"Batti il cinque, Francesco!"

Il Papa arriva nella parrocchia di San Tommaso Apostolo all’Infernetto accolto da 10mila fedeli. Svela ai bambini il “segreto” per amare Gesù e, come all’Angelus, ribadisce durante la Messa che le chiacchiere e le calunnie uccidono il fratello

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Ancora una volta sono stati i bambini i protagonisti della visita di Papa Francesco in una parrocchia della periferia di Roma. Oggi pomeriggio, nella chiesa di San Tommaso Apostolo all’Infernetto, a sud della Capitale, sono stati tanti i siparietti che hanno visto il Pontefice coinvolto con i piccoli fedeli, trepidanti e preparati dal mattino ad accoglierlo.

Da quelli in piedi sulle sedie che sventolavano la bandierina bianca e gialla, agli altri che hanno avuto la fortuna di abbracciarlo e ricevere una benedizione, fino ai bambini delle Comunioni e delle Cresime – rappresentati dai piccoli Tommaso, Giulia e Sophie – che hanno rivolto brevi messaggi al Santo Padre prima del suo saluto. Tutti e tre, da bravi ‘scolari’, hanno subito dichiarato al Papa di aver eseguito il “compito per casa” da lui assegnato durante un’Udienza generale del mercoledì: scoprire, cioè, la data del proprio battesimo.

“Io sono stata battezzata il 3 aprile 2005”, ha detto Giulia e, in tono confidenziale, ha aggiunto: “Ora vorrei dirti una cosa: sai parlare bene di Dio a tutti, e sei anche simpatico. I cardinali hanno eletto la persona che nonostante i suoi peccati vuole bene più di tutti a Gesù. Ma, ti domando, come si fa a mantenere l’amicizia con Gesù dopo il catechismo?”. 

Una domanda a cui Bergoglio ha risposto successivamente nel suo saluto, non dopo aver accettato ‘l’offerta’ di un altro bambino che poco prima gli aveva detto: “Vorremmo darti una mano a far conoscere Gesù a tutti, anche a chi ci offende. Noi prendiamo questo impegno e tu però non dimenticarti dei bambini della parrocchia di San Tommaso Apostolo”. Al sorriso del Papa, il bimbo ha incalzato e ha detto: “A Roma quando si prende un impegno si batte il 5”. E naturalmente Francesco non si è tirato indietro e ha battuto la mano su quella del suo interlocutore.

Un’altra ‘battuta’ ha poi dato il via al suo discorso, totalmente improvvisato a braccio: “Grazie tante per le mani e per i piedi, perché si cammina con le mani e si applaude con i piedi, o no? No. Però c’è gente che fa così”, ha scherzato il Pontefice. “Tante volte – ha aggiunto – anche noi sbagliamo, sbagliamo nel modo in cui amare Gesù, questo accade quando pensiamo che lo dobbiamo amare in questa maniera o nell’altra”.

Il Santo Padre ha quindi svelato un “segreto”: “Per amare Gesù – ha detto ai bambini – bisogna farsi amare da Lui, avete capito? È Lui che fa il lavoro e non noi, è Lui che ci cerca”. Ha quindi esortato i piccoli a ripetere le frasi appena spiegate, in modo da inciderle bene nella loro mente. Infine, ha concluso: “Se ci lasceremo amare da Lui mai, mai, sbaglieremo. Non dimenticatelo…”.

Il Papa ha poi ringraziato tutti i fedeli per la “accoglienza calda” a lui rivolta. Erano, infatti, oltre 10mila le persone venute a rendere omaggio al Vescovo di Roma, tra parrocchiani di San Tommaso e di altre chiese limitrofe. Davanti all’ingresso della parrocchia, ad attenderlo c’erano il cardinale vicario Agostino Vallini, l’ausiliare monsignor Paolo Schiavon e il parroco don Antonio D’Errico, sovrastati da una gigantografia del Papa con la scritta “Benvenuto fra noi”.

Ma non era, questo, l’unico elemento scenografico che la parrocchia dell’Infernetto aveva preparato per la visita del Papa: stendardi vaticani erano stati posti dal campanile fino al piazzale della chiesa e, sulla folla, campeggiavano numerose bandiere e striscioni, tra cui il più caratteristico: “Francesco uno di noi”. Bergoglio, infatti, si è subito reso ‘uno di loro’, gettandosi appena arrivato nella mischia per stringere mani, accarezzare bambini, chinarsi verso anziani e malati, farsi scattare fotografie, attendendo anche il ‘ricambio’ di fedeli che dalle file dietro cercavano di catapultarsi davanti alle transenne.

Dopo aver confessato alcuni penitenti in parrocchia, il Papa ha poi celebrato la Santa Messa. Nell’omelia, ha ripreso i temi dell’amore verso il fratello e la denuncia contro le chiacchiere e le calunnie che uccidono l’armonia di una comunità, già espressi stamane nella catechesi prima dell’Angelus.

“Sembra – ha detto il Pontefice – che il peccato di calunnia, il peccato della diffamazione siano stati tolti dal decalogo”, quando invece è lo stesso Gesù ad affermare che “il comandamento Non ucciderai comporta che chiunque si adira col fratello ha ucciso nel suo cuore”. Pertanto, “chiunque insulta il fratello, odia il suo fratello lo uccide nel suo cuore. E chi chiacchiera contro il fratello uccide”, ha sottolineato Bergoglio.  

Nonostante questo – ha osservato – “sparliamo di questo e di quello. Ed è uccidere. Parlo perché ho nel mio cuore odio, antipatia. Non l’amore”. Allora, sarebbe bene domandarci “cosa c’è nel nostro cuore”: “C’è amore? Per mia moglie, la gente del mio quartiere, i miei amici. O c’è odio? C’è un atteggiamento di perdono per quelli che mi hanno offeso o un atteggiamento di vendetta?”.

“Non è sempre facile – ha spiegato il Santo Padre – perché cerchiamo di coprirci, cioè che non venga fuori quello che abbiamo dentro”. Eppure, “è tanto bello dire la verità a noi stessi e vergognarsi quando il nostro cuore si trova in situazioni peccaminose”. L’invito del Papa ai parrocchiani dell’Infernetto è quindi a fare un po’ di ‘pulizia’ nella propria coscienza per avviare un nuovo cammino nella vita cristiana. “Credo che ci farà bene oggi pensare se la mia anima è pulita o sporca”. Perché come disse Cristo ai farisei che accusavano i discepoli di mangiare grano il giorno di sabato: “Non sporca l’anima quello che viene da dentro, dal tuo cuore”.

Allora, ha concluso Francesco, sono due le grazie da chiedere oggi al Signore: Conoscere cosa c’è dentro di me, per non ingannarci, per non vivere ingannati” e “fare invece quello che è buono”. E “se a qualcuno non posso volergli bene, debbo pregare per questa persona perché io possa volergli bene”, ricordando sempre “che le parole uccidono, anche i cattivi desideri verso l’altro uccidono. Invece se uno capisce, perdona”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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