Monuments Men

Uscito nelle sale italiane il film di George Clooney, che racconta la missione di un team dell’esercito americano incaricato con il recupero dell’enorme patrimonio d’arte trafugato dai nazisti

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Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, Roosevelt decide di mettere in piedi una squadra di esperti d’arte e di mandarli in Europa per cercare di recuperare le opere che Hitler ha intenzione di trafugare o addirittura distruggere se il Terzo Reich dovesse cadere. La squadra, capeggiata da Frank Stokes,non è ben vista dal resto dell’esercito alleato perché nessuno vuol mettere a repentaglio la vita dei propri soldati per qualche quadro o qualche statua….

In questo periodo siamo garbatamente invasi da film apologetici sugli Stati Uniti.

Abbiamo da poco visto nelle sale “The butler – un maggiordomo alla Casa Bianca” dove vengono passati in rassegna settant’anni di lotta al razzismo; l’ultimo evento narrato è la nomina del primo presidente afroamericano che esclama: “tutto è possibile in questo paese!”. Ora, in questo Monuments men, una squadra di americani (ma anche un francese e un inglese) hanno il compito di sottrarre ai tedeschi  le opere d’arte che hanno trafugato. Storia vera, degna quindi di essere ricordata e in particolare di commemorare coloro che hanno perso la vita in questa missione; non si può però non notare come il film ci tenga a sottolineare  che i più nobili d’animo sono gli americani: se i tedeschi sono i soliti cattivi, i russi si trattengono le opere che riescono a recuperare come forma di  risarcimento, solo gli americani lottano per poter restituire quanto da loro ritrovato ai legittimi proprietari.

Il film imposta da subito, in un incontro con Roosevelt, il tema principale del film: è giusto rischiare la vita di esseri umani per salvare delle opere d’arte? La risposta è sì, perché come dice George  Clooney nei panni di  Frank Stokes, se perdiamo queste opere noi perdiamo l’identità di un’intera nazione. Il tema viene ripreso più volte durante il film con un briciolo di retorica nei momenti più critici, quando Stokes sente il dovere di far recuperare ai suoi uomini le motivazioni ideali della loro missione.

Dopo qualche parentesi comica iniziale alle spese di questi panciuti e ormai vecchi borghesi costretti ad infilarsi un elmetto in testa, il film procede in modo semplice  e lineare.

I magnifici sette, interpretati da un cast veramente eccezionale (Matt Damon, John Goodman, Jean Dujardin, Bill Murray, Hugh Bonneville, Jean  Dujardin, Bob  Balaban e Cate Blanchett) fanno quello che debbono fare: si muovono con l’avanzare delle truppe alleate, raccolgono informazioni ed hanno in alcuni casi un successo clamoroso (intere miniere sotterranee piene di capolavori) perché i tedeschi hanno sempre avuto un terribile difetto: a loro piace catalogare e tenere tutto in ordine.

La guerra non è ancora finita, i nazisti in ritirata minacciano di distruggere le opere trafugate, i russi debbono esser  battuti in velocità, si può rischiare di morire da un momento all’altro, ma la pellicola non trasmette nessun pathos. E’ come se questa volta, quell’aplomb da gentleman elegante che siamo abituati a percepire quando George Clooney risponde ad un’intervista, si sia trasferita nel film. Le poche scene cruente sono volutamente non impressionanti, senza dettagli dolorosi: una potenziale storia d’amore viene appena accennata e non sappiamo se Matt Demon rimane fedele alla moglie lontana oppure no; gli uomini di una squadra così ricca avrebbero potuto avere varie occasioni per esprimere la propria personalità ma i loro colloqui sono quelli di brave persone impegnate a svolgere il proprio lavoro, quindi un po’ noiosi, appena ingentiliti dalla nostalgia dei cari rimasti a casa.

Certi passaggi del racconto sono quasi maldestri, come quando il personaggio di Matt Damon appende un quadro al muro di una casa vuota (i proprietari, ebrei, sono stati trasferiti in un campo di concentramento) pur di mantenere il punto che le opere vanno restituiti ai legittimi proprietari o quando in una miniera viene trovato un carrello pieno di denti d’oro: unico, fuggevolissimo, accenno all’olocausto.

Se Clooney era riuscito a esprimere una chiara tensione civile nei suoi precedenti  Good Night and Good Luck e Le Idi di Marzo,  appariva già evidente che al regista-sceneggiatore interessa più mettere in luce il messaggio liberal-politico della storia che l’approfondire la psicologia  dei personaggi.

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Titolo Originale: The Monuments Men
Paese: USA, Gran Bretagna, Germania
Anno: 2013
Regia: George Clooney
Sceneggiatura: Grant Heslov, George Clooney
Produzione: George Clooney e Grant Heslov per Smokehouse Pictures, in coproduzione con Studio Babelsberg e Obelisk Productions
Durata: 120
Interpreti: George Clooney, Matt Damon, John Goodman, Jean Dujardin, Bill Murray, Hugh Bonneville, Jean Dujardin, Bob Balaban, Cate Blanchett

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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Franco Olearo

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