era leggermente sfocata. Ma subito dopo è tornata come prima. Di Girolamo prescrive a Jessica una risonanza magnetica che rileva la presenza di una piccola ernia nel collo. La forte infiammazione causata da quest’ernia inibisce il funzionamento delle corde vocali e contemporaneamente causa la rigidità al collo e alla schiena, i fastidi alla cervicale, e il formicolio a braccia e gambe. Avendo identificato la patologia, il medico le prescrive un ciclo di venti sedute di ozonoterapia. “Andavo in ambulatorio una volta a settimana – spiega Jessica – e le dottoresse mi facevano iniezioni di ozono sulla schiena, dalla zona della cervicale fino a quella lombare. Poi altre punture sulle gambe. Già dopo le prime sedute mi sono sentita un’altra persona. Riuscivo nuovamente a muovere bene il collo senza più dolori alla cervicale, la schiena non era più rigida e il formicolio a braccia e gambe era scomparso”.
Il dottore, dopo averla visitata nel suo ambulatorio insieme un dentista, consiglia inoltre a Jessica l’utilizzo di un bite dentale durante la notte perché, mentre dorme, non chiude bene la bocca, lasciando così i muscoli in tensione e aumentando i fastidi alla cervicale. “Mettendo il bite dal 2013 – spiega – riesco a dormire nel modo corretto e diverse visite dentistiche successive hanno confermato che il problema è risolto”. Per quanto riguarda l’ernia, non è sparita del tutto perché per rimuoverla completamente sarebbe necessario un intervento chirurgico, sconsigliabile però data la particolare posizione. “Ma grazie alla terapia di mantenimento con l’ozono – sottolinea Jessica – non ho più avuto alcun problema né con la voce né per i dolori alla cervicale. È come se l’ernia non ci fosse più. Subito dopo aver terminato il ciclo di base, continuavo a fare una seduta ogni due settimane, poi ogni tre, fino ad arrivare a una ogni sei mesi.
La dottoressa Dojna Stavri del Saint Louis Hospital mi ha consigliato comunque di stare sempre attenta a tenere coperta la gola. Anche d’estate porto una sciarpa di cotone per evitare qualunque complicazione eventuale”. Per tutto il 2014 Jessica non ha alcun problema e così per buona parte del 2015, ma a novembre comincia ad avvertire forti dolori alla schiena nell’area lombare destra. Dolori estesi anche lungo la gamba destra, che le impediscono di appoggiarla normalmente. Per fortuna questi
nuovi problemi si manifestano tre giorni prima di una seduta di mantenimento di ozonoterapia. Jessica ne parla quindi al prof. Di Girolamo che riconosce i sintomi della lombo-sciatalgia e le prescrive un nuovo ciclo di dieci sedute con cadenza settimanale. Non si tratta comunque di una patologia collegata ai problemi del 2013. “Il dottore – spiega Jessica – mi somministrava l’ozono attraverso iniezioni sulla schiena, nell’area lombare e sulla gamba destra. Già due giorni dopo la prima seduta, i dolori erano scomparsi e riuscivo di nuovo ad appoggiare la gamba a terra. Ho terminato il ciclo a gennaio 2016 e ora sto facendo una terapia di mantenimento. Ora sto benissimo, ma ogni volta che sento un dolore sospetto, prenoto una visita e mi faccio fare una puntura di ozono. Un po’ è prevenzione, ma è anche un modo per sentirmi più sicura. Dopo tutto quello che ho passato, credo sia comprensibile… ma non smetterò mai di ringraziare tutta l’equipe del Saint Louis Hospital”.
 

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ZENIT Staff

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